Con quella maschera sei proprio me

Due appuntamenti da non perdere. Dal 6 all’8 dicembre, al Rifredi di Firenze, i Kulunka Teatro hanno presentato Solitudes. Il 9 e 10 torneranno in scena con André e Dorine.

La Compagnia basca, una tra le rivelazioni della scorsa Stagione teatrale, si nota immediatamente per alcune caratteristiche peculiari: dal modo giocoso di fare teatro alla scelta di tematiche spinose, o dolorose, che toccano noi tutti. Inoltre, sembra dar ragione a chi afferma che, in molti casi, un gesto vale più di mille discorsi. Massima che, a teatro, raggiunge il suo apogeo. Ci sono movimenti universali, gesti e azioni talmente palesi, talmente chiari da non avere alcun bisogno di spiegazioni – che risulterebbero, al contrario, ridondanti. Basta saper valutare i contenuti, saper usare la fantasia, padroneggiare bene il proprio corpo e l’arte teatrale: il gioco è fatto. O meglio, lo spettacolo tipo dei Kulunka Teatro può finalmente rivelarsi ai nostri occhi.
Ovviamente tutto questo per riassumere in poche frasi un lavoro di ricerca che va ben aldilà dello spazio di una recensione. Solitudes, in scena al Teatro di Rifredi, è tutto tranne che semplice nell’elaborazione, così come nella messinscena. Eppure, la sensibilità del trio di attori/mimi, è tale da farli entrare in contatto empatico con lo spettatore, coinvolgendolo. Assistendo alle vicende dei personaggi si entra immediatamente in sintonia con la storia narrata, e lo si fa in un modo così semplice e naturale che il pubblico si sente quasi di dover avvertire i protagonisti in scena del presunto pericolo, o vorrebbe salire sul palco per gridare: «Ma che fai?». Una sensazione, quella provata dagli spettatori, insieme bellissima e straniante – considerando anche che i personaggi sono muniti di maschere grottesche e mono-espressive. La magia dei Kalunka Teatro sta proprio nel rapporto dei membri della Compagnia con le loro maschere. E sono le maschere che riescono quasi a parlare grazie alla maestria nell’uso del corpo che i baschi dimostrano durante l’intera performance.
Così, espressione dopo espressione, si raccontano aneddoti diversi e intrecciati tra loro, che parlano di noi tutti. Della nostra famiglia, della nostra solitudine, dei nostri rimpianti o delle nostre paure – non necessariamente in modo didascalico, bensì evocando i sentimenti grazie a determinate situazioni. In fondo, ognuno di noi ha un anziano di cui occuparsi, o pensa a quando sarà anziano egli stesso. Ognuno si confronta con la solitudine – propria o altrui. Confronta le generazioni, sbaglia a calcolare i tempi, o ad analizza le proprie o le altrui debolezze, pazzie, cialtronerie – talvolta ridendoci su. E si è riso anche al Rifredi. Di un riso dolce/amaro per l’anziano che vuole giocare a carte, mentre la nipote assente è onnipresente solo al cellulare, e il figlio fa giusto il suo “dovere”.
Solitudes rimanda inevitabilmente al corto della Pixar, Elogio della follia, laddove l’apparente pazzia di un anziano signore non è nient’altro che il tentativo di sorridere a una realtà quotidiana ormai intrisa di solitudine. Eppure Solitudes non è un’esperienza triste, bensì profondamente dolce/amara come la vita.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro di Rifredi

via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze

Kulunka Teatro presenta:
Solitudes
di José Dault, Garbiñe Insausti, Iñaki Rikarte, Edu Cárcamo e Rolando San Martín
regia Iñaki Rikarte
con José Dault, Garbiñe Insausti ed Edu Cárcamo
musica Luis Miguel Cobo
maschere Garbiñe Insausti