Forme e movimento

angelo-mai-romaAlla terza edizione dell’Angelo Mai Italia Tropici la performance scritta da Romeo Castellucci, Silvia Rampelli e Alessandra Cristiani mette al centro della scena la ripetizione e il gesto sulla scia delle grandi coreografe del Teatrodanza novecentesco.

In piedi, immobile. Seduta, immobile. In ginocchio, immobile.
La figura disegna nell’aria delle forme geometriche lungo i tre lati del palco, aggiungendo un tassello a ogni spostamento, come dentro un mosaico in evoluzione continua, fino a scavalcare l’artificiosità della scena e a infrangersi contro la quarta parete, rompendone gli argini e sconfessandone la funzione discriminante.
È proprio l’instancabile dialogo tra moto e stasi a costituire il fulcro di questa narrazione (intesa come logica somma delle parti con un incipit e un epilogo), esercizio di stile che scompone il corpo-macchina in pura azione o, meglio, in microingranaggi che ruotano intorno alla monotonia e alla reiterazione, fattori base della danza contemporanea e di quel Tanztheater di cui Pina Bausch è stata la massima e più celebre esponente.
Corpo senza sesso, corpo marmoreo, corpo al servizio del gesto, ridotto a dinamismo dell’essenziale che indaga su se stesso e sugli intrecci spazio-temporali che si dispiegano tra proscenio e platea, tra arte e realtà, originate da un’unica materia, l’azione appunto. Il movimento è il principio e il fine nello studio di Castellucci, Rampelli e Cristiani sulle sue strutture elementari, assemblate una alla volta in un processo di addizione dove la noia è parte integrante dello spettacolo e lo straniamento di chi guarda necessario alla comprensione del tutto.
In Fase, del 1982, la geniale coreografa belga Anne Teresa De Keersmaeker costruì una performance basata su soli quattro movimenti che si ripetono al ritmo alienante della musica di Steve Reich. Ancora oggi l’opera è tra le più riprodotte della danza mondiale perché attraverso il meccanismo della ciclicità e dell’integrazione progressiva ha disvelato lo scheletro dell’informazione, fatta di cerchi concentrici che si scoprono piano piano e che il cervello umano rielabora secondo un ordine preciso.
L’indagine è approfondita da una prospettiva più sociologica nello spettacolo andato in scena il 6 febbraio all’Angelo Mai (non a caso seguito da un incontro informale a tema tra creatore e pubblico) in uno scambio che si interroga sullo scambio. È l’azione che parla, medita, recita, danza di sé.

Lo spettacolo è andato in scena:
Angelo Mai

viale delle Terme di Caracalla, 55/a, Roma
6 febbraio 2015 alle ore 21.00

Strutture elementari dell’azione 
di Romeo Castellucci, Silvia Rampelli, Alessandra Cristiani
durata 50’