Con la sciarpa rosa

Martedì 25 giugno al Teatro Argentina di Roma, in occasione del ventennale della rassegna di teatro omosessuale Garofano Verde ideata e curata da Rodolfo Di Giammarco, la coppia Ricci/Forte ha presentato Still Life (2013), un evento unico per tentare di combattere la discriminazione identitaria.

L’impronta loro la lasciano sempre, un’impronta che fa male, come quella di alcuni scarponi che violenti calpestano il corpo nudo di un ragazzo, uno dei tanti reso vittima del bullismo. Loro sono Stefano Ricci e Gianni Forte, una delle coppie più attive nel panorama teatrale italiano contemporaneo, soprattutto in riferimento alle tematiche gay, che il 25 giugno scorso hanno portato in scena al Teatro Argentina di Roma Still life (2013), un «massacro a cinque voci per una vittima, in ricordo di Davide, il ragazzo di Roma, che si uccise a novembre a 15 anni, dopo che da un anno i compagni di scuola lo prendevano in giro perché si metteva lo smalto sulle unghie e vestiva di rosa».
Un lavoro straordinario presentato per il ventennale della rassegna Garofano Verde, che riassume una storia fatta di cultura, di spettacoli, di traguardi della coscienza e di denunce anti-omofobiche. Una serata evento che sulla scena vede tanti lumini accesi posti sotto il sipario del teatro Argentina, un sipario sempre abbassato, perché la scena è ricreata su un palco, tra la platea. Alcune poltrone sono state sacrificate, ma le parole di sdegno e di rabbia non sono state risparmiate. Parole che hanno invaso l’anima, il corpo, che si sono liberate come piume di un cuscino soffocante legato con il nastro isolante sul viso, parole che la coppia Ricci/Forte sa ben amalgamare all’interno di ogni loro performance e ben sa far gridare ai talentuosi attori Anna Gualdo, Giuseppe Sartori, Fabio Gomiero, Liliana Laera e Francesco Scolletta, che ancora una volta hanno consacrato i due drammaturghi.
Niente tacchi a spillo questa volta, né slip griffati, ma abiti da lavoro classici ed eleganti per presenziare a una conferenza emotiva, che è anche una commemorazione funebre in ricordo di tutte quelle vittime fragili e innocenti di una società sbagliata, la nostra, a cui tantissimi hanno preso parte con rispetto e partecipazione emotiva.
Emozione che in prima persona ha coinvolto proprio Ricci/Forte sempre pronti al confronto.

Una conferenza stampa ideale, quella messa in scena, da cui arriva il grido di denuncia. Chi vorreste seduto a quel tavolo e chi ad occupare i primi posti della platea nella realtà?
Ricci/Forte: «Nessuno deve vantare titoli accademici per sedere di fronte ad un microfono e riflettere sullo stato di letargia del nostro Paese. Sarebbe utopia cristallina quella di immaginarvi seduta una classe politica, troppo concentrata in pastette da teatro dei burattini per accogliere istanze civili riguardanti i diritti umani. I cittadini, gli “spettatori” devono trasformarsi in “agenti” nel piccolo delle loro esistenze quotidiane».

Voi che amate provocare, proprio durante la vostra conferenza scenica accennate al fatto che non tutti i presenti in sala sarebbero usciti allo scoperto rivelando la propria identità sessuale con un’alzata di mano. Siete ancora convinti di ciò nonostante il clamore, il seguito che avete e gli applausi lunghi più di 5 minuti che hanno concluso l’evento?
R/F: «La risposta sentita e partecipe di un Teatro Argentina traboccante di persone fino all’ultimo ordine di palchi, le grida di affetto e i piedi sbattuti in ogni palchetto ad incitare entusiasmo, sono stati sorprendenti anche per noi. Non sapevamo cosa aspettarci ma di certo la reazione ci ha fatto considerare che tutti, nessuno escluso, aspettiamo che nasca uno Stato che rappresenti sul serio che persone che lo compongono, in termini di rispetto».

In Still Life (2013) abolite i cartelli presenti spesso nelle vostre performance per dar spazio ad una grande bacheca su cui disegnare grafici e funzioni. Qual è per voi la formula che dovremmo imparare ad utilizzare in questa società?
R/F: «L’attitudine a formalizzare, a perimetrare qualsiasi singulto immaginifico, la volontà di arginarlo per il timore congenito verso gli spazi aperti della Fantasia, ci porta a formulare teoremi e grafici per inquadrare il non inquadrabile. Non si mettono le briglie alle differenze e non ci sono codici da utilizzare, tranne quelli etici, apparentemente ormai fuori moda».

Tra gli elementi distintivi, che sempre caratterizzano i vostri spettacoli, oltre ai cuscini e alle piume questa volta c’è la presenza anche degli annaffiatoi, quindi dell’acqua. Questo perché l’acqua è vita, elemento che si contrappone alla morte?
R/F: «Si nasce dall’acqua, dal sudore e dalle lacrime di una madre. L’acqua è crescita, giovani semi gettati sulla Terra che attendono le piogge per sviluppare la società di domani. Speranze che vengono troncate di netto per ignoranza, vanificando i fiumi di liquidi profusi».

Sudore, acqua e piume dunque, questo lo scenario che si presenta agli occhi del pubblico che non smette di applaudire dopo il “massacro”, purtroppo vero, che il teatro ha voluto mostrare come un grido di denuncia, di ribellione, ricordando alcuni dei nomi di ragazzi e ragazze adolescenti morti perché scherniti, impressi sul sipario, tra i lumini perennemente accesi e alcune lettere che testimoniano un’amara solitudine. Un teatro accogliente, che non addita e non fa differenza tra maschio e femmina, in cui gli attori si scambiano baci con alcuni spettatori dello stesso sesso e che vede la differenza solo tra palco e realtà. Sulle note della canzone La fine di Tiziano Ferro, che ha concluso l’evento (ma lascia aperta la mente), alcuni spettatori sfilavano sul palco bagnato – ma ricoperto col cellophane – per scrivere un nome su una grande bacheca, il nome di chi non c’è più, ma che continua ad essere vivo in noi. Il nome di chi ha smesso di sognare, invece di continuare a sperare. Sempre, per sempre.

ricci forte

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Argentina
largo di Torre Argentina, 52 – Roma
martedì 25 giugno, ore 21.00

Ricci/Forte con il sostegno del Teatro di Roma presenta
Still life (2013)

regia Stefano Ricci
con Anna Gualdo, Giuseppe Sartori, Fabio Gomiero, Liliana Laera, Francesco Scolletta
drammaturgia Ricci/Forte
movimenti Marco Angelilli
direzione tecnica Davide Confetto
assistente regia Claudia Salvatore