Teatro allo specchio

elfo-pucciniPer la prima volta interamente prodotto dal Teatro della Pergola (di cui è da poco consulente artistico), Gabriele Lavia si misura con il capolavoro pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore, ora in scena all’Elfo Puccini di Milano.

La prima volta, a quel Teatro Valle di Roma simbolo d’innovazione e resistenza, l’audace spettacolo di Pirandello veniva fischiato da un pubblico indignato. Era il 1921. Da allora in poi, però, fu l’ascesa. Nel 1948 inaugurava la riapertura proprio del Teatro della Pergola, dopo i danneggiamenti dovuti alla guerra. Ora torna con la regia di Lavia, trascinandoci nel vorticoso intreccio di vita e finzione, ribaltando le prospettive e i confini segreti che corrono tra personaggio e persona.
Il teatro è radiografato, la scena è spoglia: fari sul palco, tendone bianco, tavoli sedie, cantinelle e paraventi, pronti a creare l’illusione. Una voce fuori campo calda e impostata legge, in perfetta dizione, le didascalie che diventano così performative: quello che è detto si realizza sulla scena. Come dire: quello che che l’autore afferma o pensa prende vita e si rende indipendente da lui – o quasi, perché ogni pensiero ha bisogno della sua voce, ogni personaggio e ogni storia necessitano del loro autore.
In scena, gli attori, vestiti di chiaro e quasi sbiaditi, si preparano a provare un testo di poco interesse, Il Gioco delle Parti di Pirandello: perché ormai non arrivano più buone drammaturgie, neanche dalla Francia, e ci si riduce a questi drammaturghi di bassa lega. Tra lavorio dei macchinisti, capricci da primi attori e tensioni col capocomico, l’atmosfera è di frivola noncuranza. Quando entrano i personaggi dal fondo della platea, vestiti di nero, intrisi dell’inchiostro del loro dramma, sembrano parole e significato tracciati su un foglio bianco.
Sono personaggi abbandonati dal loro autore, ma ormai legati al loro dramma: un padre (Lavia stesso) guida una madre (Rosy Bonfiglio), un figlio e tre figliastri, di cui la più grande, centro della narrazione, è interpretata da una Lucia Lavia piena d’enfasi e freschezza. Una famiglia sgangherata, attraversata da passioni intense e contorte, un passato complicato, dinamiche e rapporti tortuosi, solitudini, desiderio di morte.
Quest’intensità e dolore hanno bisogno di sgorgare, vivere nell’hic et nunc eterno del teatro. Per questo i sei si offrono in pasto al capocomico: loro stessi sono un copione e sono impazienti di mettersi in scena. Lui prova a trasformare la loro storia in una messa in scena, ma il contrasto intrinseco tra attore e personaggio divampa, la sovrapposizione tra le due parti pare impossibile (almeno finché ci sarà il suggeritore, che impedisce all’uno di essere fino in fondo l’altro, come sottolinea il padre).
I due mondi sono rappresentati da colori diversi – chiari scialbi gli attori, neri e incisivi gli altri; la luce, gialla sui primi, assume colorazioni scure, velate di azzurro, verde, violetto quando si dà voce e vita al dramma degli altri. Con la loro storia ardente di vita, i sei personaggi travolgono la scena, mentre gli altri restano a guardarli dall’esterno, facendosi arbitri di una catena di scelte e passioni. E gli spettatori sono chiamati a domandarsi dove stia la distinzione, cosa sia verità e cosa finzione. Diremmo: gli attori! le persone! loro son veri!, ma tutto sembra provare il contrario. Del resto, afferma il padre, un personaggio è qualcuno, sempre lo stesso qualcuno, mentre l’uomo no e può non essere nessuno, o essere centomila. E se la vita umana passa in uno schioccar di dita, quella del personaggio è eterna, continua a trovare soffio vitale nella voce di un attore o negli occhi di un lettore: allora, tra le due, forse è proprio la prima a non essere altro che un’illusione.
Allo specchio, personaggio e persona, ma anche drammaturgia e messa in scena personaggio e attore, il cui potenziale essere Uno è un tendere a infinito.
Lavia sviscera il teatro grazie al testo di Pirandello, ma anche utilizzando al meglio tutte le possibilità della regia: dalle luci, ai movimenti, al sipario – il cui utilizzo è una sovrapposizione perfetta di teatro e realtà – ai colori, alla recitazione, alla lingua (più nordica e trattenuta quella degli attori, più meridionale quella dei sei personaggi).
Usciamo pieni di dubbi, finalmente incapaci di tracciare confini e godiamo di quel contrasto senza soluzione che è pura potenza creativa.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Elfo Puccini
Corso Buenos Aires 33, Milano
dal 3 al 15 febbraio
da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30

Fondazione Teatro della Pergola presenta
Sei personaggi in cerca d’autore
di Luigi Pirandello
regia Gabriele Lavia
con Gabriele Lavia, Massimiliano Aceti, Silvia Biancalana, Alessandro Baldinotti, Daniele Biagini, Rosy Bonfiglio, Maria Laura Caselli, Michele Demaria, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Luca Mascolo, Mario Pietramala, Marta Pizzigallo, Matteo Ramundo, Malvina Ruggiano, Alessio Sardelli, Carlo Sciaccaluga, Anna Scola
costumi Andrea Viotti
scene Alessandro Camera
musiche Giordano Corapi