Petrolio a tutti i costi

Si ispira alla grande opera incompiuta di Pier Paolo Pasolini, Petrolio, lo spettacolo Superstar, che racconta l’ascesa al potere di un imprenditore sedotto dal denaro e dalla depravazione dell’Olimpo statale.

Un velo sottile si stende sulla quarta parete come uno schermo, idealmente diviso in due metà: su una sono proiettati video muti, dietro l’altra invece si recita dal vero. In mezzo tra i due “quadri” Pier Paolo Pasolini, che per tutta la durata dello spettacolo s’intuisce soltanto, dietro a una sorta di specchio quadrangolare, e che solo sul finale farà la sua miracolosa apparizione. È strutturato così l’allestimento di Superstar, lo spettacolo che prende spunto dalle osservazioni dell’indimenticato poeta per raccontare gli anni feroci delle stragi di stato, dei misteri irrisolti, dal delitto Mattei giù fino a Capaci, di un’Italia che si è piegata all’omertà e alla mafia, perpetrando il suicidio dell’idea di Stato.
Protagonista dell’opera – così come del romanzo – è l’ingegner Carlo Valletti, che in scena si fa carico di ricostruire spudoratamente il topos dell’ascesa politica in Italia (collusione con il potere ecclesiastico, militare, infine mafioso) rappresentando giocoforza l’alter ego del nostro (finalmente) ex Presidente del Consiglio Berlusconi – lui, a differenza del poeta emiliano, già bell’e dimenticato da tutti. La schizofrenia di quest’uomo, scisso tra l’immagine dell’accettabilità sociale e la tentazione carnale che lo ossessiona, si traduce in scena nella scelta del doppio registro, video e drammaturgico: nelle scene recitate, infatti, il Valletti assiste muto e impassibile ai monologhi dei potenti che man mano incontra – Andreotti e Riina per citarne alcuni – e si limita, dopo l’ascolto, a pronunciare un mite «Accetto» che molto ricorda il «Rinuncio» delle litanie liturgiche; nei filmati, invece, dà libero sfogo alla sua depravazione, cimentandosi in un continuo di morbosi atti sessuali – solo allusi attraverso movenze e gesti – dalla valenza simbolica inequivocabile.
La recitazione è convincente – Emiliano Reggente si muove con nonchalance nelle diverse interpretazioni che sostiene, mentre Fabio Morgan è imprigionato nel suo Valletti lobotomizzato per la durata dell’intero spettacolo, e solo alla fine potrà concedersi (e concedergli) un tocco d’espressività – come pure l’allestimento scenografico e i costumi. Perché, allora, Superstar lascia spiacevolmente perplessi? In parte, probabilmente, per la fatica oggettiva di prestare attenzione contemporaneamente al quadro recitato e a quello proiettato, operazione che distrae e deconcentra inevitabilmente lo spettatore; in parte, forse, perché non se ne percepisce chiaramente l’intenzione profonda: in effetti il testo, seppur scritto con perizia e altrettanto diligentemente drammatizzato, non aggiunge nulla al già noto, semplicemente fa eco e dà risonanza alle parole di Pasolini e alle trame del potere italiano, tristemente risapute. In questo senso, Superstar arriva a chi lo fruisce come uno spettacolo non necessario, sebbene resti indubbio lo stimolo intellettuale che ha spinto chi lo ha allestito e prodotto a confrontarsi con un gigante della letteratura e del cinema contemporaneo.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro dell’Orologio – Sala Orfeo
via de’ Filippini, 17/a – Roma
fino a domenica 29 gennaio
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.30 (lunedì riposo)
(durata 50 minuti circa senza intervallo)

CK Teatro Colossal Kitsch Teatro presenta
Superstar
da Petrolio di Pier Paolo Pasolini
di Fabio Morgan, Leonardo Ferrari Carissimi, Andrea Carvelli
regia Fabio Morgan
con Fabio Morgan, Emiliano Reggente
scene e costumi Alessandra Muschella
disegno luci Andrea Carvelli