Autobiografia di un’emozione

teatro-filodrammatici-milanoSul palco del Filodrammatici César Brie ci racconta una vita con la scusa di parlare della morte. Il tempo si inverte e il passato torna a dialogare col presente, in una messinscena di irresistibile genuinità. Perché Solo gli ingenui muoiono d’amore.

Quello di César Brie, prima ancora di essere teatro, è un’esperienza che si avvicina alla vita. Il tempo è un intenso presente, le parole scelte con semplicità, il formalismo alla porta. Non c’è cinismo né tortuosità intellettuali dietro cui nascondersi.

Il teatro di César Brie non si confonde, non perde di vista il proprio centro. Ma dietro a questa assenza di artificio, a questa spiazzante e immediata verità offerta al pubblico come si offre un pezzo di pane, il pensiero è denso e rigoroso, e ogni gesto e ogni parola, ogni silenzio, segna un solco a testimoniare lo spessore dell’esperienza.

Un’esperienza estetica, certamente, ma soprattutto etica, in cui la ricerca della forma cede il passo all’idea che guida come una stella polare il viaggio dello spettatore.

Cèsar Brie entra nella scena semibuia, in mutande, una stanza piena di ceri e tenui lumi delinea l’intimità di una camera ardente. Al centro della scena, coperto da biscotti e alcoolici offerti, un letto e un vestito, ciò che resta dell’uomo compianto. È morto il “Flaco” e all’uomo, nell’attesa di parenti e amici, non resta che ricordarne le imprese più o meno eroiche, dal compagno di studi Ciccio Mendez ai primi amori sistematicamente fallimentari, dalle assurde repressioni familiari alle ribellioni, ai fuochi politici con le inevitabili conseguenze.

Un testo autobiografico, come lo stesso Brie ci racconta, nella misura in cui romanzare permette all’autore di condividere meglio col suo pubblico. Conosciamo il Flaco pian piano, nella grazia delle parole e dei gesti, nell’ironia che gioca coi ricordi. E gli stiamo accanto, come spugne assorbendone i sospiri, mentre muore per amore, come solo gli ingenui possono fare. Per una donna che per lui ha provato a malapena un po’ di pietà. Ed è col canto mariano e dolce di una donna che l’anima si leva, liberata di ogni peso.

C’è una spiritualità che trascende il materiale scenico, o che da esso decolla per posizionarsi oltre, in una piega immateriale e concreta al contempo della realtà. Tra la memoria e il sogno, tra il vissuto e il desiderato.

Un teatro come non se ne vedono in giro, disincantato senza cedere al cinismo, carico di speranza senza mai apparire illusorio. Perchè le illusioni fanno parte a pieno titolo del reale.

“È incredibile” dice Brie, “si vive un istante con qualcuno e si sta ore intere a testimoniarlo, a raccontarlo, a scriverlo, a pensarlo. Abbiamo costantemente bisogno di testimoniare la vita. Proprio perché il presente non esiste e la vita ci sfugge. E il teatro sa cogliere tutte le soglie del reale. In teatro poi il tempo s’inverte e quindi si parla coi ricordi, coi morti. Il passato preme per esistere, per dire la sua.”

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Filodrammatici

via Filodrammatici 1 – Milano
fino a sabato 9 febbraio 2013
giovedì, sabato ore 21.00; venerdì ore 19.30

Teatro de Los Andes presenta
Solo gli ingenui muoiono d’amore

testo, regia e interpretazione di César Brie