Celebrazione di donna

Recensione Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione. A La Città del Teatro di Cascina, Lella Costa porta in scena un testo ispirato a Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini. Un progetto di Serena Sinigaglia per uno spettacolo di donne che amano le donne.

È sorprendente sapere che la storia delle donne ha una lunga tradizione persino nel nostro paese e che già Boccaccio propose una raccolta biografica di donne famose chiamata De mulieribus claris. La scelta di enfatizzare l’importanza di donne illustri contiene tuttavia il germe del problema: il passo da eccezionale a eccezione è breve e ciò ha contribuito in maniera decisiva a naturalizzare l’esclusione sotterranea del femminile dal novero della “quotidianità”. L’immaginario delle donne insito nei manuali di storia infatti è stato a lungo costellato da exempla di stereotipi della cultura patriarcale dominante. Si può essere madre, moglie o figlia, (di)mostrare amore, fedeltà e rassegnazione oppure isteria e lussuria perché l’orizzonte dei sogni delle donne non può essere che la genitorialità, il sacrificio o il capriccio.

Questo spaccato è stato da tempo messo in crisi se pensiamo che, fin dal XIX secolo, il pantheon delle donne capaci di disvelarne l’ipocrisia ha saputo raccontare ben altra storia, una storia dove i matrimoni sono convenienza, le gravidanze violente, gli amori imposti e il sesso proprio di una morale a senso unico. Pur costrette – nel silenzio e in disparte – ad affrontare problematiche elevate a potenza rispetto ai partner maschili, le donne hanno ormai “dimostrato” di “saper” studiare, lavorare e “reggere” ogni confronto psicologico e culturale. Infatti, sebbene perdurino modelli di pensiero e stili di vita marginalizzanti e mortificanti in paesi “confessionali” (purtroppo anche l’Italia, da questo punto di vista, si pone spesso fuori dalla storia), l’evoluzione dell’arte, della cultura e della scienza ha saputo da tempo affrancarsi dalla cecità di establishment, di media e istituzioni che non vedono come il basso tasso di occupazione femminile freni la ripresa, impedisca lo sviluppo e abbassi la natalità, mentre laddove le donne lavorano di più e i servizi sociali sono di alto livello il progresso civile e quello materiale della società ne beneficiano in termini oggettivi.

Di tutto ciò e di tanto altro parla in maniera mirabile e completa la recente fatica della nostra Valeria Palumbo, Non per me sola, edito da Laterza nel 2020 e ristampato nel 2021, mentre con più leggerezza è stato affrontato da Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini, testo che costituisce la base di Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione, spettacolo di Serena Sinigaglia, con Lella Costa unica interprete.

laria Alpi, Hannah Arendt, Mary Anderson, Tina Anselmi, Irma Bandiera, Pina Bausch, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Annie Besant, Ingrid Bètancourt, Maria Callas, Daphne Caruana Galizia, Marie Curie, Iolanda D’Aragona, Angela Davis, Olympe De Gouges, Grazia Deledda, Emily Dickinson, Anna Frank, Artemisia Gentileschi, Lillian Gilbreth, Martha Graham, Teresa Mattei, Maria Montessori, Elsa Morante, Anna Politkovskaja, Franca Valeri, Maria Telkes, Marguerite Yourcenar, Virginia e Vanessa Woolf. I nomi citati da Lella Costa descrivono una vera e propria epopea parallela e fanno tremare i polsi, nonostante la nervatura costantemente ironica dell’allestimento. Il flusso di parole che costituisce la sostanza dello spettacolo è inarrestabile, senza pause, energico e danzante, ma Costa, nel parlarci attraverso un aneddoto, una canzone, una citazione o una battuta della donna celebre di turno (il cui nome viene sovraimpresso sulla scenografia), si colloca ancora al di qua delle tendenze più attuali della ricerca femminista e si “limita” a interpretare «donne valorose che seppure hanno segnato la storia, contribuendo all’evoluzione dell’umanità, per uno strano sortilegio raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere». Oggi, invece, non si tratta più di “scoprire” le donne o tracciare un’ulteriore linea di interesse, quella di genere, ma di rileggerne e riconoscerne per intero la presenza, smontare le pretese di universalità delle narrazioni dominanti e dimostrare come la storia al maschile sia semplicemente una possibile e parziale interpretazione. Va comunque riconosciuto come l’esigenza di una nuova narrazione complessiva “rientri” in parte nell’evento collaterale a Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione, vale a dire #Ioballoperlei, progetto didattico «rivolto alle ragazze e i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni, cui chiede di esprimere la loro donna valorosa, chiunque essa sia, raccontandoci il perché».

Lo spettacolo è un monologo di puro mestiere, c’è ritmo, chiarezza espositiva e una ricostruzione passionale e appassionante, fattori che “giustificano” la “pecca” di tempi che si spingono sui 70 minuti risultando un po’ troppo dilatati. Ma in un caso come questo le parole non sono mai troppe e il pubblico, accorso numeroso ad affollare la platea gremita de La città del Teatro di Cascina, lo sa benissimo e, giustamente, lo testimonia con un lungo e convinto applauso finale.

Lo spettacolo è andato in scena
La Città del Teatro
Via Tosco Romagnola 656, Cascina (PI)

Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione
ispirato a Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini
con Lella Costa
progetto drammaturgico di Serena Sinigaglia
scrittura scenica di Lella Costa e Gabriele Scotti
scene di Maria Spazzi
regia di Serena Sinigaglia
ambientazione sonora di Sandra Zoccolan
disegno luci di Roberta Faiolo
costumi di Antonio Marras
a cura di Mismaonda prodotto da Centro Teatrale Bresciano e Teatro Carcano
partner The Circle Italia