AkropolisLa purezza delle linee di Anish Kapoor, le teorie di Antonin Artaud; la forma scultorea, il teatro come peste: Imre Thormann dispiega il butō in arte concettuale

Giornata intensa a Genova, sabato 10 novembre. A Palazzo Ducale, mentre il virtuosismo di Paganini e l’impegno politico di Jimi Hendrix finiscono in un calderone qualunquista, al piano nobile si riafferma il valore della complessità con una serie di iniziative dedicate ad approfondire la conoscenza del butō, organizzate nell’ambito di Testimonianze Ricerca Azioni.
Teoria e pratica. Da una parte un convegno e una mostra fotografica, dall’altra tre performance agite da Alessandra Cristiani, alle 18.00, Masaki Iwana, in prima serata, e Imre Thormann alle 15.00 e alle 22.00. Di quest’ultimo avevamo già visto Enduring Freedom un paio d’anni fa, sempre grazie alla sagacia e al coraggio nelle proprie scelte artistiche di Teatro Akropolis. Rivivere quell’esperienza ci ha confermati nelle nostre intuizioni – per quanto individuali e fallaci – intorno all’arte teatrale di Thormann e, come due anni fa, abbiamo provato quella sensazione di apnea e di rapimento, abbiamo compatito la sofferenza attraverso un movimento diaframmatico, che si è riverberato dal corpo di Thormann al nostro – Artaud, non a caso, spiegava: “ogni emozione ha una base organica. Ogni differente metodo di respirazione può essere analizzato per il contenuto simbolico”, e ancora: occorre “agire sugli spettatori come gli incantatori di serpenti e far loro ritrovare attraverso l’organismo le sensazioni più sottili”.
Nel lavoro di Thormann (anche a differenza delle altre due performance in scena nella stessa giornata) non vi è alcuna concessione all’estetica. Il pubblico è invitato in prima persona a prendere atto della comune matrice, di questa nostra anima fatta di carne (Artaud docet), e a condividerla fisicamente, rivestendosi di tute uniformemente bianche, neutre – laddove vi sarebbero ancora resistenze a presenziare al rito laico del teatro, nudi come Thormann.
Come la peste, il teatro contagia, ammala, conduce a una sofferenza insieme fisica e psicologica. ll butō serve a Imre solo come disciplina rigorosa che gli permette di trasformare il proprio corpo, e con esso ogni gesto o respiro, in geroglifico espressivo di un linguaggio che diventa finalmente vero, pregnante molto più di tutte quelle parole ormai consunte – di cui si ciba troppo spesso il teatro.
Visivamente, la fluidità dei movimenti, la pienezza dei gesti, la capacità di abitare l’esiguo spazio che Thormann ricava per sé – con una serie di neon disposti a ring – rimandano inevitabilmente a una scultura che non è tensione cristallizzata, bensì purezza di forme che si disegnano nelle tre dimensioni, alle quali se ne aggiunge una quarta, il tempo – in un ripetersi infinito di presenti. Come Nietzsche profetizzava: “L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere”; la sofferenza dell’umanità si rinnova dall’Afghanistan bombardato da Bush per il suo “bene” (il titolo rimanda alle operazioni militari statunitensi avviate nel 2001) allo Yemen sotto i raid dei sauditi.
J’ai recu la vie comme une blessure, et j’ai défendu au suicide de guérir la cicatrice” (ho ricevuto la vita come una ferita, e ho proibito al suicidio di guarirne la cicatrice, t.d.g., Lautréamont). Il teatro come l’unica piaga che può guarirci dal male di vivere.

Gli eventi e le performance hanno avuto luogo nell’ambito di Testimonianze Ricerca Azioni:
Palazzo Ducale
piazza Giacomo Matteotti, 9 – Genova
sabato 10 novembre

ore 15.00 e ore 22.00
Imre Thormann presenta:
Enduring Freedom

dalle ore 16.00 alle ore 18.00
La danza butō. Dai maestri alle nuove generazioni di performer
incontro con Samantha Marenzi, Matteo Casari ed Elena Cervellati

ore 18.00
Alessandra Cristiani presenta:
Clorofilla

ore 19.00
inaugurazione mostra fotografica
I corpi del Butoh. Fotografie di danza tra Oriente e Occidente
a cura di Samantha Marenzi
immagini di Alberto Canu, Emilio D’Itri e Samantha Marenzi

ore 21.00
Masaki Iwana presenta:
Vie de Ladyboy Ivan Ilitch

www.teatroakropolis.com