Se il pianoforte non basta

Standing ovation per Stefano Bollani al Teatro Sociale di Como per una serata emozionata ed emozionante.

Sarebbe inutile e pretenzioso fare una recensione sulle doti di Stefano Bollani o scrivere un saggio sul jazz, dissertando di legato e staccato. Impossibile ricreare a parole l’esperienza di un concerto perché come tale va vissuta – sempre – e doppiamente nel caso del musicista vincitore, nel 2007, del Hans Koller European Jazz Prize, recentemente apparso a Milano al fianco di Chick Corea nella rassegna MiTo, e splendidamente diretto da Riccardo Chailly in Rhapsody in Blue, omaggio al grande George Gershwin.

Perché Stefano Bollani è, innanzi tutto, un animale da palcoscenico al quale il pianoforte non basta. È infatti lui il primo a crederci e a emozionarsi, trasmettendo al pubblico la propria inesauribile energia, suonando di tutto e con tutto il corpo: dai piedi ai gomiti, dai tasti del prestigioso Steinwey & Sons alle parti di legno del pianoforte – in duplice veste di percussionista e pianista, ma anche di chansonnier e intrattenitore – che avrebbe bisogno di un sedile e un microfono telecomandati per reggere tempi e passaggi frenetici.

Bollani ha infatti il merito di unire alla tecnica un’esuberanza che libera il jazz dai paludamenti per restituirlo anche alla sua dimensione più ludica e goliardica: fattore estremamente positivo che strappa dal derby milanese più di un giovane e nella sala del Teatro Sociale, al momento delle richieste per il bis, coniuga i gusti della signora impellicciata di prima fila che chiede Rakhmaninov a gran voce, con il ragazzo del loggione che urla: «Il vitello dai piedi di balsa!» di Elio e Le Storie Tese. Anche questa è la magia della musica.

Serata all’insegna dell’universalità dei ritmi anche nella scelta del repertorio che ha toccato il samba – mentre la voce della Vanoni sembrava a tratti sposare le note – l’omaggio all’inimitabile Lelio Luttazzi di Legata ad uno scoglio e a un sincopato-aspirato Michael Jackson che rivendica la propria “innocenza” in Billie Jean, a un Fred Bongusto dannata, e a melodie più “serie” sia italiane che made in Usa, che Bollani affronta con la medesima perizia e il coinvolgimento che gli sono propri.

Una serata per adulti ma anche per adolescenti: per tutti quei giovani costretti magari dai genitori a ore di Clementi e Béla Bartók ai quali Bollani può insegnare che il pianoforte non è una “lenta” tortura ma, al contrario, può essere uno dei mezzi espressivi più “rock” del panorama musicale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sociale  di Como
– AsLiCo
Via Bellini 3 – Como
domenica 14 novembre, ore 20.30
Stefano Bollani in concerto