Il massacro del presente nella tragedia di Eschilo

In Sicilia tornano in scena tre rappresentazioni classiche, rare ed eterne, con un considerevole calendario che va dal 6 maggio al 9 luglio.

Ci sono luoghi in cui l’estate arriva in anticipo. Per chi è in procinto di approdare in Sicilia può raddoppiare il valore del viaggio e far tappa al Teatro Greco di Siracusa che fino al 9 luglio si lascerà ammirare nel suo splendore secolare con le sue rappresentazioni classiche di rara bellezza ed eterna fama. La stagione della Fondazione Inda quest’anno conta ben 55 giornate. Mai un calendario tanto fitto e lungo.
Sono già in scena le prime due tragedie che propongono come tema principale la contesa del potere tra due eserciti fratelli: Sette contro Tebe di Eschilo diretta da Marco Baliani e con Marco Foschi e Anna Della Rosa protagonisti, e Fenicie di Euripide diretta da Valerio Binasco, con Guido Caprino, Gianmaria Martini e Isa Danieli protagonisti.
Dal 29 giugno sono molto attese anche Le Rane di Aristofane, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, con la partecipazione della coppia sicula nota al grande pubblico televisivo, Salvo Ficarra e Valentino Picone per la prima volta faranno parte del cast di una tragedia, interpreteranno Dioniso e Xantia.
Tornando alle due tragedie che hanno già debuttato, nascerà spontaneo il confronto: espongono la stessa vicenda. Tuttavia il tessuto narrativo presenta i protagonisti e i fatti con un patema diverso. L’intonazione eroica della tragedia di Eschilo è assai distante dalla sofferenza intima e familiare che emerge dalle Fenicie di Euripide.
In Sette contro Tebe è tangibile che la guerra cruenta si svolge sotto gli occhi di un pubblico testimone e inerte, è specchio del presente.
Nell’ascolto e nella visione della tragedia diretta da Baliani non trasuda alcun profilo remoto, mistico, antico o classico. L’intreccio è tra sete di potere, parentele afflitte e panorami meravigliosi improvvisamente sfasciati dall’orrore. Due uomini scardinano il futuro e la serenità dei loro popoli, vogliono possedere, dominare, rivendicare, sfidare, vincere.
La pace è già estinta durante l’attesa di una battaglia annunciata. Nessuno è davvero capace di tirarsi indietro. E nessuno si salverà.
A Tebe s’avvera la maledizione lanciata da Edipo: Eteocle e Polinice, i figli nati dall’incesto tra Edipo e Giocasta, semineranno violenza e raccoglieranno morte, compresa la loro.
I due figli malnati si sfideranno al fianco dei loro sei vigorosi eroi. Il massacro è d’obbligo; non sarà frenato dall’inquietudine della sorella Antigone, né dalla paura del popolo.
La tempesta di Ares si scatena all’ombra di un grande e verde albero totem; scenicamente i suoi rami forti finiranno mutilati.
Il terrore è fomentato dalle musiche onnipresenti di Mirto Baliani; esse muovono i corpi, e condurranno fino alla conclusione tragica del finale.
I clamori, gli spari, le vibrazioni e gli echi degli eserciti attualizzano ciò che avviene in una Tebe riportata ai giorni nostri. Emerge in tutta la trama il punto di vista delle donne, trasuda uno stallo dell’anima già all’inizio della fine. Tremano con l’incubo d’essere ridotte come schiave e sottomettesse come prede; anche le più acerbe ragazze potranno subire una violenta vendemmia. Le donne soffrono. Accompagnano e vivono, pelle a pelle, la guerra dei loro amati uomini.
Il regista negli scontri rende invisibile l’esercito nemico, ma non sottrae al pubblico la brutalità della lotta e la visione della morte in campo. Atroce il bombardamento: crateri in fumo e corpi di superstiti che somiglieranno alle quotidiane immagini dei profughi in fuga. Stupefacente durante questi minuti il panorama bellico e la forza emotiva dei giovani attori dell’Accademia d’arte del dramma antico.
Potente la sonorità di questa tragedia; tanto quanto il silenzio rispettoso e attento di un pubblico che, a causa di imprevisti black-out tecnici, per qualche manciata di secondi, ha assistito alla scena con microfoni spenti e senza registrazioni audio, proprio come avveniva anticamente.
L’enfasi si è mantenuta alta. L’incoraggiante applauso degli spettatori ha perdonato all’istante entrambi gli inceppi del dietro le quinte.

La prima delle tragedie è andata in scena al
Teatro Greco di Siracusa
Viale Paradiso, 96100 Siracusa SR

Sette contro Tebe
di Eschilo
regia di Marco Baliani
traduzione di Giorgio Ieranò
con Marco Foschi, Aldo Ottobrino, Anna Della Rosa, Massimo Frascà, Liber Dorizzi, Mauro Vincenzo Cappello, Michele Carvello, Gabriele Formato, Elvio La Pira, Marcello Manzella, Paolo Pintabona, Bruno Maurizio Prestigio, Sebastiano Tinè, Delfina Balistreri, Alice Canzonieri, Chiara Cianciola, Roberta Giordano, Giulia Goro, Rita Debora Iannotta, Clara Ingargiola, Giulia Navarra, Maria Chiara Pellitteri
assistente alla regia Raffaele Di Florio
musiche di Mirto Baliani
scene e costumi di Carlo Sala
assistente scenografo Roberta Monopoli
coreografie di Alessandra Fazzino