La speranza della musica

vittoria-teatro-romaIn occasione della Giornata della Memoria, Francesco Brandi firma la regia di un dramma collettivo ambientato nella città-lager degli “ebrei eccellenti”.

Se è vero quanto ha scritto Theodor Adorno, che dopo Auschwitz nessuna poesia o affermazione creatrice è più possibile, altrettanto vero è che la memoria mediante l’arte costituisce un dovere. E ancor di più che il ricordo dell’espressione artistica e della musica in particolare ha rappresentato nei campi di concentramento l’unica forma di libertà e sopravvivenza.
Einstein, Freud, Kafka, Svevo, solo alcuni dei grandi nomi della storia del primo Novecento di estrazione ebraica. E poi milioni di volti anonimi tra commercianti e banchieri, librai e tessitori, senza dimenticare artisti di fama internazionale. Rafael Schächter direttore d’orchestra, Valtr Eisinger suo corista (fidanzato con Vera), Alice Herz-Sommer famosa pianista, Friedl Dicker Brandeis disegnatrice d’avanguardia, Viktor Ullmann critico e compositore, Peter Kien suo librettista, e infine Kurt Gerron regista. Questi i protagonisti di Terezín-Artisti tra le ceneri, commovente docu-spettacolo andato in scena al Teatro Vittoria di Roma, in un triplo evento gratuito, in concomitanza con i settant’anni della Shoah.
La barbarie nazista è associata principalmente ad Auschwitz, primo campo di sterminio liberato dalle truppe sovietiche il 27 gennaio 1945, e dunque meno nota è la storia di Terezín, città a pochi chilometri da Praga, sgomberata e ricostruita lager per “ebrei eccellenti”: letterati, scienziati, diplomatici, musicisti ridotti a bestie da lavoro in attesa di convogli senza speranza.
Da un’idea di Annalisa Pavoni e Guido Barbieri, gli Allievi del Corso Drammaturgo teatrale di Lazio InScena sotto la direzione di Francesco Brandi, danno volto e voce a otto delle sei milioni di vittime di un’assurda ideologia razziale. Personaggi diversi per carattere e reazione, eppure accomunati da un talento che consente loro di sopravvivere, da un destino che ugualmente li annulla. In spartiti imparati a memoria, Chopin e Verdi vengono riscritti sui pochi fogli a disposizione, sul cui rovescio si scorgono disegni di bambini senza colore. In ogni tempo e in ogni luogo, la musica ha il potere di condurre altrove, di restituire forma al caos; in quel non-luogo essa era ancor di più consolazione e forza, speranza. Significativa è infatti la locandina dello spettacolo, in cui il reticolato di filo spinato è modellato a disegnare una chiave di violino creando un possibile varco, l’unico.
Ma la musica sarà anche fonte di conflitto. Da un comandante SS impassibile (in un’interpretazione di rilievo) e un più dubbioso sottomesso, al regista del campo Mr. Gerron è ordinato di girare un film di falsa propaganda su Terezín, in cui si allude a Hitler che dona una città agli ebrei. Cosa fare? Recitare una parte per guadagnare qualche straccio, un tozzo di pane e soprattutto tempo, oppure smettere di sottostare? All’interno di una politica di terrore, non vi è opportunità di scelta. I deportati manterranno allora la parola, i nazisti no.
Eppure vi è una resistenza che non passa attraverso le armi, ma per l’arte. Da quell’accumulo di baracche, ben reso dalla scenografia, dai questi posti dell’orrore e del silenzio ben impressi nella mente in questi giorni, una musica assordante si è alzata e deve continuare a farlo. «La nostra opera non può finire in pianissimo!» ha urlato il direttore d’orchestra. E su quella melodia marcatamente ebraica, eseguita da quattro professionisti del Conservatorio di Santa Cecilia prestati alla recitazione, la lacrima trattenuta lungo i due atti può finalmente scivolare.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vittoria

Piazza Santa Maria Liberatrice, 10 – Roma
26-27 gennaio, ore 21.00 (il 27 anche ore 10.30)

Terezín, Artisti tra le ceneri
di Matteo Ciocci, Alessio Moneta, Valentina Rizzi, Alessandra Verdura
regia di Francesco Brandi
con Daniele Ponzo, Livia Lucina Ferretti, Federico Balzarini, Alessio Moneta, Tiziano Ferracci, Giulia Elettra Illuminato, Francesca Marchionne, Renato Vizziello, Sebastian Gimelli Morosini, Emanuele Baldoni, Jessica Loaiza, Andrea Trueba, Giorgio D’Andreis, Claudiano Colletti e Lorenzo Carulli
aiuto regia di Paolo Amati, Elisabetta Bruni e Alessandra Tacconi
scenografie di Diletta Maria Buschi, Simona Sabatelli e Pietro Zampetti
produzione Lazio Inscena