Finti pazzi e finti giovani

Al Teatro Carcano, tre vecchietti giocano a fare i giovani per dimostrarsi matti.

L’occhio ha la sua parte, l’orecchio deve fare attenzione se non vuole perderla. È quanto accade per questa pièce ai due sensi maggiormente sollecitati a teatro. La vista, infatti, è totalmente appagata da una scenografia ricca, ben curata, quasi imponente, che ambienta la scena in un salotto e in una camera di inizio Novecento e riesce a rappresentare con perfezione non solo l’interno delle sale ma anche i balconi, l’esterno e la neve che cade sul territorio veneto. Anche i costumi sono fedeli all’epoca e adatti ai personaggi. Tutto ciò rende piacevole la visione dello spettacolo. L’udito, invece, potrebbe avere maggior sollievo. Il dialetto veneto, infatti, è tutt’altro che semplice ed è necessario restare sempre concentrati per non rischiare di perdere il significato di intere frasi e smarrirsi nel discorso.

Se no i xe mati no li volemo è la storia di un piccolo gruppo di anziani che mantengono in vita un’associazione – chiamata se no i xe mati no li volemo, appunto – che ha sede in un palazzo decadente lasciato in eredità da un nobiluomo a una congregazione e data in usufrutto ai suoi amici. A un certo punto, però, un avvocato, presidente della congregazione, chiede la restituzione del palazzo – in quanto gli abitanti non svolgono più la vita bizzarra e fuori dalle regole che l’associazione richiederebbe. Per non perdere il loro palazzo, i tre faranno di tutto per dimostrare la loro immaturità. È chiaro, però, che si può scherzare su qualsiasi argomento, ma non con l’età. A settant’anni il fisico comincia a mostrare i propri limiti e non può permettersi gli sforzi di mezzo secolo prima. Non solo, ma anche i comportamenti esigono un cambiamento. È naturale, infatti, che se un vecchietto va a un ballo in maschera con un improbabile vestito da pulcinella si renda ridicolo; se poi scopre un tradimento, lo scherno diventa insopportabile.

In questo spettacolo il comico sconfina nel tragico e viceversa. Se, infatti, non sono pochi i momenti umoristici, è altrettanto vero che l’intera vicenda è pervasa da un forte senso di decadenza, di disgregazione, di fallimento – sia l’associazione che le famiglie sono drammaticamente senza soldi. L’atmosfera desolante è esaltata dal colore grigio che domina la scena e dalle sporadiche note di musica che si odono e che trasmettono un forte senso di malinconia e di nostalgia per i tempi passati e non più ripetibili.
Ottima performance dei due attori principali: Virginio Gazzolo nei panni di Momi Tamberlan, architetto sul lastrico, e Giancarlo Previati nei panni di Bortolo Cioci, vecchio bonariamente scorbutico.

Nonostante tutto ciò, purtroppo lo spettacolo non riesce mai a ingranare la quinta. Usando una metafora automobilistica, è come se si procedesse a buon ritmo in quarta, ma fosse impossibile inserire una marcia superiore. Non si assiste mai a un deciso cambio di ritmo e non si ricordano momenti memorabili, forse anche a causa di un dialetto abbastanza complicato che rende, a tratti, difficile la comprensione del testo.

Nel complesso, assolutamente una buona – se non ottima – produzione, con una bella drammaturgia firmata da Gino Rocca, ben curata dal punto di vista visivo e ben interpretata. Bello spettacolo, dunque, ma poco adatto a un pubblico di giovani, se non veneti o particolarmente avvezzi al linguaggio che fu di Goldoni.

Lo spettacolo continua:
Teatro Carcano

corso di Porta Romana, 63 – Milano
Fino a a domenica 13 marzo
orari: da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 15.30
Teatri Spa, Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni e Teatro Carcano di Milano

Con la distribuzione di Arteven – Circuito Teatrale Regionale presentano:
Se no i xe mati no li volevo
di Gino Rocca
regia di Giuseppe Emiliani
scene costumi di Ivan Stefanutti
musiche di Massimiliano Forza
arrangiamenti di Fabio Valdemarin
con Virgilio Gazzolo e Giancarlo Previati, Lino Spadaio, Michele Modesto Casarin, Massimo Somaglino, Adriano Iurissevich, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan, Chiara Saleri, Sandra Mangini, Ilaria Pasqualetto, Gianmarco Maffei
assistente alla regia Sabina Tutone
assistente ai costumi Stefano Nicolai
luci Andrea Patron, Alessandro Scarpa
costruzione scena Teatro sociale di Rovigo
sartoria Nicolao Atelier
amministratrice di Compagnia Suela Llaci
organizzazione Patrizia Baggio