Letteratura è vita

La Piccola compagnia italiana, il 21 e il 22 marzo, porta sulla scena del teatro dell’associazione culturale RomaTeatri l’adattamento del radiogramma di Friedrich Dürrenmatt, Sera d’autunno.

Sul piccolo palco, in una scenografia ispirata all’industrial art in cui ogni oggetto perde la sua funzione convenzionale per acquisirne una nuova, come se fossero all’interno di una vetrina, si muovono i due attori, uno scrittore e il suo visitatore, unici protagonisti della commedia. Uno scrittore di gialli, Federico Korbes, che romanzo dopo romanzo ottiene un successo internazionale; e il suo visitatore, Timoteo Hofer, che sostiene di essere un suo grande lettore e ammiratore tanto da diventare a poco a poco ossessionato dall’idea che ciò che lo scrittore racconta nei suoi libri non può essere completamente il frutto della sua fantasia, ma che necessariamente deve esserci un fondamento nella realtà. Questa convinzione lo porta a pedinare per anni lo scrittore in tutti i suoi viaggi alla ricerca di prove che possano confermare che gli omicidi di cui lo scrittore si fa narratore nei suoi romanzi siano in realtà la descrizione di azioni realmente accadute e che il vero omicida, il vero colpevole di tutti i delitti, non sia altro che lo scrittore stesso. Dopo aver trovato le corrispondenze, ormai ridotto alla miseria per aver dissipato tutti i suoi soldi per raggiungere il suo scopo, decide in una sera d’autunno di incontrare lo scrittore nella sua stanza d’albergo e di svelargli quella che lui ritiene essere la sua grande scoperta, così da ricattarlo. L’incontro dà origine a una profonda riflessione filosofica in cui il tema dominante è il rapporto tra arte e vita, tra letteratura e mondo. Lo scrittore, per niente stupito dalla scoperta di Timoteo, oltre a confessare, gli svela che, in realtà, la ricerca è stata vana perché volta a dimostrare qualcosa che non richiedeva dimostrazione alcuna; il segreto di cui è portavoce, la verità che Timoteo ritiene essere il solo a possedere, in realtà il mondo ne è a conoscenza da tempo e per amore della letteratura, per sfrenato desiderio di realtà e fatti concreti, non ha mai voluto condannarlo, ma al contrario lo ha sempre venerato affinché le sue narrazioni continuassero.

Dürrenmatt attraverso questo radiogramma si interroga e mette in risalto così una questione essenziale, un rapporto – quello tra letteratura e mondo, tra arte e vita – da sempre centrale. E se il modo che usa è a tratti grottesco, ciò non impedisce di cogliere la verità essenziale di tale rapporto; non si può pensare o credere che la letteratura, come l’arte, debba essere fine a se stessa, che sia altra rispetto alla vita vera, alla realtà che ci circonda; al contrario come ci dice Korbes, in una battuta che è emblema di tutta la questione, «la vera letteratura non ha a che fare con la letteratura, ma con la vita, con la vita nelle sue manifestazioni». E qui c’è anche la critica a tutti coloro che affrontano l’arte e la letteratura mettendo al centro il problema dello stile e riducendola, in alcuni casi, completamente in esso. La letteratura, quella vera, quella grande, al contrario, è intrisa di realtà e di vita, poiché solo così, solo mostrandoci la vita, anche nei suoi aspetti più celati e più meschini, che essa riesce a scuoterla e a smuovere noi lettori.

Nel finale, Dürrenmatt concretizza quello che il suo soggetto ha appena espresso; l’incontro si conclude con l’ennesimo omicidio, lo scrittore uccide il suo visitatore, in questo modo tutto quello che è successo in quella strana sera d’autunno diventa nuovo  materiale per un nuovo giallo e lo spettacolo si chiude – in un modo che non può non richiamare alla mente Proust – con lo scrittore maledetto che, abbracciando la macchina da scrivere, inizia la stesura della storia a cui abbiamo appena assistito e che, in quell’istante, sta giungendo alla fine. Una fine che a ben vedere è anche un nuovo inizio.

Il testo, che nasce come radiogramma dalla penna di Dürrenmatt, è adattato attraverso le giuste scelte alla rappresentazione teatrale. La scenografia contemporanea è decisiva affinché il testo assuma carattere attuale. E, nonostante la decisione di tenere il cliché dell’artista maledetto che conduce una vita dissipata tra droghe e alcol che troppo ricorda l’immagine a cui, purtroppo, il successo di Bukowski negli ultimi anni ci ha abituato, e di averlo forse sottolineato troppo, la prova per la compagnia è superata.

La Piccola compagnia italiana ha dimostrato come, con pochi mezzi e in compenso con tante idee e con tanta voglia di mettersi in gioco e di fare, si possano ottenere dei grandi risultati che non hanno nulla da invidiare alle grandi compagnie affermate.

Lo spettacolo è andato in scena
Associazione culturale RomaTeatri

via Gina Mazza 15, Roma
21 marzo, ore 21:00 – 22 marzo ore 18:00

Sera d’autunno
di Friedrich Dürrenmatt
a cura della Piccola compagnia italiana
regia di Giulia Randazzo
con Aurelio D’Amore, Daniele De Lisi
scenografia di Mattia Federici
musiche e arrangiamenti di Gabriele Giambertone