Si è conclusa la terza edizione di Intransito ed è il momento di tirare le somme sulla rassegna under 35 che si tiene, con cadenza biennale, a Genova.

Dopo il dovuto plauso all’organizzazione e alle tre compagnie che se ne sono fatte carico, Teatro Akropolis (che ha messo a disposizione anche i suoi spazi a Sestri Ponente), Officine Papage e La Chascona, quest’anno vanno riconosciuti al Comune di Genova due meriti. Il primo di aver puntato, ancora una volta, su nuove proposte – e il sold out registrato nelle tre serate, con un’affluenza di pubblico anche under 25, ha confermato che il teatro non è morto, al contrario gode di buona salute quando si costruiscono progetti seri radicandosi sul territorio. La seconda, di aver voluto una rassegna in grado, anche economicamente, di ospitare le sei compagnie finaliste per l’intera manifestazione, così da trasformare Intransito in una tre giorni di scambi – elemento, questo, basilare per la crescita e la maturazione degli artisti (come dimostra, curiosamente, anche la bella mostra in questo periodo a Palazzo Ducale, dedicata a Picasso e ai suoi atelier – luoghi di studio, incontro, scambio).
Ma veniamo al clou della tre giorni e, prima di rivelare il vincitore, ricordiamo i lavori delle diverse compagnie, che hanno presentato un’ampia gamma di modi di intendere il teatro e il mestiere attorale.
Ad aprire la manifestazione, Mondo cane di Turconi/Deblasio. Uno spettacolo scritto dallo stesso Daniele Turconi e che racconta, attraverso una serie di quadri emblematici della vita di un giovane di oggi, la sua adolescenza in un quartiere popolare, il suo desiderio di emergere, rinnegando valori e principi familiari, per affermare al contrario una personalità prevaricatrice e votata al successo, che si scontra con una realtà che illude con un superficiale consumismo e regala instabilità e frustrazioni. Il lavoro, nel suo complesso, pur dimostrando alcune idee drammaturgiche interessanti, quali il falso finale, manca ancora di una certa compattezza (in alcuni momenti il discorso, troppo frammentato, si sfilaccia e la tensione scivola nella ripetitività), e soprattutto di un lavoro attorale che renda credibile il personaggio – la sua dimensione psicologica in questa difficile iniziazione alla vita.
A seguire, C&C Company con un Anna Cappelli in versione en travesti, che restituisce al personaggio – usualmente molto più caricato e grottesco – una ingenuità, un desiderio quasi infantile di felicità che si scontrano con le regole morali, prima, e con un maschio egoista e prevaricatore, poi. E qui dobbiamo fare alcune considerazioni a parte. Ora, la società moralistica descritta in Anna Cappelli è un ricordo. Nessuno, o quasi, si scandalizza a vedere una coppia di fatto o una donna single in cerca di affermazione. Di conseguenza, un testo che parte proprio dalla premessa di un’impossibile rispettabilità, di un benessere borghese condito col sogno di fare la “signora”, di avere una casa propria in stile Mulino Bianco, potrebbe risultare alquanto stantio. La scelta dell’en travesti, al contrario, gli infonde vita, lo rende contemporaneo, ne afferma il valore sostanziale modificandone le premesse contestuali. Convince altresì una lettura più sfaccettata del personaggio, meno consumistico e votato al mero possesso, bensì complesso e dalle pulsioni contraddittorie. Dove il bisogno di fare proprio l’altro da sé – prima l’oggetto e, poi, la persona – diventa, in primis, affermazione del proprio diritto di stare al mondo, e in un secondo tempo, atto estremo d’amore (vedasi L’impero dei sensi di Ōshima). Bello il finale in cui, una serie di lattine, posizionate sul pavimento a scacchi, ricostruiscono una specie di tavola/bara (numerosi i rimandi, tra i quali a Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante di Greenaway e alla tradizione cristologica). Proprio questo côté – tra sacrificio e salvezza – possiamo dire sia la novità nella lettura del testo di Ruccello, che pensiamo possa essere spinta anche a maggiori conseguenze e che siamo curiosi di vedere in forma completa nella trilogia di C&C Company, di cui Anna Cappelli è un capitolo. Unico dubbio resta quello dei momenti danzati – trasposizione a livello gestuale degli a parte, che dipingerebbero forse i tumulti psicologici della protagonista la quale, a livello recitativo, ossia pubblico, si impone di mantenere sempre un certo controllo compulsivo (di sé e dell’ambiente che la circonda). La parte danzata risulta, nel finale, profondamente in sintonia con il vortice tragico nel quale affonda la Cappelli; mentre, nella parte iniziale e centrale, la ricerca di stabilità ed equilibrio è meno aderente e di più difficile lettura.
La seconda serata si è aperta con il Collettivo L’Amalgama in Fil Rouge. Lo spettacolo – riveliamolo: vincitore della manifestazione – ha il pregio di presentare cinque monologhi di altrettanti personaggi tutti molto ben recitati e dove le colleghe, durante gli a solo, intessono situazioni di accompagnamento per collegare, attraverso un filo rosso appunto, le storie l’una all’altra. Purtroppo, però, i cinque monologhi sia a livello linguistico (uno è addirittura in dialetto e maschera una forma dialogica), sia di stile (alcuni sono decisamente surreali, come quello tra l’adolescente e la reclusa, altri realistici o al contrario onirici) sono degli a solo poco riconducibili a una comune matrice e la struttura drammaturgica che dovrebbe fare da collante, o cornice, ossia la compresenza delle cinque nello stesso condominio, dove si ritroverebbero per un thè, è davvero poco credibile (una cinquantenne di un basso napoletano chiacchiererebbe mai con un’adolescente forse medio borghese e una giovane artista rampante – in dubbio tra avance e molestia?). Spiace anche vedere ben cinque interpreti in scena (cosa ormai rara, in tempi di crisi economica e conseguente necessità di rattrappirsi sui monologhi), che non intessono dialoghi e non costruiscono uno spettacolo corale, bensì si limitano a trovare vari escamotage (piacevole quello della tv) per collegare quelli che sono, essenzialmente, monologhi a sé stanti.
A seguire, Antigone – Monologo per donna sola di Anomalia Teatro. Un testo giocato sul continuo confronto tra l’originale sofocleo, il testo di Anouilh e abbondanti rimandi alla contemporaneità (molto interessante e pregnante l’accostamento tra Antigone e altre donne che hanno perso i loro familiari e si sono dovute scontrare con il potere, senza ottenere giustizia – da Giuliana Giuliani a Ilaria Cucchi). La performance nel suo insieme, però, è troppo lunga e decisamente squilibrata. La prima parte, coi continui rimandi pop o all’immaginario filmico strizza l’occhio al cabaret – anche a livello attorale. Mentre il finale classicamente tragico ha un che di sfibrante e sfibrato e il parallelo Antigone/donna islamica (l’abito trasformato in chador) non convince e, anzi, infastidisce – costringendo alcune problematiche in un universo altro, distante dalla tradizione greco-occidentale.
La terza serata ha visto protagonista il teatro non di parola di Vicari/Aloisio con Eoika. Una serie di quadri sulla fallibilità della percezione dell’altro da sé, realizzati attraverso un gioco infantile che, forse, abbiamo sperimentato anche noi: dipingerci parti del corpo con gessetti colorati per trasformare la mano in una bocca o il nostro profilo in un frontale (quasi picassiano). Anche i corpi seguono il medesimo percorso di trasformazione e, se nei primi quadri, domina l’illusione, nel finale il gioco è opportunamente svelato, rivelando l’ambiguità dell’essere in sé, oltre che della nostra percezione dello stesso. Si sente ancora la mancanza di un occhio esterno che costruisca un progetto coreografico più compatto, soprattutto nel finale, e sfrondi in parte i primi due quadri – belli in sé, ma tirati un po’ oltre le loro effettive capacità espressive. Le due performer dimostrano, però, idee chiare e un’altrettanto chiara progettualità drammaturgica, così come un proprio stile apparentemente ludico eppure pregno di significati.
Ultimo spettacolo in scena, L’imbroglietto – Variazioni sul tema, dei romani Habitas. Un corto, che gioca sulla ripetizione con variazioni. Sebbene l’idea iniziale e la tecnica dei performer ci siano, lo spettacolo nel suo complesso solleva diversi dubbi. Innanzi tutto, mancano i tempi comici e quella em/simpatia tra clown e spettatori, indispensabile per coinvolgere il pubblico e suscitarne le risate. Nella seconda parte, dove i rimandi si allontanano da una tradizione cabarettistica e cartoonistica propria degli anni 20 e 30, avvicinandosi alla cultura popolare (dall’universo filmico alla gestualità kabuki), lo spettacolo guadagna in ritmo ma perde in contenuto, trasformandosi in un divertissement.
Fiore all’occhiello della terza edizione di Intransito, la presenza degli studenti della classe IV D del liceo artistico Klee-Barabino di Genova, coordinati dalla professoressa Claudia Campanella, che hanno potuto vivere un’esperienza di alternanza scuola/lavoro davvero formativa, confrontandosi, prima, con i tecnici, i registi e gli organizzatori di Teatro Akropolis; in un secondo tempo, vivendo l’esperienza dell’organizzazione della rassegna (producendo anche un piccolo promo e creando un hashtag dedicato, #ekleettici); e infine, elaborando una serie di testi nei quali raccontano la loro esperienza.
Intransito si è riconfermato momento creativo e performativo. Alla prossima edizione.

Intransito 2017, la Rassegna di teatro under 35, si è svolta:
Teatro Akropolis

via Boeddu, 10 – Genova Sestri Ponente
(tranne i Dialoghi con l’artista, che si terranno c/o il Caffè dei Glicini)
giovedì 16 novembre, ore 20.00
Compagnia Turconi/Deblasio (Milano) presenta:
Mondo cane
ore 21.30
C&C Company (Brescia) presenta:
Anna Cappelli

venerdì 17 novembre, ore 18.00
Caffè dei Glicini – Giglio Bagnara
via Sestri, 46 – Genova
Dialoghi con l’artista
incontro tra Compagnie e pubblico
ore 20.00
Collettivo L’Amalgama (Garbagnate Milanese) presenta:
Fil Rouge
ore 21.30
Anomalia Teatro (Torino) presenta:
Antigone – Monologo per donna sola

sabato 18 novembre, ore 20.00
Compagnia Vicari/Aloisio (Palermo) presenta:
Eoika
ore 21.30
Compagnia Habitas (Roma) presenta:
L’imbroglietto – Variazioni sul tema
ore 23.00
Assegnazione del Premio

Foto: Donato Aquaro per Intransito 2017 (all rights reserved). La Compagnia vincitrice, Collettivo L’Amalgama, in Fil Rouge