Per la VI edizione del Fringe Festival di Roma, seguiamo Real Lear di Caterina Simonelli e Romeo era grasso e pelato di Davide Sacco.

In Real Lear torna il “niente”, inteso come il significante principe shakespeariano. In fondo si può dire che tutta l’opera del Bardo sia una declinazione infinita del “niente”, capace di accendere la miccia di un destino in agguato: la morte entra in scena e accelera l’azione. Caterina Simonelli costruisce un monologo in cui i personaggi del Lear si appaiano a quelli di una famiglia, quando l’angoscia di morte del nonno fa deflagrare un nucleo di fragili affetti. Muoiono tutti nella tragedia? «Non è una tragedia. È così che funziona» dice il nonno, pretendendo di avere l’ultima “parola”, quel “niente” che gli si para davanti al mattino fino alla sera, quando andrà a dormire col dubbio che potrebbe non svegliarsi più.

Lear non sa quanto può esser leggero accogliere il nulla: infatti resiste. Nell’ambigua decisione di cedere lo scettro rimanendo Re, pretende che le figlie si sottomettano al suo capriccio di vecchio debole e arrogante. Simonelli si chiede se una parola, detta al momento giusto, avrebbe potuto fermare l’angoscia di Lear, come quella di suo nonno. Scopre che queste parole può dirle il Teatro, quando ormai la tempesta è passata e la morte ha fatto il suo sporco lavoro.

In Romeo era grasso e pelato invece il riferimento al Bardo è solo accidentale, perduto tra gli oggetti eterogenei che seminano la narrazione (nostalgiche canzoni, parodie di sceneggiate, letture di poesie, voci fuori campo). La domanda delle due donne in scena (Giulietta e una languida Lady Macbeth) è: cos’è l’amore? Se per l’uomo, l’amore passa per la necessità di ridurre a “oggetto parziale” un femminile “oceanico” (per innescare la potenza promessa dal viagra, il partner invita Lady Macbeth a vedersi insieme un porno), per la donna è necessario che il proprio uomo abbia l’investitura di Principe, con la seguente disillusione di avere a letto solo un ranocchio, senza che un bacio possa rinnovare il miracolo.

L’interprete di Real Lear fa della voce il tramite per il cambio di registro (da quello intimista del racconto familiare a quello del testo shakespeariano). Tutto scorre in una fluida alternanza. Il corpo attoriale integra alla perfezione gli universi dei personaggi, andando a sfondare continuamente il limite della forma monologo: si resta con la sensazione di una messa in scena mobilissima, a dispetto di un solo attore recitante.

Nella piéce di Davide Sacco le attrici fondano la narrazione su rapidi cambi di ritmo, tra il cabaret e la farsa popolare, suscitando ilarità sopratutto tra le donne in platea, adescate dalla pur realistica caricatura dell’uomo medio. Tra il “niente” di Lear e un Romeo ridotto a parodia (grasso e pelato), si tratta di saperci fare pur qualcosa con questa insistente disillusione di vita: un ranocchio con una corona gracidante sul capo, potrebbe essere un buon aggiustamento.

Gli spettacoli sono andati scena all’interno del Roma Fringe Festival 2017, VI Edizione
Villa Mercede, Via Tiburtina 113 – 115
30 agosto – 23 settembre, dalle 19.30 a mezzanotte.

Real Lear
3 settembre ore 19.30, lunedì 4 settembre ore 22.30, martedì 5 settembre ora 19.30

Romeo era grasso e pelato
domenica 3 settembre ore 21.00, martedì 5 settembre ore 21.00; presso il Palco B lunedì 4 settembre ore 21.00

Real Lear
ispirato a Re Lear di William Shakespeare
drammaturgia Caterina Simonelli
con Caterina Simonelli
regia di Marta Richeldi
produzione IF Prana

Romeo era grasso e pelato
di Davide Sacco
regia di Daniela Cenciotti
con Daniela Cenciotti e Martina Liberti
produzione Titania Teatro