The show mustn’t go on

Continua al Teatro Lo Spazio di Roma la “maratona femminicida” di Betta Cianchini con quadri di vita quotidiana che raccontano il proprio squallore di normale dis-umanità.

Seconda serata e secondo quasi sold out per la rassegna ideata dalla Cianchini. Il luogo è suggestivo, informale, con anche un bancone posto lateralmente alla platea dove bere qualcosa.
Il chiacchiericcio finisce quando Maria, una ex prostituta di Ostia, inizia il suo monologo. Posizionata nella categoria delle reiette e taggata come scarto della società, è la classica persona di cui si tollera l’esistenza se e solo se collocata nell’ombra e che, inoltre, scopriremo essere amante della cugina Arianna, dunque banalmente pervertita secondo il senso comune (autentico freudicidio che, non di rado, è ancora riscontrabile anche negli specialisti).

Arianna (l’amante) come primo fulcro narrativo e Drago (il boia) come secondo, rappresenteranno nella storia raccontata in prima persona da Maria i tragici protagonisti di una vera e propria fenomenologia della prostituzione contemporanea.
Maria, difatti, si troverà teneramente coinvolta nelle “fantasie sporche” della cugina, pensieri che la Cianchini riesce magnificamente a restituire quali impressioni di semplice ingenuità evitando che possano apparire nelle vesti di pulsioni volgari e morbose.
Del testo di La prostituta che si metteva i cerotti ai piedi e lo scagnozzo del Drago, ben gestito linguisticamente dal romanesco di una convincente Federica Quaglieri, si apprezzano subito la maturità drammaturgica e la capacità di saper giocare con differenti sfumature emotive attraverso l’utilizzo di strategie narrative eterogenee e l’alternanza di registri drammatici e ironici.
Tutt’altro che tecnicamente impeccabile, la regia ha, invece, mostrato qualche esitazione, come nel caso di una chiusura ad anello fin troppo scolastica e un ribaltamento prospettico che restituisce la vicenda attraverso le parole del carnefice/scagnozzo di Drago (espediente che ha generato più l’effetto di una prosaica ridondanza che di poetico approfondimento); o nell’aver limitato all’essenziale i movimenti dell’attrice, riuscendo sì a catalizzare su di lei l’attenzione, ma finendo per scontare una eccessiva staticità e per far passare inosservata la performance in sala di Pino Le Pera.

Tuttavia e nonostante queste imperfezioni, che potremmo anche attribuire a un eccesso di attenzione critica, dalla scena è emerso potente ed efficace, magnetico e urgente il senso della serata, ossia ricordare che quello cui si sta assistendo è reale. È l’urlo disperato e concreto di chi vittima di violenza diviene martire dell’indifferenza. Il grido in direzione di chi è responsabile dell’aver ridotto il femminicidio ad affare di cronaca, di romanzo se non addirittura a questione normativa di cui altri devono occuparsi e nei confronti del quale informarsi/indignarsi è un atteggiamento necessario e sufficiente (sarà difficile non sentirsi chiamati in causa direttamente, personalmente o almeno in parte). Un’inaccettabile irresponsabilità (sociale oltre che individuale), perché le vite che vengono a mancare non sono mai banali («batto perché mi va, sono abituata» sarà il glaciale commento all’auto-interrogativo «ma chi te lo fa fare di continuare?») o di contorno («sono un semplice prodotto italiano, oggi sostituito da quello di minor qualità ma più economico dell’est»).
L’analogia tra il bianco puro della bara (che, non a caso, troveremo a pulire sia Maria, sia il suo giustiziere) e quello sporco delle vesti della protagonista, a dispetto della semplicità della trovata, si impone implacabile dallo sfondo visivo e concettuale del monologo, compensando abbondantemente la già citata staticità.

Uno spettacolo urgente per una rassegna assolutamente da fermare al più presto (leggete perché bloccare questo spettacolo).

Lo spettacolo continua:
Teatro Lo Spazio
via Locri, 42 – Roma
fino a domenica 13 ottobre
orari: da lunedi a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Fonderia delle arti presenta
Storie di donne morte ammazzate (barbarie italiana)
di Betta Cianchini
regia Alessandro Machìa

La prostituta che si metteva i cerotti ai piedi e lo scagnozzo del Drago
con Federica Quaglieri, Gabriele Guerra e la partecipazione di Pino Le Pera

Già andati in scena:
Odiavo i crisantemi
con Sonia Barbadoro e la partecipazione di Gabriele Guerra

Non sapevo fare la valigia
con Laura Mazzi

La maratona continua con:
Angela e il cassettone della suocera
con Giada Prandi

La sgambatura
con Arianna Ninchi, Federica Quaglieri, Pino Le Pera

Mancato soccorso al Pronto Soccorso
con Stefania Papirio

Per il bene del figlio, dello stalker e dello Spirito Santo
con Sylvia De Fanti

La Trilogia: Ex moglie si innamora di ex moglie
Erika – l’altra (Claudia Mei Pastorelli)
Maria – lei (Francesca Romana Miceli Picardi)
Salvatore – lui (Andrea Lolli)

L’ultima camicia da stirare
con Giada Fradeani

La Notte Rossa sul femminicidio
live N.O.A. – None of above + Swing Circus