Che lo spettacolo non abbia inizio?

Alex Cecchetti giunge nella sua città natìa per l’edizione 2016 del TerniFestival con il suo Tamam Shud, allestimento annunciato denso di emozioni, ma scoperto, purtroppo, privo di alcuna capacità empatica.

La premessa che si evince dalla sinossi dello spettacolo è che sarà protagonista un uomo trovato(si) morto reso irriconoscibile anche a se stesso da curiose circostanze del proprio decesso, dunque senza più identità nè memoria. Dal tentativo di ricercare i propri ricordi e la propria umanità nasce Tamam Shud (Questa è la fine), titolo tratto dal verso conclusivo di una poesia persisana, ambizioso progetto performativo non site-specific attraverso il quale Cecchetti ambisce a rappresentare una sorta di emblema della spersonalizzazione dell’epoca in cui viviamo

Il tenore della performance, nella quale lo spettatore viene coinvolto con alterna discrezione o sfacciataggine, si evince però di ben altro tipo, mestamente oscillante tra l’ironico e il piacione. Se la prima mezz’ora scorre leggera nella sua introduzione, complice la disinvoltura da one-man-show di Cecchetti e le notevoli doti dei due cantanti lirici che lo accompagnano (il contralto Francesca Lisetto e il controtenore Adonà Mamo), non si potrà tuttavia dire lo stesso per la lunghissima restante ora e mezza, persa tra le divagazioni (forse autobiografiche?) sul nulla del suo protagonista e strutturata, prima della vacua proiezione cinematografica finale, su uno sproloquio continuamente forzato alla ricerca della risata e della provocazione (immotivata, quando non fine a se stessa).

Dispersa l’attenzione del pubblico dalla mancanza di appigli ai quali ancorare il senso della propria presenza all’interno della performance, Tamam Shud naufraga per la sostanziale assenza di uno snodo drammaturgico e di stimoli non unicamente autoreferenziali, formalizzando così più che uno spettacolo «inspirato dalla vera storia del Mistero di Somerton Beach» che, «senza essere una ricostruzione dell’evento dal quale prende ispirazione […] tenta di ricostruire la biografia di un intera generazione, una generazione nata sotto le promesse di diverse utopie di rinnovamento sociale e che ora è presa in ostaggio e sfruttata dal marketing e dall’informazione», un allestimento tanto ambizioso quanto di incoerente inconsistenza.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del Terni Festival Internazionale della Creazione Contemporanea,
Palazzo di Primavera

dal 16 al 18 settembre, ore 17
domenica 18 settembre replica in lingua

Tamam Shud
performers Alex Cecchetti , Francesca Lisetto, Adonà Mamo
musiche tratte da Allegri, Landini, Purcelli, Gershwin
poduzione Teatro Stabile dell’Umbria/Ternifestival
120 minuti
max 30 persone