Storia di soffitte e principesse in un’epoca cattiva e con poco cervello

libero-teatro-milano11In occasione della Giornata della Memoria, il Teatro Libero ha ospitato una favola amara a metà strada tra fantasia e realtà.

Tommaso è un orfanello adottato da Maddalena e Domenica, due donne indipendenti e perciò strane. Per il bimbo, quelle due signore sono la sua sorellina e la zia. È lui il piccolo protagonista di Testastorta – La storia inventata, opera tratta dal romanzo di Nava Semel, per la regia di Manuel Renga.
Siamo nel 1943, in un paesino piemontese sperduto tra le montagne. I tedeschi hanno fatto la loro apparizione in paese, anche se la vita del piccolo borgo sembra proseguire apparentemente nella quiete e nella normalità. Il piccolo Tommaso vive sereno con la famiglia adottiva, tra noiose lezioni tenute da uno zelante e viscido maestro filo-fascista e giornate all’aria aperta. Solo una cosa sembra disturbarlo, togliendogli il sonno: i costanti rumori che sente provenire dalla soffitta chiusa e fatiscente della sua nuova casa.
Non ci sono limiti alla fantasia di Tommaso – un Testastorta con la mente sempre piena di storie inventate, come lo definisce spesso sua zia Domenica… Secondo lui, nella soffitta vive una principessa prigioniera che attende di essere liberata. Il piccolo eroe inizia allora a scriverle lettere e a farle piccoli doni, che lascia nella grondaia sul tetto. Ma l’abitante della soffitta non è una principessa e la vivace immaginazione del bimbo dovrà suo malgrado soccombere dinanzi a una realtà cupa, che non lascia scampo.
Sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, la vicenda si snoda tra momenti di forte angoscia, piccole intrusioni di comicità e occasioni di riflessione sul mondo e la società dell’epoca, attraverso cui il pubblico in sala entra in contatto con ogni singolo personaggio.
Impariamo così a conoscerli tutti, a comprenderne le qualità e i limiti, le speranze che li rendono coraggiosi, le paure che li fanno rannicchiare su un giaciglio improvvisato e nascondere tra polvere e oscurità. Gli effetti emotivi di questa variegata rappresentazione dell’umanità sono sostanzialmente due: empatia e repulsione. Basta poco, infatti, per affezionarsi alle due coraggiose donne e al piccolo Tommaso, così come al misterioso ospite della soffitta. Danno i brividi, invece, l’ufficiale nazista e l’ambiguo maestro.
In una scena dall’aria provvisoria, attraversata dalla costante attesa di cambiare in maniera definitiva, Valeria Perdonò e Alessandro Lussiana danno vita a un dramma eccellente, brillante nella sua amara cupezza. I due attori, i soli presenti fisicamente sul palcoscenico, riescono a dare sostanza credibile a tutti i personaggi che popolano la storia – sette, per la precisione – calandosi perfettamente, di volta in volta, nelle entità positive e negative che essi rappresentano, senza cali di tensione drammatica.
Al termine dello spettacolo, un pensiero attraversa la mente mentre ci si appresta a uscire dalla sala: la consapevolezza che non vi sia niente di più spregevole e inaccettabile che porre, senza alcuna pietà, la guerra e i suoi orrori dinanzi agli occhi di un bambino.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Libero
Via Savona, 10 – Milano
da lunedì 25 a domenica 31 gennaio 2016

Testastorta – La storia inventata
tratto dal romanzo Testastorta di Nava Semel
drammaturgia di Tobia Rossi
regia di Manuel Renga
con Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò
produzione Chronos3