Ritratti d’autore

Intervistiamo Solimano Pontarollo, che dal 20 al 24 luglio vedremo in scena a Verona con un’esperimento tanto ardito quanto affascinante: Giulietta e Romeo Re Life, ovvero la messa in scena per cinque giorni, nelle piazze e i luoghi citati nel dramma shakespeariano, di uno spettacolo itinerante nello spazio e nel tempo, per far vivere concretamente la struggente epopea sull’amore impossibile.

Come nasce la rassegna Juliet e come mai la dedica è solo per la protagonista femminile della celebre tragedia shakespeariana?
Solimano Pontarollo: «Juliet nasce in seguito alla messinscena di Opera in love – Romeo&Juliet, spettacolo che unisce il testo shakespeariano, in inglese, con le arie d’opera più famose. Uno spettacolo che univa le eccellenze artistiche della città (la location in cui è nata è la piccola chiesa romanica di Santa Maria in Chiavica, stile architettonico di cui Verona è ricca). È stato il punto di partenza per un’idea più ampia: quella di agire intorno al mito di Giulietta dentro e fuori la città. Dentro la città per metterla a confronto con un’identità che viene solo usata a fini commerciali, quando in realtà è il riferimento conosciuto in tutto il mondo. Fuori dalla città, promuovendo un percorso che dal Giulietta e Romeo si sviluppi attorno a Shakespeare, fungendo da stimolo e provocazione per il più conosciuto festival shakespeariano, che è sì il più antico d’Europa dopo Stratford Upon Avon, ma che dopo sessantasei anni è ancora chiuso nell’alveo del Teatro Romano. Juliet e non Romeo perché storicamente il riferimento è sempre stata Lei, per amanti, appassionati, sognatori. Le migliaia di lettere inviate a Giulietta da mezzo secolo da tutto il mondo ne sono testimonianza. Ma anche il testo shakespeariano identifica più Giulietta e i suoi luoghi (casa, balcone, tomba) per lo svolgimento della storia che i luoghi di Romeo. Ci tengo a sottolineare che stiamo parlando di luoghi e tempi letterari, essendo incerte origini e verità storiche della vicenda».

Qual è stato il riscontro del pubblico delle passate stagioni e cosa si aspetta per l’edizione 2014? Ci spiega il perché del sottotitolo Back inside Verona – ritorno in città?
SP: «I primi due anni sono stati di studio: mentre lo spettacolo residente Opera in love ha visto crescere poco a poco il pubblico (e le sue repliche si stanno estendendo anche fuori dal periodo estivo), la rassegna ha esplorato temi intorno a Giulietta e Romeo con altalenanti presenze. La location (la Chiesetta) e la proposta di rassegna prevalentemente teatrale rischiava di perdere uno degli obiettivi, che era incontrare gente, condividere tempi e luoghi, confrontarsi. Così c’è stata la felice esperienza del Romeo & Juliet CONTEST 2013: dieci pedane nei giardini pubblici di piazza Indipendenza – storici Orti Botanici degli Scaligeri – con dieci interpreti diversi per espressione, dalla poesia alla danza, dalla pittura alla musica. Tutti a raccontare a modo loro la storia dei due amanti. E da lì è partita la rivoluzione della rassegna, che è scesa nelle piazze, in mezzo alla gente, dove la vita scorre quotidianamente, per ritrovare quell’identità che appartiene alla città. Senza mettersi in un podio a pontificare, ma mettendosi sullo stesso piano a raccontare e raccontarsi. Ritorno in città, dentro la città, dove Giulietta e Romeo è sempre stata».

Di storie d’amore ne sono state narrate una infinità, spesso travolgenti, magari con il lieto fine. Tuttavia Romeo and Juliet definisce nell’immaginario il paradigma stesso dell’amore, certamente per la poetica caratterizzazione dei personaggi di cui il Bardo è maestro. Quanto è stata importante, secondo lei, l’ambientazione a Verona per rendere questa storia immortale e conosciuta in ogni angolo del pianeta?
SP: «È un elemento importante: la città gode di una posizione di crocevia nel nord Italia, passaggio storicamente obbligato per l’ingresso nel nostro Paese. La conformazione, con l’ansa del fiume Adige che la abbraccia, i colli a nord che ne permettono la visione dall’alto e la storicità del sito (fu fondata dai Romani nel I secolo a.C. su insediamenti che risalgono al Paleolitico e presenta importanti elementi romanici, scaligeri, veneziani e asburgici), sono elementi che la disegnano con una ricchezza straordinaria e la fanno riconoscere come location perfetta per la storia dei due amanti. Diciamo che storia e ambientazione si sostengono a vicenda, anche se è la prima e la poetica con cui è stata scritta che rende Romeo & Juliet immortale».

Parliamo di Re Life. Quali sono stati le principali difficoltà nell’ideare e realizzare questo allestimento?
SP: «Crederci! Spalmare uno spettacolo in cnque giorni, con salti di tempo e spazio continui, in location protette e in orari impossibili, è frutto di un lungo lavoro di confronti con la pubblica amministrazione, di permessi, di superamento dello stupore e preoccupazione sulla effettiva possibilità di svolgimento. L’appoggio del settore Cultura del Comune è stato fondamentale, ma tanti sono i soggetti con cui è stato necessario confrontarsi».

Mettere in scena uno spettacolo itinerante è sempre una scommessa per la “platea” italiana, spesso abituata a rappresentazioni canoniche. Farlo poi dal punto di vista temporale, facendolo svolgere nel corso di cinque giorni «a tappe nella città di Verona: stessi giorni, stesse ore e stessi luoghi del testo shakespeariano», lo è ancor di più. Come si aspetta che reagirà il pubblico?
SP: «Mi aspetto curiosità. Credo che sapere che ci sia un’operazione del genere sia esaltante per tutti: cittadini, turisti, amministratori, operatori culturali e turistici. E anche un riconoscere l’operazione come propria di quei “veronesi tuti mati” che appartiene alla città. Ci sarà sicuramente più partecipazione negli eventi di piazza (la festa di Casa Capuleti per prima, con il concerto di quell’Antoni O’Bresky che racconta con la sua musica le nostre radici portandola all’oggi); saranno più coraggiosi gli spettatori degli eventi notturni; ma per tutti ci sarà consapevolezza che stanno vivendo, in parte o in toto, un evento unico».

A proposito di spettatori e di messa in scena su più giorni: avete previsto qualcosa che possa agevolare al pubblico non residente la possibilità di assistere interamente allo spettacolo?
SP: «Le location sono tutte molto vicine e concentrate nel centro della città (a eccezione delle “uscite mantovane”). Alcuni siti avranno pochissimi spettatori (Interno Casa di Giulietta in primis), ma ci stiamo attrezzando per avere in streaming la diretta degli eventi, in modo che tutti possano seguire la vicenda nei tempi in cui la racconteremo».

Nello spettacolo Lettere d’amore scritte a mano il mito viene restituito da due protagonisti, che attraverso le lettere inviate ne approfittano per raccontare la storia unica di questo luogo romantico come pochi, che è Verona. Da dove nasce il suo interesse per questa vicenda? Ha in cantiere altri progetti al riguardo?
SP: «Dall’amore per la mia città e per la storia in sé stessa. E dal dolore di vedere come sia troppo spesso mercificata, la città e la storia. Indipendentemente dalla realtà storica e letteraria, vero resta il sentimento di chi, in tutto il mondo, si confronta con questa storia, e a esso va rispetto, attenzione, e dedizione. Essere accoglienti con chi arriva per questa storia, viverla con il vicino della porta accanto che ormai non la guarda più (o non l’ha mai vista): per una visione culturale e turistica della città più adulta e consapevole.
Altri progetti? Entrare nel programma Europeo Interreg con Europe in Love, progetto ideato dalla Fondazione Bodas de Isabel di Teruel (Spagna) e seguito da Opera in love per Verona con altre sei città europee; programmare la prossima edizione di Juliet proseguendo il confronto nella città (proprio giovedì scorso 10 luglio abbiamo aperto i giovedì alle Sgarzarie con Flamenco & Shakespeare) per rendere il teatro qualcosa di cui si possa fruire quotidianamente, facendolo diventare parte della giornata di molti; rendere Opera in love spettacolo residente tutto l’anno, affinché Giulietta, e Romeo, non siano solo monumenti da visitare in un paio d’ore ma tornino a vivere nel loro luogo e tempo: il teatro».