Da Primo Levi alle donne che non tornarono: il Giorno della Memoria al teatro Italia

teatro-italia80x80Adattamento al femminile al Teatro Italia del grande romanzo autobiografico Se questo è un uomo, di Primo Levi. Luca Pizzurro e il Teatro del Torrino ci portano efficacemente dentro quello che è stato per milioni di persone l’inferno quotidiano della ricerca della sopravvivenza ad Auschwitz, cercando di non perdere la propria dignità.

Nella ricorrenza del Giorno della Memoria, il teatro Italia propone, in particolare come matinée per le scuole, Se questo è un uomo, adattamento di Luca Pizzurro tratto dal romanzo autobiografico di Primo Levi, chimico e scrittore torinese, internato ad Auschwitz dal 1944 al 1945.
Il testo di Levi è il racconto, lucido e tagliente, della degradazione subita progressivamente durante la Seconda Guerra Mondiale da milioni di persone strappate alle loro vite dalla follia nazista e rinchiuse a forza nei campi di concentramento e di lavoro, da dove pochissime riusciranno a tornare. I più fortunati, quelli che ce l’hanno fatta, devono la loro salvezza alla loro maggiore resistenza fisica, ma anche al loro miglior spirito di adattamento alle durissime condizioni di vita nei campi, dove un errore o un semplice momento di debolezza potevano costare la morte.
Lo spettacolo messo in scena dalla compagnia Teatro del Torrino ne propone una lettura originale, al femminile, dove al posto di Levi e dei suoi compagni di prigionia appare un gruppo di donne italiane di religione ebraica, deportate anch’esse ad Auschwitz. Dopo un estenuante viaggio in treno, all’arrivo nel campo – delimitato da un grande reticolato di corde da cui sgocciola efficacemente per tutto il tempo uno dei panni lavati e stesi dalle donne all’inizio – le prigioniere incontrano un detenuto omosessuale ungherese (il bravo Guido Saudelli), che da giovane aveva studiato in Italia e che per questo decide di rischiare la vita per poter scambiare qualche parola con loro.
Presto le donne (tra cui si distingue un’ispirata Michela Cangi) dovranno imparare le durissime regole di vita interne: i famigerati vestiti a righe con la stella di Davide gialla, i continui ordini e appelli in tedesco, il numero progressivo tatuato sul braccio sinistro da mostrare rapidamente e senza creare intralci ad ogni distribuzione di cibo; che poi consiste unicamente in pane nero e zuppa: merce preziosissima, che può scatenare zuffe animalesche, e che però ha come effetto collaterale quello di costringere le detenute ad urinare in continuazione, anche di notte, infliggendo poi a chi finiva di riempire il grande e pesante secchio di servizio la pena supplementare di doverlo andare a svuotare nella latrina principale, «in tenuta notturna, cioè praticamente nude».
Prima della scena di Ulisse, in cui – come nel romanzo di Levi – una detenuta riprende e insegna all’altra i versi del XXVI canto dell’Inferno dantesco: il “folle volo” verso la conoscenza e la libertà dell’eroe omerico, segnaliamo quella dell’infermeria e del passaggio del cucchiaio, che spiega in pochi minuti, meglio di mille discorsi, cosa voleva dire riuscire a sopravvivere ogni giorno, per mesi e mesi, nell’inferno dei campi nazisti.
Nonostante qualche dettaglio poco curato (la mancata rasatura delle donne, che toglie drammaticità al racconto; un filmato proiettato sullo sfondo con in primo piano i loghi di una grande emittente nazionale e poi di un’altra società; la scena della stazione e quella della doccia che non convincono appieno per la loro confusione), lo spettacolo è sostanzialmente ben fatto e ha un grande valore di testimonianza, soprattutto per le nuove generazioni. Per questo avrebbe meritato più date, secondo le parole che aprono il romanzo dello stesso Primo Levi:

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato.

Lo spettacolo continua:
Teatro Italia
via Bari 18, Roma
fino a martedì 28 gennaio 2014
orari: sabato ore 16.00, e matinée per le scuole

Teatro del Torrino presenta
Se questo è un uomo
di Primo Levi
adattamento e regia Luca Pizzurro
con Alessia Fabiani, Michela Cangi, Marta Dobrovich, Laura Liberti, Guido Saudelli