Al teatro Out Off la tradizione napoletana rivive grazie a Roberto Trifirò, che propone – con la maestria propria della Commedia dell’Arte – Le furberie di Scapino di Molière.


Una commedia francese e italiana allo stesso tempo. Le furberie di Scapino, infatti, nasce dalla mente del transalpino Molière, ma raccoglie molte situazioni e personaggi tipici del Belpaese. Innanzi tutto, l’ambientazione: la vicenda si svolge a Napoli. Seppur l’aspetto geografico sia poco rilevante e non ribadito, è utile, invece, per presentare il personaggio di Scapino: astuto e bonario manovratore.

L’ottimo Roberto Trifirò lo propone come un napoletano doc – con tanto di accento partenopeo – che si presenta in scena con un vestito quantomeno improbabile – una sorta di pigiama bianco con delle bande orizzontali verdi – e da subito si trova a dover risolvere una serie di intricate situazioni ma, per Scapino: ‹‹Poche cose sono impossibili››. Infatti, i due padri di famiglia (Argante e Geronte) tornano in anticipo da un viaggio d’affari e decidono di far sposare i propri figli.

Ma sia Ottavio, figlio di Argante, che Leandro, figlio di Geronte, sono innamorati di altre ragazze. Se si aggiunge alla coppia di vecchi e alle due coppie di giovani, la presenza di Scapino, servitore astuto, e quella di Silvestro, servitore sciocco, è evidente quanto Molière raccolga dalla Commedia dell’Arte.

E come Arlecchino era armato di batocio, così anche Scapino si serve di un bastone; la grossa differenza, però, è che se nella Commedia erano i servitori, spesso, a prendere le bastonate, in questo caso sono loro a infierire violentemente sui vecchi e Silvestro arriverà addirittura a sparare, facendo sussultare il pubblico in sala.

Il dialogo è costante e non offre momenti di pausa. Oltre la parola, però, c’è poco altro: la musica è praticamente assente, gli effetti sonori sono limitati alla rievocazione di un temporale, le luci potrebbero essere sfruttate in maniera più incisiva. Ma, soprattutto, il vero punto debole è la scenografia: troppo spoglia – solo qualche vela appesa –  e in linea con quella che è, forse, una tendenza quantomeno preoccupante del teatro milanese degli ultimi anni che – per ragioni differenti – si affida a scene troppo essenziali. Probabilmente la proiezione sul fondo di immagini o foto di Napoli sarebbe stato sufficiente per “fare colore” e connotare il palco. Da segnalare, invece, la verve degli attori, le cui interpretazioni sono enfatiche, fortemente caricate e spesso sopra le righe – come è giusto che sia.

Tutto considerato una commedia leggera e divertente che lascia spazio, a posteriori, anche per una riflessione riguardo al rapporto padri-figli, ma senza approdare a conclusioni definitive: se, infatti, le scelte imposte dai vecchi ai giovani sono deprecabili; alla fine, dopo una serie di colpi di scena, i loro torti non si dimostrano più come tali. La questione, quindi, rimane aperta.

Due i momenti clou dello spettacolo nei quali Scapino riesce a “spillare” denaro ai due genitori con due invenzioni geniali quanto assurde e con la maestria che fu di Totò – o che, più probabilmente, Totò ereditò dai prototipi teatrali, a partire proprio dalla Commedia dell’Arte. In entrambi i casi, comunque, si tratta di tipiche figure napoletane che, in una maniera o nell’altra, attraverso “furberie” o “furbate”, riescono a ottenere ciò che vogliono e a districarsi nelle situazioni più complicate. Piaccia o non piaccia, la genialità e la capacità di cavarsela partenopea è un tratto distintivo del nostro Paese e della nostra storia.

Non imperdibile. Ma perché perderlo?

Lo spettacolo continua:
Teatro Out Off
Via Mac Mahon 16 – Milano
fino a domenica 3 ottobre
orario: da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 16.00
Associazione culturale Rudin 04, compagnia Figli di Nessuno in
collaborazione con Teatro Out Off

Le furberie di Scapino
di Molière
regia Roberto Trifirò
con Claudio Migliavacca (Argante), Giovanni Battaglia (Geronte), Andrea
Brancone (Ottavio), Donato Mozzarella (Leandro e Nerina), Sonia Bonacina (Zerbinetta), Giulia Viana (Giacinta e Carlo), Roberto Trifirò (Scapino), Marco Graffeo (Silvestro)
scene Isabella Spinelli
costumi Sonia Bonacina
realizzati da Sartoria di Luna – Seregno – dipinti a mano da Elisa Elliluci Luca Siolasuono Fabio Cinicolamaestro di canto Angelo Rugolottitrucco Lorena Smaniottoassistente alla regia Alberto Bassiassistente alle scene Rosella Colombo