La sede dell’anima

Le emozioni, nella loro varietà e complessità, fuoriescono dall’animo umano in maniera naturale e spontanea, vengono dal cuore che le libera senza poter essere controllato dalla razionalità. Cosa succederebbe se nascesse un individuo letteralmente e metaforicamente senza cuore? Un tentativo di risposta è andato in scena al Teatro Lo Spazio di Roma.

Lo spettacolo ci presenta Franco, un uomo alla ricerca dello scopo di una vita senza emotività, di un’esistenza senza passioni. Il personaggio è annoiato e stanco della propria condizione, perciò decide di parlare con le più famose divinità e chiedere loro consiglio riguardo il significato e la necessità della vita. Si susseguono incontri con Gesù e Dio, con il venditore di kebab autoproclamatosi rappresentate della religione islamica, con dèi dall’induismo e Zeus dalla cultura greca, ma nessuno, neanche la scienza, il lavoro o la famiglia, riuscirà a convincere Franco se valga la pena vivere o suicidarsi. Tuttavia, quando la narrazione sembra essere arrivata a un punto morto una piccola zanzara ronza intorno al protagonista che, cercando di ucciderla con una paletta elettrica, rimane fulminato e muore.

Franco si ritrova su una panchina davanti a un mare sconfinato e, dopo un iniziale momento di smarrimento e confusione, decide di intraprendere il cammino per scoprire cosa si nasconda oltre quella enorme e magnetica distesa d’acqua.
Lo spettacolo azzarda un’analisi dello scopo dell’esistenza umana chiedendosi se non siano proprio le emozioni a dare significato alla vita e, con un personaggio che ne è privo, riduce ai minimi termini il problema rendendone però più complicata la risoluzione. Sorprende, infatti, come questa grande domanda non venga affrontata con cupa serietà, tutt’altro. Se ci sei batti un colpo è un susseguirsi di quadri tragicomici, resi divertenti e d’effetto dalla caratterizzazione ben definita e mai ripetitiva di tutti personaggi; tuttavia se, da una parte, il folto numero di interpretazioni contribuisce notevolmente a dare varietà alle scene, dall’altra viene eccessivamente minata la centralità del protagonista che dovrebbe spiccare tra tutti essendo la ragione principale dei vari intrecci. Si perde dunque l’iniziale tono autoriflessivo di Franco per lasciare spazio a dialoghi con altri personaggi, scambi di battute e di opinioni che nel finale non riuscirà a dare adeguata risposta alla fondamentale domanda «a cosa serve vivere, se non hai il cuore?».
Sebbene la narrazione parli di un uomo senza emozioni riesce, in antitesi, a suscitarne di forti e, pur non usando particolari costumi di scena o cambi di ambientazioni, le doti attorali di Fabio Mascagni riescono a descrivere con minuzia le situazioni e i luoghi, così riuscendo a far calare lo spettatore nei mondi immaginari e surreali che il protagonista sta vivendo.

Oltre le risate generali si coglie allora la dovuta dose di forte malinconia mista a (ricerca della) felicità, in particolare nella scena in cui Franco, davanti al mare, ancora privo delle risposte che cercava vede cambiare la propria tristezza in una necessità vitale e quasi gioiosa di scoprire cosa attenda l’anima di un uomo dopo la morte.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Lo Spazio
via Sannio
dal 7 al 12 novembre
dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 17.00

Se ci sei batti un colpo
di Letizia Russo
regia Laura Curino
con Fabio Mascagni