“Tutto cambi affinché nulla cambi”

Al Franco Parenti un 150° visto dal Sud: brigantaggio, cafoni e migranti protagonisti di Terra Promessa!, il nuovo spettacolo firmato da Marco Baliani, Felice Cappa e Maria Maglietta.

“Tutto cambi affinché nulla cambi”, ecco il senso del discorso del Principe di Salina al cavaliere Chevalley. “Noi siamo il pennone, sul quale sventolano le bandiere”, ecco il senso del discorso del barone al pubblico del Parenti: la nuova Italia, qualunque essa sia – bianca o tricolore – dovrà poggiare su di loro e fare, propri, i loro interessi. In un caso come nell’altro, nell’Italia di ieri e nell’Europa di oggi: l’unificazione dall’alto significa impoverimento, migrazione, violenza – ieri con i massacri dell’esercito piemontese, oggi con la violenza economico-finanziaria di un Euro che conta molto più degli europei.

Per raccontare questa storia, che si dipana tra il 1860 e il 1865, senza retorica o il rischio di scivolare nel didascalico, Baliani e Cappa cercano di reinventare il linguaggio narrativo partendo non già dalla confessione-fiume, bensì dai luoghi in cui si è svolta la vicenda – sfuggendo al cliché della lettura scenica o dello spot che illumina, per contrappunto, questo o quel protagonista mentre lo stesso si racconta. E quale vicenda? Non già quella del garibaldino, bensì l’esistenza autobiografica di Carmine Crocco, l’anti-eroe, il brigante lucano e, per breve tempo, il rivoluzionario al servizio non di un’idea di nazione – che quando si trascorre la giornata pensando a come mettere insieme pranzo e cena, è difficile fare voli pindarici – bensì della rivendicazione principe che, da sempre, è propria del contadino: la terra – lavorare finalmente il proprio campo per guadagnarsi di che vivere.

Scrivere per immagini, in questo spettacolo, significa «mettere insieme la tecnologia, il linguaggio moderno per eccellenza, con l’anima più antica del fare teatro, la narrazione», come afferma Felice Cappa, così da creare – rifacendosi a Brecht – quello “straniamento” che dovrebbe indurre lo spettatore a porsi delle domande. E mentre sugli schermi, su veli impalpabili, che a volte celano e altre rivelano, scorrono frammenti di autobiografie e pensieri – di una donna, un contadino, un soldato piemontese e un barone – fanno da contrappunto visivo immagini evocative, che suscitano emozioni in quell’inconscio collettivo le cui radici affondano proprio nella terra.

Nelle parole di Baliani: «L’idea che ci ha mosso è quella di un viaggiatore che si reca in Lucania», là dove ha vissuto Carmine Crocco, «per confondersi con altre figure e racconti, assumendo una dimensione quasi fantasmatica, che è propria del cinema». Passi di Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi e stralci dell’autobiografia scritta in carcere da Crocco, si mescolano alle storie tragiche di una lavandaia o di un cafone che conta i pugni di grano: tanti per lo Stato, tanti per la Chiesa, tanti per il barone, e quanti per lui? Uno solo per sfamarsi e sfamare la famiglia. Ma la retorica qui non attecchisce perché come spiega Baliani: «Il miscuglio di oralità e tecnologia, il contrappunto di immagini fredde – quelle proiettate – e del corpo caldo dell’attore in scena (lo stesso Baliani), è voluto per raffreddare il racconto, distanziare lo spettatore dal narrato», per farlo pensare. E ci riesce perfettamente.

Il narratore-viaggiatore si sposta anche materialmente tra i piani: è insieme in scena, proiettato, nascosto dai veli, rivelato dal primo piano. È se stesso e altro, è Crocco e tutti noi, che 150 anni dopo ci dibattiamo per risolvere quegli stessi problemi: la terra, la proprietà, il metodo di produzione e ridistribuzione della ricchezza – ieri come oggi, l’Italia è terra di migranti (e ben poco di immigrazione!): l’esercito sabaudo riuscì a cacciarne 8 milioni – di contadini sem terra – le attuali politiche ne scacciano 70.000 ogni anno – tra laureati e giovani professionisti.

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
Via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 9 ottobre
orari: giovedì e venerdì ore 21.15; mercoledì e sabato ore 19.30; domenica ore 16.30
Terra promessa!
Briganti e migranti
uno spettacolo di Marco Baliani e Felice Cappa
drammaturgia di Maria Maglietta
con Marco Baliani e Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottobrino e Michele Sinisi
Produzione CRT Artificio