Un fiume in piena

Al Teatro Oscar, una travolgente interpretazione del Simposio di Platone diretta e interpretata da Alessandro Pazzi e con Paolo Marchiori.

Più di 2300 anni non sono bastati per scalfire un capolavoro letterario e drammaturgico quale Il Simposio di Platone, oggi portato in scena al teatro Oscar sotto la direzione di Alessandro Pazzi.

Un maestro e il suo allievo rievocano un banchetto avvenuto nel 416 a.C., offerto dal poeta tragico Agatone per festeggiare la vittoria in un agone teatrale. Gli invitati, tra i quali spiccano Fedro, Aristofane e soprattutto Socrate, prendono a turno la parola e trattano di Eros nelle sue varie accezioni: l’amore volgare e l’amore celeste, principio regolatore della realtà, fonte di gioia, mito, fino all’argomentazione di Socrate, il quale intende Eros come amore del bello.

In scena ci sono solo due attori che interpretano di volta in volta i vari personaggi e, salendo in piedi sul tavolo del banchetto – quasi a simboleggiare la maggiore statura intellettuale dei partecipanti – enunciano le teorie e le argomentazioni dei simposiasti con la potenza e la forza trascinante di un fiume in piena. E come un fiume in piena travolge ciò che trova sul suo percorso così le trattazioni e le argomentazioni dei personaggi trascinano lo spettatore in un intenso viaggio filosofico alla scoperta dell’essenza dell’amore. Una sensazione di stordimento ottenuta tramite una recitazione estremamente veloce che, se da un lato comporta una certa difficoltà nel seguire il peregrinare filosofico degli ateniesi, dall’altro permette di vivere con intensità, partecipazione ed emotività il simposio. Qualche pausa in più forse non guasterebbe, qualche scoglio che permetta di fermarsi, riflettere e riordinare le idee. Solo il discorso finale di Socrate, infatti, gode di qualche momento di stasi; di peculiare intensità il momento di silenzio che precede le prime parole del filosofo e che crea una forte attesa.

Le maschere tipiche del teatro greco sono soltanto suggerite e servono a segnalare il cambio di identità dei personaggi. La recitazione degli interpreti sfrutta intensamente la gestualità del corpo e delle braccia. Il banchetto è minimale: una tovaglia rossa e due ciotole per i brindisi in onore di Eros. L’illuminazione è piena per gran parte dello spettacolo e muta solo nel finale quando le luci si abbassano e si focalizzano su Socrate e il giovane Alcibiade dando spessore al loro colloquio e, nell’ultima scena, colorando la sala di blu: simbolo del raggiungimento di una sfera celeste. Proprio in questo ultimo confronto emerge l’idea classica del “bello”, inteso come sintesi di bellezza del corpo e dell’anima, che trova espressione nella finezza di pensiero.

Una sorta di percorso di salvezza, come rivela il regista: «Il grande filosofo insegna che, attraverso la bellezza dei corpi, grazie all’armonia delle forme, cercando il bello e il buono che ci accomuna, possiamo salvare questo mondo».

Il fiume in piena di parole si placa nell’ideale della bellezza e della serenità interiore.

Lo spettacolo continua:
Teatro Oscar
via Lattanzio, 58 – Milano
fino a domenica 23 ottobre
orari: da martedì a sabato ore 21.00 – domenica ore 17.00
Simposio
di Platone
regia Alessandro Pazzi
con Alessandro Pazzi e Paolo Marchiori
Produzione Ossigeno Teatro