Tecnica e intellettualismo

teatro-eliseo-roma-80x80Un nome che vale da presagio per Sfumato, la nuova coreografia in prima nazionale di Rachid Ouramdane in scena al Teatro Eliseo, all’interno del RomaEuropa Festival.

Il clima della terra sta mutando drasticamente e in negativo. Colpevole di questo cambiamento è l’essere umano. L’espressione artistica, qualunque sia la sua declinazione di genere, ha un ruolo sociale di denuncia che può essere reso più efficace grazie alla contaminazione tra le diverse forme d’arte.
Per questo, per cercare di rendere sinottico lo sguardo sulla tragedia ecologica e umanitaria “avviata” dall’irresponsabilità del genere umano vedremo avvicendarsi sul palco – in un non sempre coerente “ordine sparso” – lunghe reiterazioni di suoni e di movimenti ai limiti della stereotipia. Ovvero di quell’anticamera della s-personalizzazione, che costituisce la base ideologica di Sfumato.
Rachid Ouramdane realizza, allora, una coreografia di dinamiche “dialetticamente” (ben) eseguite a velocità varia e sono proprio tali dinamiche a rendere concreta la lacerazione esistenziale.
Sono, infatti, i movimenti che i ballerini alternano – didascalicamente e senza soluzione di continuità – in maniera robotica e frenetica o secondo una sorta di slow-motion, come personaggi e non più persone, anonimi figuranti di un ipotetico video al rallenty a costituire l’artificio coreutico con cui Ouramdane “costringe” chi danza ad assumere le movenze di un automa (un essere “smontabile”, ovvero senza identità) o di un burattino privo di esistenza reale e rappresenta, di conseguenza, il rischio di una umanità che, “tendendo alla tecnica”, dimentica il proprio habitat necessario e indispensabile: la natura.
Altrettanto drammatico risulta anche, almeno dal punto di vista teorico, l’avvicendamento di elementi “caldi” ma disumanizzati (i danzatori che mettono in scena il disperato processo di allontanamento dal sé naturale) ed elementi “freddi” ma vitali, che è possibile identificare nei volti “sinceri” proiettati sullo sfondo e nell’acqua che copiosa cade sul palco per un intero “atto”. Acqua che, a dispetto del suo essere istintivamente percepita come il principio fondamentale della vita, viene anche a rappresentare quella “rivolta spontanea” (della natura) rispetto alla quale l’umano non può che soccombere (a meno che non trovi un “accordo”, che, però, durante la performance sembra impossibile raggiungere).

Come è evidente, lo “sfondo” dello spettacolo è dichiaratamente politico ed ecologico. Sono queste le due convergenti direttive su cui esso si sviluppa, potendo contare soprattutto su interpreti dalle straordinarie doti fisiche e su alcune soluzioni sceniche particolarmente interessanti (anche se non originali). Soluzioni che, concentrate nella prima mezz’ora di performance, lasciano presagire una estetica complessivamente drammatica e potente: l’apertura del palcoscenico su due corpi distesi e immobili che appaiono ardere senza fiamme; l’impressionante serie di chaines di Lora Juodkaite che, grazie anche a un sistema in grado di captare e riprodurre il suono del proprio movimento collocato sul braccio, riesce a far esperire alla platea la sensazione di trovarsi all’interno di quell’uragano, il cui arrivo è stato anticipato dalla voce narrante – forse un po’ esitante e registicamente fuori luogo – di Tamara Bartolini.
Purtroppo, nonostante questi “flash” poderosi sul piano visivo (ma inficiati da una imposizione forzata sul piano della continua descrizione verbale delle scene), la coreografia rimane nel suo complesso timida e quasi impacciata. La pretesa indagine ed esposizione “documentaristica” della visione apocalittica di Ouramdane non raggiunge mai l’auspicata “fusione di coreografia, musica, tecnologia e scenografia di grande coerenza e impatto visivo”. Al contrario, la sensazione che arriva è quella della giustapposizione di virtuosismi, come nel caso del pur elegante numero di tip tap e di Singin’ in the Rain, o dell’esecuzione di musica sempre uguale nell’alternanza di tracce registrate e dal vivo.

Più che organico e strutturato come un documentario, Sfumato si presenta freddo e didascalico come un (cattivo) servizio di cronaca, con quadri che si succedono senza particolare profondità o ricercatezza estetica, e sembra patire una estrema fragilità sintattica, nonostante l’evidente ricchezza del lessico coreutico di Ouramdane. Un estremo e ricercato intellettualismo da rivedere, se non proprio da rifare.

La performance è andata in scena all’interno di Romaeuropa 2013
Teatro Eliseo
via Nazionale, 183 – Roma
dal 4 al 6 ottobre, ore 20.45, domenica ore 17.00

Prima nazionale
Sfumato
ideazione, coreografia Rachid Ouramdane
regia Laurent Lechenault
testo Sonia Chiambretto
musiche Jean-Baptiste Julien
canto Deborah Lennie-Bisson
sound management Laurent Lechenault
scene Sylvain Giraudeau
luci Stéphane Graillot
video Aldo Lee, Jacques Hoepffner
costumi La Bourette
assistente alla creazione Erell Melscoët
interpreti Jean-Baptiste André, Brice Bernier, Lora Juodkaite, Deborah Lennie-Bisson, Klara Puski, Ruben Sanchez
ringraziamenti Handicap International, Mathilde Burille, Charlotte Giteau, Alice Kinh, Tidiani N’Diaye, Virginie Vaillant
amministrazione Anaïs Métayer
produzione e touring Erell Melscoët
comunicazione Eve Beauvallet
Il testo è estratto dall’opera La Taïga court di Sonia Chiambretto Produzione Erell Melscoët
Produzione L’A.
L’A. è sovvenzionata dal Ministère de la Culture e de la Communication / DRAC Île-de-France a titolo di sostegno alla compagnia sovvenzionata dalla Regione Île-de-France per la residenza artistica e culturale e dall’Institut français per i progetti esteri
Rachid Ouramdane è un artista associato al Théâtre de la Ville de Paris e a Bonlieu – Scène nationale Annecy
Coproduzione Biennale de la danse de Lyon, Bonlieu – Scène nationale Annecy, Le Quai – Angers, Kaaitheater – Bruxelles
Nell’ambito del réseau Imagine 2020 – Art et changement climatique, King’s Fountain, Théâtre de la Ville – Paris, Théâtre national de Bretagne – Rennes, Centre chorégraphique national de Tours e nell’ambito dell’accoglienza per le prove – studio
Con il sostengo del MC2 – Grenoble, del Musée de la danse/Centre chorégraphique national de Rennes et de Bretagne e del Centre national de danse contemporaine – Angers per la residenza artistica
Con il sostegno dell’associazione Association Beaumarchais – SACD au titre de l’aide à l’écriture e di SPEDIDAM
Sonia Chiambretto è rappresentata da l’Arche, agenzia teatrale www.arche-editeur.com