Siamo tutti coinvolti

teatro-ringhiera-milano-80x80Dal 25 al 27 aprile è andato in scena all’ATIR lo spettacolo Senza titolo della giovane compagnia bielorussa Teatralny Kvadrat sotto la guida della regista Anna Sulima. Un’atroce e poetica testimonianza degli orrori perpetrati dal nazismo nel loro paese.

Lo sapevate che Chagall è originario della Bielorussia? E che questa terra ha dato i natali anche al pittore Soutine? E forse ancora non saprete che la Bielorussia è la terra nella quale ha messo le prime radici la musica kletzmer. Così come non vi sarà noto che una delle battaglie centrali del romanzo Guerra e pace (la battaglia di Beresina) è ambientata in territorio bielorusso. Ma sicuramente una delle cose più dolorose che nessuno sa di questo paese ingiustamente sottovalutato è che una delle popolazioni più vessate dal nazismo è stata proprio quella bielorussa: su circa un milione di ebrei che vivevano in questo paese, ben ottocentomila sono stati eliminati dalla politica nazista. Per non parlare di tutti gli altri abitanti del paese che sono stati perseguitati e trucidati per motivi etnici, politici o solo perché non collaboravano con i nazisti nello stanare gli ebrei. Non a caso il popolo bielorusso è riconosciuto dagli ebrei come un popolo di giusti.

Tutte queste preziosissime informazioni, e tante altre di carattere storico e culturale, sono emerse nella conferenza che Claudio Facchinelli e Rosana Rosatti hanno portato al teatro ATIR nel pomeriggio del 26 aprile: un’occasione in più di memoria storica e di dovere civile per celebrare la liberazione del nostro paese e soprattutto per ricordare l’orrore che si è perpetrato in quel terribile periodo storico.
Ma il loro grande merito non è stato solamente far intervenire personalità quali il primo consigliere dell’ambasciata bielorussa (Anatolij Anatolevič Glaz), piuttosto che l’artista e poeta Evelina Schatz o le rappresentanti della comunità ebraica bielorussa (Inna Bezdežkaja e Victoria Brumina). Il loro più prezioso contributo è stato quello di aver portato in Italia una compagnia illuminante come quella del Teatralny Kvadrat che Facchinelli ha conosciuto nel 2012 in una rassegna di teatro universitario. Da allora non ha potuto fare a meno di lavorare alacremente per rendere noto anche in Italia il loro spettacolo Senza titolo, struggente come La classe morta di Kantor, frenetico e potente come Apocalypsis cum figuris di Grotowski. Tutti registi dell’est alla cui estetica rimanda lo stile plastico e fortemente icastico di questa performance. La regista Anna Sulima ha voluto lasciare di proposito lo spettacolo senza titolo, perché non si può descrivere con parole la tragedia che loro stessi hanno scoperto un po’ per caso, dopo essersi resi conto che vicino al loro luogo di lavoro sorgeva un tempo il ghetto di Minsk.

E infatti lo spettatore deve partecipare alla performance in maniera visiva e non uditiva, prescindendo dall’ostacolo della lingua – totalmente straniera tra estratti in russo, bielorusso, lituano, francese – ma questo permette allo spettacolo di entrare nell’epidermide del pubblico, con immagini che rimangono nella mente più efficacemente di quanto qualsiasi parola potrebbe fare. I giovani attori ci raccontano della vita nel ghetto e poi delle violenze e delle umiliazioni nei campi di sterminio; la scena dopo un bambino fa l’incubo di essere diventato un carnefice nazista e subito si ritorna alla documentazione storica con la scena che allude alla fucilazione in serie; per non parlare del forte impatto simbolico della sequenza che racconta ed evoca per immagini le torture e gli esperimenti scientifici del dottor Mengele – nei campi di Minsk venivano infatti collaudate torture e pratiche che, se efficaci, venivano poi applicate negli altri campi di sterminio. Uno spettacolo che oscilla tra immaginazione e realtà documentata, tra la dimensione onico-simbolica e la storia: non esiste consequenzialità logica e non esistono protagonisti, perché sebbene il dolore sia appartenuto a quelli che l’hanno vissuto in prima persona, tutti siamo protagonisti nel dover ricordare. Come direbbe De Andrè «anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti».
E questo è un rischio che corriamo costantemente, in un paese come il nostro che dimentica facilmente, che vilipende la costituzione, che offende i partigiani e minimizza il nazi-fascismo.

È andato in scena al
Teatro ATIR Ringhiera

via Boifava 17, piazza Fabio Chiesa – Milano
dal 25 al 27 aprile 2014

Senza Titolo
racconto di musica, gesto e parole per non dimenticare – Documenti e ricordi del ghetto di Minsk e dei lagher
drammaturgia, regia, scene e costumi di Anna Sulima
in scena Anna Sulima, Marina Kovaleva, Elena Garzbuzova, Georgij Propokovič, Pavel Malevič, Gleb Sulima, Andrej Šimanskij, Ivan Dovydenko, Ol’ga Šabynina, Janina Kondraševskaja, Irina Kalinovič
musiche originali Denis Kudrjacev, Pavel Dorochin
luci Andrej Šagyn
produzione Claudio Facchinelli e Rosana Rosatti in collaborazione con ATIR Teatro Ringhiera

Alla conferenza hanno partecipato
Anatolij Anatolevič Glaz, primo consigliere dell’ambasciata bielorussa in Italia
Moni Ovadia, uomo di teatro e attivista dei diritti
Evelina Schatz, poetessa e critico d’arte
Inna Bezdežkaja e Victoria Brumina, rappresentanti della comunità ebraica di Minsk
Anna Sulima, drammaturga, attrice e regista del Teatralny Kvadrat
incursioni rapsodiche di Lee Colbert e Gianpietro Marazza
moderatore Claudio Facchinelli
traduttrice Anjuta Butjanova