Ieri come oggi e come domani?

Cosa accadrebbe se, dopo molti anni, tornasse tra noi una personalità storica e potessimo farle delle domande? Non accade proprio questo ma qualcosa di molto simile in Se questo è Levi, dei Fanny & Alexander – spettacolo pluripremiato nel 2019, presentato all’interno della rassegna Materia Prima nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella.

Seduti in due file, come a una sfilata di Pitti Uomo, aspettiamo fiduciosi il performer che si presenti di fronte a noi. Nel frattempo consultiamo una lista di domande. Una voce ci istruisce sul comportamento che deve seguire lo spettatore e, poco dopo, entra l’attore, Andrea Argentieri. Ha l’aspetto di Primo Levi, il chimico/scrittore piemontese reduce dalla prigionia di Auschwitz.

Inizia lo spettacolo, inizia la performance!

Si principia con la riproposizione di un’intervista a Primo Levi, tratta da alcuni filmati delle teche Rai – alcuni dei quali facilmente reperibili anche su YouTube. In scena, però, manca l’intervistatore perché siamo noi spettatori a dover vestire i suoi panni. Sarà il pubblico a dare ordine e ritmo alla scena. C’è un copione scritto ma scomponibile e ricomponibile, a seconda della sensibilità del pubblico presente – e grazie a questo gioco teatrale si rielabora la famosa intervista.

Nel corso dello spettacolo si parla della deportazione di Levi, della cattiveria umana, ma anche del mestiere di chimico. Il personaggio storico è lì presente, tutto per noi. L’interprete ‘diventa’ l’intervistato grazie alla recitazione da remoto, eterodirezionale – come è definita dai membri dei Fanny & Alexander. In parole povere, l’attore è ‘attraversato’ da un audio che gli suggerisce le risposte corrette – quelle vere e autentiche. Argentieri non esiste più, è Primo Levi, letteralmente, in ogni sua parola oltre che atteggiamento. Non c’è un’interpretazione libera, e tanto meno didascalica, bensì una riproposta di quel modello, dello scrittore piemontese. Si cerca di rimanere fedeli all’idea che in Sommersi e Salvati Primo Levi vorrebbe dare, ovvero quella di un super realismo. Fare in modo di non risparmiare alcun dettaglio della sua realtà. L’unica libertà che si può accettare è costituita dall’ordine delle domande e dal ritmo.

Qualche spettatore tenta di debordare – perché intende provocare, o perché curioso o, ancora, perché non ha compreso le ‘regole del gioco’ e azzarda domande fuori copione, alle quali, giustamente, l’attore non può e non deve rispondere dato che sarebbe un tradimento. Le risposte sono autentiche e mai libere. E questo attrae e diverte il pubblico, oltre che emozionarlo. È difficile, infatti, non emozionarsi di fronte a quella personalità così forte e debole allo stesso tempo che, a dispetto dei sospetti sulle circostanze della sua morte, possiede una vitalità, un’energia, una forza di andare avanti senza, però, buttarsi mai niente alle spalle. Si toccano argomenti storici ma anche molto contemporanei. Sarebbe interessante poter vedere le differenze, o le somiglianze, tra diverse repliche. Quelli sviscerati non sono solamente curiosità o fatti di un passato ancora terribilmente pungente, bensì riflessioni sull’umano che colpiscono – ieri come oggi. Si discute di prigionia, ma si toccano anche temi quali la scrittura nel suo significato più profondo, la voglia di vivere ma anche di non staccarsi dal passato, il dovere della memoria ma nel contempo il concetto di memoria: una memoria vista come dovere ma di cui stare attenti poiché la stessa è degradabile, fallace e, d’altra parte, un ricordo troppo evocato rischia di cristallizzarsi. Salta agli occhi il confronto generazionale: tra i giovani presenti, costretti a determinate regole dal Covid-19 ma forse più liberi da fittizi costrutti materiali ed economici, e un mondo in cui la miseria faceva paura ma non abbastanza da fermare le unioni o la volontà di stare insieme. Salta agli occhi anche la presenza della generazione più fresca, quella dei bambini. Lo spettatore che ha posto più domande fa proprio parte di quest’ultima fascia d’età.

Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di Materia Prima:
Chiostro Grande di Santa Maria Novella
piazza della Stazione Firenze
venerdì 18 settembre, ore 21.00

Fanny & Alexander presentano:
Se questo è Levi
drammaturgia Chiara Lagani
regia Luigi De Angelis
con Andrea Argentieri