Tensione armonica

vascello-teatro-romaLe coreografie a fiato corto, la disinvoltura delle forme e il peso della sensibile condizione umana. Ciò che Kundera diceva dell’insostenibile leggerezza dell’essere condensato in un unico spettacolo al Teatro Vascello per il Romaeuropa 2014.

Il sold out dell’evento si spiega in parte con la notorietà del coreografo, il resto lo fa lo spettacolo. Testimoni, all’evento del Romaeuropa Festival, gli spettatori, letteralmente inchiodati ai loro posti, e l’applauso scrosciante di circa dieci minuti.
Come in un sogno lucido, la sala gremita si trova di fronte a una spiazzante, pulita benché incastrata coreografia. Si sente come propria la metafora rappresentata in ogni passo di un uomo che inizialmente corre da solo e, poi, altre figure che lo affiancano in un’accellerata corsa.

L’attenzione a non scontrarsi in questo turbinare a rincorrere qualcosa, mentre lo sguardo è impegnato verso una meta impercettibile e ansiosamente ambita. L’uomo cade. C’è chi prova a rialzarlo, chi gli tende una mano, un supporto, ma senza smettere la corsa, senza poter fermarsi. Si ha come l’impressione che chi si ferma sia perduto. In un mondo accellerato, che consuma e sfinisce, si trovano braccia che vivono del nostro stesso esistere, della nostra stessa emozionalità e disperazione, ma così come si è aperto lo spettacolo si chiude. Si corre da soli. Ma nel contatto, nel gruppo, si respira come una richiesta di libertà.
«¿Hasta dónde? è una lotta tra due parti, tra due facce interiori. È la manipolazione che pratichiamo su noi stessi per arrivare… Fino a che punto? (ossia hasta dónde). Fino a che punto si può comunicare, si può soffrire, ci si può buttare o si può essere gettati?». Queste le parole del coreografo e danzatore di origine israeliana, che ha trovato in Spagna la giusta dose di ispirazione.
È ossimorica la danza di Fridman, leggerezza pesante, e la percepiamo poiché è tagliente il sentire che tutto sia così profondamente umano. Così il ballerino è tutto muscolatura, tendini radicati nel suo corpo, e nel contempo levità, di una materia quasi inconsistente. Tecnica, precisione e spontanea scioltezza. La sua è una concentrazione sulla tensione del corpo, e tutto il lavoro, nonostante sia un vortice di lanci, prese, corse, ha dei momenti di brevissima staticità, dove l’occhio è catturato dalla forma fisica, da come si tende , si allunga, si ritira. Fondamentale è il perenne contatto, il creare dialogo con l’altro, l’equilibrio fra la dimensione propria e altrui. In una precedente intervista Fridman dichiarò: «Il mio modo di lavorare è sempre stato così, in connessione con un’altra anima, un’altra persona e un altro corpo, per costruire e raccontare una nuova storia attraverso la relazione che nasce durante la creazione».
E la sua ultima creazione è questo dipinto che si frantuma, esplode in un rimescolio fisico, di movimenti complessi e incastri. Il tutto è accentuato dagli impeccabili giochi di luce e ombra ed enfatizzato dalla musica carica di bassi, toni di elettronica che trasmettono scosse epiteliali e brividi, tutto perfettamente fuso con lo slancio dei corpi in movimento. Le sensazioni sono amplificate e ci si trova coinvolti in una scena viva, che parla, dove il ballerino partecipa con la propria materia e con la voce: respiri, affanni, gemiti che calcano ancora di più i passi. Il loro è il movimento delle foglie, trascinate e strattonate. Quei corpi vivono di leggerezza e come le foglie seguono il moto della caduta libera. Le cadute sono quelle quotidiane, dalle quali tocca rialzarsi.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini, 78
giorno 4 novembre

Sharon Fridman – ¿Hasta Dónde? + Caìda libre
coreografia Sharon Fridman in collaborazione con i danzatori
danzatori Arthur Bernard-Bazin, Pau Cólera, Johnatan Foussadier, Maite Larrañeta, Lucía Montes, Alejandro Moya, Melania Olcina, Léonore Zurflüh
drammaturgia Antonio Ramírez-Stabivo
musiche originali Luis Miguel Cobo
scenografia e graphic design oficina 4play arquitectura
luci Paloma Parra e Sergio García
produzione Nacho Azagra
comunicazione e ufficio stampa Laura Gil Diez
coproduzione Mercat de les Flors, Theater im Pfalzbau Ludwigshafen
sostegno INAEM, Comunidad de Madrid, Centro Danza Canal, Centro Comarcal de Humanidades Cardenal Gonzaga