La pièce scandalo di Mark Ravenhill inaugura la Sala Fassbinder nel nuovo Elfo Puccini


La nostra società si regge sui rapporti di potere e questi sono determinati non dal diritto di nascita o dalla forza bruta, bensì dalla quantità di denaro che possediamo. Ovvio.

Con i soldi si può comperare qualsiasi cosa o persona e nessun autore contemporaneo più di Ravenhill rende con immediatezza altrettanto scioccante questo semplice assioma. Ma fino a che punto può spingersi un individuo per “guadagnarsi” un posto in società? Questa è una domanda che ha sfumature più ambigue: dipende dall’educazione, dalla sensibilità, spesso dai programmi televisivi che si seguono e che creano quell’universo parallelo nel quale ci si rispecchia. La pièce di Ravenhill indaga proprio intorno a questi meccanismi di potere in una società dagli ideali infranti, con una classe lavoratrice incapace di riconoscersi tale perché ormai materialmente non produce più nulla, dove la tv sempre accesa – presente in scena – è insieme specchio e icona dei nostri desideri. Una società descritta in ogni sua piega attraverso una serie di situazioni al limite dell’assurdo, ma scabrosamente reali. E non si intenda per scabroso il Fucking, bensì lo Shopping.

A interpretare queste Polaroids molto esplicite (per giocare con il titolo di un’altra pièce di Ravenhill, firmata da Elio De Capitani), ci sono quattro giovani attori e un adulto, padre-mentore-padrone, interpretato da Ferdinando Bruni, che in un susseguirsi di scene sempre più drammatiche spostano un millimetro più in su l’asticella della sopportazione.

Sei una ragazza in cerca di lavoro, puoi toglierti il giubbotto? E la maglietta? Il rapporto di forza è chiaro: il tuo corpo – merce buona dato che sei giovane e carina – in cambio di soldi. Ma se chi esercita il potere vuole anche un pezzo della tua dignità?

Sei indebitato con un malavitoso. Per racimolare i soldi puoi arrivare a prostituirti? In fondo, in quest’era tecnologica, puoi farlo telefonicamente.

Sei in un negozio e vedi che un barbone accoltella la cassiera, cosa ti scatta dentro? Chiami la polizia, oltrepassi il cadavere – ti rammenta un fatto realmente accaduto? – o scappi con la merce, per una volta senza pagare, e poi ti senti in colpa per averla rubata?

La dipendenza è una malattia, ma quale genere di dipendenza? Quella dall’eroina, un vestito nuovo, 15 minuti di celebrità, un amante, il dolore o persino il desiderio del dolore?

Tutte domande oziose da talk show. Ma la messinscena teatrale le rende ferocemente reali, urtanti, scomode. Ognuno di noi si è trovato di fronte a questa o a quella situazione ma vederla rappresentata, agita su un palcoscenico da cinque attori in autentico stato di grazia, è un pugno nello stomaco che toglie il fiato.

Fin dai tempi della tragedia greca, il teatro è il riconoscersi di una comunità di fronte a quanto viene rappresentato e Ravenhill ha la capacità di suscitare la stessa immedesimazione empatica e, come nella tragedia classica – nonostante molti critici lo taccino di oscenità – lascia che lo spettatore immagini solamente le azioni più brutali, che si compiono sempre fuori scena. «Negli anni 70 gli autori sapevano contro cosa lottavano. Oggi non lo sa nessuno e a nessuno importa», così ha dichiarato Ravenhill. Eppure il suo teatro è tutt’altro che apolitico ma prende posizione, calandosi con ferocia e passione nella nostra società – mostrandola nuda e in vendita – piuttosto che pontificare dall’alto di un pulpito. Lo spettacolo in scena all’Elfo, scritto con i corpi che fottono, vomitano, amano, recitano, e ricreano per un attimo la magia del teatro, restituisce tutta la forza del testo originale. Al pubblico resta solo una scelta: essere o non essere – non è più il tempo di sognare.

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini
Sala Fassbinder
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 16 maggio, ore 21.00

Shopping and Fucking
di Mark Ravenhill
traduzione Barbara Nativi
regia Ferdinando Bruni
luci Nando Frigerio
suono Luca De Marinis
con Ferdinando Bruni (Brian), Alessandro Rugnone (Robbie), Camilla Semino Favro (Lulu), Vincenzo Giordano (Mark), Gabriele Portoghese (Gary)
produzione Teatridithalia