Il lavoro nobilita l’uomo

teatro-duse-roma-80x80Il lavoro non è d’ostacolo alla società anche se negli ultimi anni è diventato il nemico numero uno di qualsiasi cittadino italiano. A farne le spese sono soprattutto i giovani che hanno fatto del precariato il proprio mestiere e la propria arte di vivere.

Articolo 36 della Costituzione: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa».
Il palcoscenico è al buio. Man mano che si illumina si scorge un computer acceso, una scrivania e un letto. A parlare è una voce maschile che mette sull’attenti il pubblico: tutto quello che dirò e si svolgerà su questo palco è frutto di ciò che accade nel mio cervello. Almeno fino a un certo punto.
C’è un solo protagonista che dà voce a tanti altri protagonisti della società di oggi: i precari. Non giovani, né vecchi ma precari. Perché per legge, nel mondo del lavoro, non sai più se sei o giovane o vecchio, nel primo caso perché hai poca esperienza e nel secondo caso perché ormai sei da buttar via.
Il cervello di un giovane come tanti (Sandro Torella) viene vivisezionato, studiato, giudicato e deprezzato da milioni di datori di lavoro i quali, durante il colloquio, non lo guardano neanche più in faccia. Per loro i curricula non sono altro che numeri, statistiche, magari anche rotture di scatole, per chi è dall’altra parte invece è un’occasione, una speranza, voglia di crescere, una boccata d’aria.
Nel Bel Paese insomma si pensa solo a dettar legge, ma poi le regole chi le (e)segue?
Sandro Torella trascina lo spettatore in un flusso di pensieri alternando momenti di disperazione a momenti di cinico umorismo. Sono talmente precario… che vado di moda, monologo ironico scritto da Betta Cianchini per la regia di Torella, seppur a tratti echeggi di comicità, racconta di una realtà attuale più che drammatica: Sandro fa parte dei 650.000 italiani disoccupati, cioè il 40% dei giovani attivi, la metà dei quali ha perso le speranze e il desiderio di cercar lavoro. La ribellione personale viene portata in scena attraverso le storie, le vite in carne ed ossa, le testimonianze, gli stati d’animo; la crisi economica ha portato ad una crisi di identità per quanti, seppure utilizzando tutti i mezzi possibili, non trovano impiego. Come si sente un giovane oggi? La casistica lo mette in fila, lo esamina e poi lo ricicla a mo’ di cavia da laboratorio. I media ne esagerano le abitudini, ne ignorano le attitudini. Il risultato? Una visione grottesca e sarcastica sulla gioventù contemporanea, completamente immersa nel pantano mediatico dei social network, sempre pronta ad apparire al meglio, mostrando un’immagine di sé costruita ad arte per nascondere la deprimente verità.
Lo spettacolo è accompagnato da musiche e incursioni vocali che diventano parte integrante del one man show, nel complesso non male da vedere anche se dopo un po’ c’è il rischio di farsi fagocitare dall’ansia, dall’apatia e dalla noia.
Sono talmente precario… che vado di moda nasce da un’idea di Betta Cianchini e Radio Rock basato sul progetto Precari Rock il cui scopo era incitare i giovani ad inviare le loro testimonianze sui più assurdi e irreali colloqui di lavoro che avessero mai avuto. I messaggi arrivati a Radio Rock sono diventati poi delle storie, racconti e nevrosi tragicomiche di cui Sandro Torella si è fatto portavoce.

Lo spettacolo continua:
Teatro Duse
via Crema, 8 – Roma
fino a domenica 27 aprile
orari: da giovedì a sabato ore 20.45, domenica ore 17.45

Sono talmente precario… che vado di moda
di Betta Cianchini
regia Sandro Torella
con Sandro Torella