Onirico allucinato, ma reale

orologio-romaAl Teatro dell’Orologio va in scena Se cadere imprigionare amo, uno spettacolo firmato Teatro delle bambole.

Nell’ambito del festival Inventaria, una storia frantumata resa in più scene. Sequenze che vengono poi cucite fra loro, creando, così, una trama. Dal realistico e tragico episodio di una frustrante vita di provincia nasce lo stimolo per una realtà dai contorni paralleli, un mondo allucinante e assurdo. Cinque personaggi stereotipati, fra una madre, una figlia che si prostituisce ai lati della strada, un figlio intrappolato in una premurosità materna eccessiva, prendono forma queste personalità rese caricaturali per richiamare maggiormente le varie e quotidiane nevrosi e i lati nascosti che si celano in ognuno.

«Se cadere imprigionare amo parla dell’amore, dei sentimenti, delle relazioni sociali, dei meccanismi e delle dinamiche che ci tengono legati, per nostra volontà o contro il nostro volere. Dall’incesto alla pedofilia, dall’innamoramento alla schiavitù, dall’antropofagia alla solitudine, ciascun personaggio vive la propria realtà portando con sé un segreto che solo il pubblico potrà svelare».

Si coglie l’interesse per aspetti quali la mutazione e la metamorfosi tipici dei diversi lavori della compagnia barese che nacque nel 2003 per volontà di Andrea Cramarossa. Il loro teatro, che si sviluppa su un metodo di approccio all’arte drammatica basato su studi dello stesso Cramarossa, presta particolare attenzione al rapporto tra suono e corpo, voce e persona, musica e personaggio.
E così, anche in quest’ultima fatica ritroviamo questi vari elementi di commistione e intreccio, in più il tutto avviene negli accostamenti visionari di esseri che da umani passano a ibridi e metà animali, dialoghi apparentemente sconnessi e movenze vicine all’isterismo. Fra questa realtà e l’altra vi è una componente tra tragicità e comicità. Il racconto di una vita svilente e fitta di piccoli drammi si conclude con un finale trasognato e leggero.

Un teatro sicuramente particolare, con un allestimento carico di oggetti sconnessi che fanno da sfondo e riempiono l’intreccio surreale. Molto spesso, però, può capitare che l’eccessiva smania di originalità finisca col ripiegarsi nella sterile ricerca che porta a un risultato non come lo si aspettava. Questo rischio fa parte di Se cadere imprigionare amo che, pur mantenendo un’idea buona e una qualità attorale altrettanto notevole, con artisti che si calano bene nel ruolo delle voci e dell’immedesimazione, forza la contaminazione di alcuni elementi rischiando un’inopportuna e poco originale pesantezza. Le sfumature con cui si è voluto rappresentare l’eccesso non trasmettono novità e la rappresentazione che voleva, forse, assumere una forma d’impatto, magari anche oscena, o vicina a ciò che comunemente viene detto scandaloso, sfuma senza uscire realmente fuori dagli schemi. Vero che tutto è già stato detto e inventato, per riprendere una citazione di Jim Jarmush («Niente è originale»), che tutto attinge a una fonte d’ispirazione vecchia o nuova che sia, però l’artista, dalle varie influenze e contaminazioni, ha l’obbligo di instaurare una comunicazione – tra vecchio e nuovo – eterna, generando in tal modo originalità. «Non è da dove prendi le cose, ma dove le porti».

Al di là di queste riflessioni, in parte da addette ai lavori, dello spettacolo, che a tratti si apprezza e a tratti mostra punti rischiosamente prolissi, rimane comunque la base di una storia interessante e di un progetto che offre spunti deliranti, comici, allucinati, tragici e surreali. Restiamo curiosi di vedere le altre proposte che il Teatro delle bambole vorrà offrirci.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro dell’Orologio

via dei Filippini, 17/a
21 maggio

all’interno del Festival Inventaria 2015
Se cadere imprigionare amo
scritto e diretto da Andrea Cramarossa
con Isabella Careccia, Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi, Patrizia Labianca, Domenico Piscopo