Moni Ovadia e Roberto Andò di nuovo assieme per proporre, al Teatro Elfo Puccini di Milano, uno spettacolo che mantiene la linea di quel teatro musicale che Ovadia ha saputo coltivare e del quale ha fatto il suo tratto distintivo.

Shylock, il mercante di Venezia in prova appare uno spettacolo davvero difficile da seguire, seppur con degli spunti di notevole criticità e interesse storico.

Sulla scena, un enigmatico mercante e un regista ebreo – da anni inattivo perché non riesce a trovare uno spazio in quella giungla che è il teatro italiano – discutono sulla possibilità di mettere in scena Il mercante di Venezia. Da qui si snoda una serie di tematiche che appartengono tanto al passato del grande Maestro inglese, William Shakespeare – da cui lo spettacolo è liberamente tratto – quanto ai tempi odierni: dall’omosessualità di Antonio alla finanza, legale e illegale, di un mercante che si interessa sia di economia che di donne e organi umani.

Così, nelle parole di Shakespeare, ritroviamo la corruzione dei giorni nostri, i crimini e le ingiustizie del nostro tempo, l’ennesimo pretesto, proposto da Ovadia, per denunciare l’antisemitismo e quanto ne segue. E quelle parole, ripetute in maniera ossessiva: “Se ci pungete non sanguiniamo? Se ci fate il solletico non ridiamo? Se ci avvelenate non muoriamo?”, interpretate da più personaggi, in diverse lingue e accompagnate da videoproiezioni di Orson Welles, Hitler ma anche di persone qualunque, ci ricordano ancora una volta l’uguaglianza tra gli uomini: arma a doppio taglio che li porta a essere, in questo modo, tutti colpevoli o tutti vittime.

Nel ruolo di Shylok troviamo un interprete di eccezione, Shel Shapiro, che con la sua caratteristica vena rock si impone sulla scena come un vero leader. Ed è proprio intorno a questo personaggio – il diverso, l’Ebreo – che ruota tutto lo spettacolo, una figura a metà strada tra l’incarnazione del male e il capro espiatorio che, per una volta, si impone al suo pubblico per dimostrare il proprio disappunto riguardo alle rappresentazioni che di lui hanno dato nel corso dei secoli.

Sullo sfondo, una scenografia ambigua – in parte ospedale e in parte mattatoio. Tra il palcoscenico e un ambiente sospeso, protagonista, come sempre, la musica – che spazia dal rock dei Queen, mirabilmente interpretato da Shel Shapiro, alle ormai note melodie di Moni Ovadia e della sua Stage Orchestra.

Nel complesso, uno spettacolo con molta carne al fuoco, forse troppa, e di non facile comprensione, soprattutto a una prima lettura. Di Shakespeare non resta molto, è vero, ma la formula del Teatro nel Teatro, così cara al nostro Pirandello, non smette mai di incuriosire e catturare l’attenzione del pubblico che, benché spaesato, non distoglie per un attimo gli occhi dal palco in attesa di chissà quali altri colpi di scena che commuovono e, allo stesso tempo, fanno riflettere fino all’ultimo secondo.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Elfo Puccini
corso Buenos Aires 33 – Milano
dall’1 al 13 febbraio

Shylock, il mercante di Venezia in prova
di Roberto Andò e Moni Ovadia
da William Shakespeare
regia di Roberto Andò e Moni Ovadia
scene Gianni Carluccio
costumi Elisa Savi
con Moni Ovadia e Shel Shapiro e con Ruggero Cara, Lee Colbert, Roman Siwulak, Maksym Shamkov e Federica Vincenti
Moni Ovadia Stage Orchestra: Luca Garlaschelli (contrabbasso), Massimo Marcer (tromba), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Vincenzo Pasquariello (pianoforte), Paolo Rocca (clarinetto)
luci Gigi Saccomandi
suono Mauro Pagiaro
produzione Arena del Sole – Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna – Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Stabile Pubblico Regionale in collaborazione con Estate Teatrale Veronese