Sincero approdo sinestetico

Per la rassegna di teatro omosessuale Garofano Verde un reading che esplora con sguardo omoerotico certa produzione letteraria e musicale.

Sul palco spoglio, due leggii e gli strumenti musicali a vista. Un uso semplice e sapiente delle luci sottolinea i testi proposti, in italiano e inglese, senza soluzione di continuità, assieme alle canzoni, splendidamente riarrangiate e magistralmente interpretate, alcune delle quali proposte solamente nel testo.

Si spazia da Please Please Please Let Me Get What I Want degli Smiths a Dancing Barefoot, Birdland e Gloria di Patti Smith passando per Mad World dei Tears For Fears, Hallelujah diLeonard Cohen e In A Manner Of Speaking dei Nouvelle Vague. Sul versante dei testi, da Il gioco del mondo di Cortazar si passa al Testori di Conversazione con la morte, attraverso gli estratti più cospicui di Qualcosa che non ha bisogno di niente di Miranda July senza tralasciare il Pasolini de Lo scandalo del contraddirmi e il testo della canzone di Battiato La stagione dell’amore, che non sfigura affatto come poesia.
La mente di questo reading in musica è Alessandro Fea che, oltre a suonare e arrangiare i brani cantati, fornisce i tappeti sonori per i brani letti, declamati, interpretati, messi in scena, in italiano e in inglese, dai due duttili interpreti di Spell II, Margherita Laterza e Michele Balducci.

Di Margherita Laterza, new entry del progetto – già presentato alla scorsa edizione di Garofano verde, e quest’anno riproposto con nuove canzoni e nuovi testi – colpisce la precisione nel restituire il racconto di un amore tra due ragazze ai tempi della scuola, e la capacità di interpretare delle canzoni mai facili da sola o in coppia con Michele Balducci. I pezzi sono infatti eseguiti con arrangiamenti scarni – pianoforte o chitarra – che chiedono molto alla voce, alla sua capacità di farsi essa stessa “ritmo”, compito che Margherita assolve egregiamente.

Michele, già avvezzo al progetto che l’anno scorso lo ha visto unico interprete, si cimenta nell’ardua impresa di dare vita a brani meno immediatamente decifrabili come racconti lineari, e di affidarsi alla suggestione delle parole, alle quali fornisce un soffio creativo capace di arrivare direttamente alla testa e al cuore del pubblico, che pende dalle sue labbra sia per la sua capacità affabulatoria che per le doti di interprete e cantante davvero notevoli. Balducci si cimenta in poesie difficili e impegnative come Kaddish di Allen Ginsberg, nella quale riesce a essere credibile e a farsi seguire anche da uno spettatore non avvezzo a quel tipo di lirica. Ma è quando canta che Michele s’invola inanellando note e suscitando brividi in chi lo ascolta: sa districarsi con enorme disinvoltura in una partitura drammaturgica e musicale nella quale si immerge di volta in volta con diversi stati d’animo infondendoli con innata empatia ai presenti.

L’alchimia tra canzoni e testi, tra l’emozione della parola e quella suscitata dall’accordo musicale, sono la grande intuizione di questo spettacolo che sa dare un nuovo significato al termine “sinestesia”. E se per l’omoerotismo al femminile Alessandro Fea sceglie la via più diretta del racconto esplicito, per la parte maschile sceglie quella più difficile, impegnativa ed elegante dell’impressione, della sensazione, dell’interpretazione che un punto di vista omoerotico e omoaffettivo può dare di testi non precipuamente pensati per quello scopo e con quel significato. Sintomatico che tra i brani più evocativi – e non banalmente allusivi – ci sia quello di Bukowsky L’uomo dagli occhi meravigliosi, nel quale il racconto dell’incontro da parte di alcuni bambini con un uomo dagli occhi meravigliosi evoca uno spettro di emozioni che investono gli spettatori e le spettatrici ognuno a modo loro, ma che ai gay e alle lesbiche dicono qualcosa in più. Una sensibilità “altra”, che sa dare a testi conosciuti un colore nuovo partendo da un punto di vista magari poco percorso, ma che è sempre stato lì, tra le possibilità esegetiche del testo. E questo è forse l’elemento più elegante e sincero dello spettacolo, la testimonianza che l’omosessualità è veramente una delle varianti naturali dell’affettività – e non solo del sesso – dell’uomo e della donna, che non necessita di un universo narrativo tutto suo, ma che trova posto con dignità nello stesso universo più tradizionalmente straight (eterosessuale). E mostrare la sostanziale uguaglianza dell’omoerotismo all’amore tra uomo e donna è forse il regalo più bello che uno spettacolo all’interno di una rassegna a tematica omosessuale possa fare alla “causa”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Belli
Piazza Sant’Apollonia 11/a – Roma
mercoledì 15 Giugno, ore 21.15

SPELL • volume II
(parola/emozione)

di Alessandro Fea
regia Alessandro Fea
con Michele Balducci e Margherita Laterza