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Gabriele Lavia inaugura la stagione del Teatro della Pergola, venerdì 24 ottobre, con la prima nazionale dei Sei personaggi in cerca d’autore.

Nel 1948, dopo che la guerra aveva danneggiato il palcoscenico, la Pergola fu inaugurata nuovamente con i Sei personaggi, per la regia di Orazio Costa. Per queste ragioni Lavia, suo discepolo, nuovo consulente artistico della Pergola e regista dello spettacolo, ha deciso di aprire così le danze di questa promettente – quanto poco originale – stagione.

Lavia si accosta al capolavoro metateatrale di Pirandello con grande umiltà. La fedeltà al testo è un elemento cardine della rappresentazione, che si apre con una placida voce fuori campo; è la voce stessa a disporre le scene, così come sono indicate nelle didascalie pirandelliane («c’è il cupolino del suggeritore; due scalette che sono una destra e una sinistra; l’ordine del giorno è il secondo atto del Giuoco delle parti in un teatro vuoto»). Subito dopo compaiono gli attori della compagnia. E mentre il capocomico tenta di dirigere i commedianti, dal fondo della sala irrompono i sei personaggi in cerca d’autore. Questi, in veste di postulanti, reclamano un Autore che si serva dei tormenti che li animano. Solo così potranno scuotersi dall’immobilismo forzato, dall’incompiutezza in cui li ha abbandonati il loro Autore. Solo così, potranno vivere.
Emergono poi la questione del doppio, della non componibilità di attore e personaggio, della scissione dell’io che – vedendosi rappresentato – percepisce il carattere farsesco della della verità (non ontologica), la quale si trasforma per l’appunto in un’interpretazione, in un qualcosa che è Altro da sé. Alcune frasi, nella loro semplicità disarmante, mettono a nudo delle verità sorprendenti, quali il dominio della pazzia nel mondo e nel teatro: normalmente, se io dicessi che tu sei me, verrei preso per pazzo; eppure è proprio in questo che consiste il mestiere dell’attore, nell’appropriarsi di un personaggio, nel filtrarlo attraverso il proprio vissuto. L’interpretazione, nelle risa dei personaggi che si vedono doppiati da degli attori così dissimili da loro, si palesa come un atto improprio, quasi burlesco, di espropriazione.
Alcune soluzioni registiche sono degne di nota, soprattutto quelle che coinvolgono la bambina (Sveva Catelani): in lei è davvero evidente lo scarto che c’è tra la realtà e la rappresentazione, tra un fatto che semplicemente accade e la sua mediazione. I coreografici movimenti di questi corpi sono ben orchestrati da Lavia, che riesce a tenere un mirabile equilibrio tra tematiche accademiche e commedia umoristica. Il ritmo della narrazione è serrato e solo verso il finale si ha l’impressione che il regista indulga in una riflessione sul teatro che, dopo due ore e un quarto di spettacolo, risulta eccessivamente verbosa, come Lavia troppo spesso ci ha ormai abiutati.
Emozionanti sono i canti lamentosi della madre – una Rosy Bonfiglio a volte un po’ troppo patetica – e il tableau vivant della Pietà che Lavia inscena assieme alla figliastra, poco prima del mancato congiungimento carnale fra i due nell’atelier di Madama Pace. Grande prova proprio per Lucia Lavia, la figliastra abbandonatasi al meretricio, che corre e si tormenta senza posa, senza più vergogna per la corruzione del giovane corpo che ha venduto. Quand’è così, viva i figli d’Arte.

E dopo questo debutto a colpo sicuro, scandito da un grande entusiasmo e dal tutto esaurito, ci si augura che la Pergola continui a farci riflettere e godere di un bel teatro.

Lo spettacolo continua
Teatro della Pergola
via della Pergola 12/32 – Firenze
dal 24 ottobre al 2 novembre (mercoledì 29 riposo) ore 20.45

Sei personaggi in cerca d’autore
di Luigi Pirandello
regia Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Giordano Corapi
registi assistenti Giacomo Bisordi, Chiara Macinai
con Gabriele Lavia, Rosy Bonfiglio, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Ludovica Apollonj Ghetti, Sveva Catelani, Marta Pizzigallo