Omicidio a Parigi: due donne muoiono annegate tra i flutti dei desideri

Avevano due zavorre appese al collo: qualche lettera e un filo di perle.

Una ragazzina in bilico su un ponte, attratta dall’abisso, si tiene saldamente a terra. L’altalena continua nell’oscillare dei sentimenti, guizza al baluginio dei pensieri amorosi, indietreggia al pensiero della madre distante, dell’educatrice severa e dell’insegnante di piano esigente. Una sola certezza: la ragazzina odia tutte quelle megere. Al collo ha una zavorra, lettere da imbucare per obbedire al compito che la madre le ha assegnato: sono gli inviti per la soirée.

Poi l’educanda scompare, avviluppata da un infinito filo di perle. Emerge la madre, ambiziosa parvenue: un gigante con i piedi d’argilla, con la testa fra gli alti ranghi della Parigi bene e i piedi nei bassifondi di una povertà ancora troppo recente, ma questa sera tutto cambierà. La sua prima soirée è alle porte, il debutto della sua famiglia nell’alta società sta per arrivare, poi da lì all’acquisto di un titolo nobiliare, il passo sarà breve. Quante paure si affollano sulla soirée: notti insonni, disparate ansie e lo stupido timore che non verrà nessuno.

Una scena piena di donne, dove l’accennato padre e marito, anziché allentare le frizioni, acuisce, con la sua opacità, il disagio familiare. La figlia adolescente detesta la madre, vuole distruggere la genitrice e il suo desiderio è intriso di suggestioni freudiane. La madre, anelando un futuro noblesse e paillettes, si distrae dal presente. Le due donne si allontanano in chiasmo, come due attrici anni ’20, con il dorso della mano alla fronte, il braccio opposto disteso nell’atto di scostare qualcosa e dagli occhi grandi traspare una disperazione cinematografica.

Sonata per ragazza sola è uno squisito esempio di crudele cinismo, che muove l’animo a un sorriso arguto e tagliente. Un noir dal sapore francese, dove le aspettative disattese uccidono la soddisfazione personale, colpendo nel punto vitale degli affetti con l’arma sadica del rancore.

Federica Bern è l’interprete impeccabile delle due protagoniste che in lei prendono vita in tutte le sfumature: isterismi infantili, borbottii masticati, movenze nervose e sguardi eloquenti. Il gioco di espressioni, sorrisi e sguardi alimenta una tensione crescente risolta, infine, da un occhiolino complice rivolto al pubblico.

Le luci danno il tocco finale alla pièce, aumentando il sapore ironico e divertente del cinico spettacolo.

Un piccolo gioiello di narrazione teatrale, un cammeo su un filo di perle di chiccoso gusto retrò.
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Lo spettacolo continua:
Teatro Casa delle Culture
Via San Crisogono, 45 – Roma
(durata un’ora e trenta circa)

Sonata per ragazza sola
Omaggio a Irène Némirovsky
regia di Francesco Villano
con Federica Bern
luci Fulvio Melli