Tra voci di pulzelle e giri di jazz

teatro-dell-orologio-romaAlla sua settima edizione, la rassegna Exit porta nelle sale del Teatro dell’Orologio accompagnamenti musicali con lo spettacolo Tales of the moon catcher e nuove interpretazioni di personaggi classici con Le voci di Gio.

Il numero minimo di gente in sala è testimonianza di quanta sponsorizzazione sia ancora necessaria per dar risalto alla scena d’arte indipendente. Al jazz del quintetto composto da Marco Colonna e Asa Quartet ne è una prova lampante. Quello che valorizza il gruppo è l’aggressività di certi pezzi, nelle tonalità e nei ritmi accesi, e un senso profondo che si vuole destinare alla musica. Una musica investita dalla coscienza emotiva, che vuole essere comunicativa, diretta. L’obiettivo dell’artista Colonna è esplicito: «Ogni brano ha una sua storia». E ci spiega, così, i dolci accordi di Neda, canzone dedicata alla figlia, con un pensiero alla manifestante persiana Neda Salehi Agha-Soltan, uccisa nelle proteste del 2009. Neda sta per voce, quella voce che non vuole essere repressa e che l’artista armonizza in scrittura musicale.
In un’ora di spettacolo, difficile perché sempre sulla stessa alta frequenza di emozionalità e coinvolgimento, in cui vi sono lievi pecche di trasporto e ridondanze. In questo caso, il poco clamore deriva (forse) anche da una scaletta di toni che limita alcuni pezzi, anche se negli agganci fra i brani, così come nelle aperture, è condensato tutto il virtuosismo. Evidenti sono il giusto incastro e la complicità del gruppo, ben amalgamato, e tangibile è l’impegno, la sintesi con la quale i cinque comunicano e costruiscono suoni e brani. Nuovi linguaggi musicali,  influenze di altre culture, il chiaro segno della ricca esperienza di questi artisti hanno il loro completamento nella chiusura dello spettacolo. Un jazz-tango sporco, memoria di un passato individuale, che si fa portavoce di un messaggio collettivo e specifico: che la musica possa essere motivo aggregante, che conservi anche lo scopo di condivisione, la voglia di far gruppo.
Altra scena, altra storia, altro spettacolo, Le voci di Gio al quale la nostra Valeria Petrucci ha interamente dedicato la sua recensione, cui rimandiamo per una analisi particolareggiata della performance. Tutta voce, spirito e corporalità la performance di Mariateresa Pascale. L’artista, che inscena il lavoro di Eduardo Ricciardelli, presenta una scrittura, un monologo dove rivive di sfumature nuove la nota e discussa pulzella d’Orleans. La storia di Giovanna d’Arco viene spogliata e ci si presenta sul suo lato più umano, sul piano di una donna e non di leggenda. Ed è una donna sola a reggere il palco, lei alla guida dello spettacolo così come l’eroina francese fu alla guida di un intero esercito. La personificazione è totale, « mi sono avvicinata a Gio camminandole accanto,guardandola di sbieco, ascoltandola come di nascosto». L’appellare con confidenza una delle figure più citate della storia ci avvicina a quella donna andando oltre la storia stessa, sorpassandola. Tante parole, molti silenzi. Numerose scene dove lo spettatore è massimamente concentrato sul corpo, sulla mimica, sul tacito momento pieno, dove si coglie una storia, una paura, un desiderio. L’alta missione di colei che sentì una vocazione, il rapporto diretto con le numerose voci interne, il concetto di libertà, il tutto assorbito da un lato spirituale, da un profondo stato di misticismo che avvolge i fatti. La tragedia c’è, la donna bruciata e condotta alle fiamme, i richiami che si possono discutere sulla paura del diverso, la potenza di chi sente altro, «ma noi raccontiamo la storia di una ragazza: che cerca i colori, che vive nella noia e poi col sorriso decide di buttarsi tra le lame e il fango. I suoni, le voci la guidano,la spostano,le fanno perdere l’equilibrio, però lei è sempre lì, presente. Perde la strada ma non si perde». Folle e mansueta, è una guerriera. E il suo corpo è testimone di questa quiete e grinta che collaborano. La mimica segnala i turbamenti così come le certezze, il legame col pubblico sta nello sguardo che vuole imprimere la figura di Gio, che ci accompagna come una delle sue tante voci. «Le sentite le mie voci?».
Sperimentalismi vocali, minimalisi e acuti lamenti, misteriosi e  ancestrali, si toccano vibrati inspiegabili a parole. Possiamo solo sentirli.
In un’amplificazione sensoriale un applauso lungo e interminabile. Tutti rapiti e piegati dall’animo di una pulzella.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro dell’Orologio

Via dei Filippini, 17/a

05 dicembre, ore 21
Tales of the moon catcher
Compagnia Kipling presenta Marco Colonna e Asa Quartet
clarinetto e basso Marco Colonna
sax soprano Graziano D’Urbano
sax alto Stefano Ensabella
sax tenore Francesco Pecorari
sax baritono Francesco Ciocca

dal 06 al 07 dicembre
Le voci di Gio
scritto e diretto da Edoardo Ricciardelli
con Mariateresa Pascale