Teatro mondo

“All the world’s a stage, / And all the men and women merely players; / They have their exits and their entrances; / And one man in his time plays many parts” (Tutto il mondo è teatro, / E tutti gli uomini e le donne sono soltanto attori; / hanno le loro uscite e le entrate; / e ognuno, nel proprio tempo, recita diversi ruoli, traduzione di Simona M. Frigerio), così scriveva William Shakespeare in As you like it.

In questo teatro mondo ecco che Angelo Campolo mette in scena la sua esperienza umana e professionale con quei cittadini di questo stesso mondo che, da qualche parte tra il deserto libico e il Mare Nostrum, hanno perso lo status di persona per diventare ‘semplicemente’ migranti (da integrare o ‘aiutare a casa loro’, da salvare o rispedire al mittente, a seconda del vento politico che soffia).

Uno spettacolo sui migranti e coi migranti (presenti in scena sebbene non fisicamente); sulle istituzioni che dovrebbero favorirne l’inserimento e che degenerano nel burocratese di bandi e progetti bulimici (come, immaginiamo, accadrà a breve con il green e la parità di genere); sull’atteggiamento da tenere per evitare di scadere nel buonismo ma anche per superare quelle barriere, culturali e professionali, che ci impediscono di esserci veramente quando incontriamo altri da noi.

Tanti i temi svolti con tempi appropriati nella narrazione drammaturgica, ottimamente strutturata da Angelo Campolo (che ne è anche interprete) di Stay Hangry – spettacolo a più voci (sebbene monologo), andato in scena a La Città del Teatro di Cascina – struttura finalmente riaperta e con la vocazione per la drammaturgia contemporanea, oltre che per il teatro ragazzi di qualità.

Ma torniamo allo spettacolo. Vivere insieme mesi se non anni per non conoscersi, le difficoltà per scalfire la diffidenza che le tragiche esperienze hanno eretto tra l’individuo e un mondo sempre più chiuso e indifferente. È un fiume in piena quello che scorre quando l’involucro si rompe, mettendo a nudo una realtà che la narrazione mass mediatica allontana dalle nostre coscienze, laddove il teatro ha, al contrario, la capacità di creare empatia – presentandoci il conto, responsabilizzandoci. E forse per questo il teatro fa – e deve fare – paura al potere. Sarà la compresenza attore/spettatore. Sarà la socialità che ti impone di guardare negli occhi il vicino di poltrona. Sarà la forza di corpi che incontrano corpi. Sarà…

La famosa libertà di movimento, tanto sbandierata in Occidente, si infrange contro il Moloch della burocrazia e dei divieti assurdi imposti da autorità sempre più burocratiche e sempre meno umane – quei divieti – spesso simili a cavillose coercizioni di una mente ‘diabolica’ (chi ricorda i famigerati 200 metri e le App per calcolarli, i flashmob sui balconi per tirare sassi contro chi infrangesse il divieto, le cacce con il drone al runner sulla spiaggia mentre la presentatrice sembrava aizzare la folla di un’arena romana?) – che anche noi abbiamo patito per la prima volta, sulla nostra pelle, in epoca di pandemia.

Un uso, quello del video, limitato ma funzionale alla drammaturgia di uno spettacolo che, in parte, siamo invitati a immaginare, ricostruendo nella nostra mente una Messina invasa dal sole e da quei corpi che l’attore suggerisce e dispone su un palco vuoto – molto shakespearianamente. Una terra bellissima, la Sicilia, svuotata di giovani intelligenze che, dal mare, attinge nuove forze, nuova linfa vitale – non più tonni bensì ragazzi che vengono a chiedere – con dignità – di fare la loro ‘entrata’ sul palcoscenico dell’Europa.

Ci attardiamo, in tanti, alla fine dello spettacolo per meglio comprendere come Angelo Campolo sia arrivato all’estrema concisione di questo testo, pregnante e sentito, asciutto e toccante. Rimangono, slabbrate e ai bordi, le storie di un mondo che i ‘grandi’ della Terra dicono tutti i giorni di impegnarsi a salvare e che, al contrario, sarebbe meglio smettessero di depredare.

Lo spettacolo è andato in scena:
La Città del Teatro

via Toscoromagnola, 656
Cascina – Pisa
sabato 29 maggio, ore 19.00
STAY HUNGRY 

INDAGINE di un affamato
di e con Angelo Campolo
ideazione scenica Giulia Drogo
DAF | Teatro dell’Esatta Fantasia
Vincitore del premio In-Box 2020
Vincitore del Nolo Milano Fringe Festival 2019