Radicalmente popular

teatro-studio-uno-roma-80x80Al Teatro Studio Uno va in scena Tetro di Antonio Sinisi: quando l’indipendenza sposa il contemporaneo e dà luce a uno straordinario esemplare di nuovo teatro.

Quello della normalità è tra gli ambiti di riflessione contemporanea, forse, il più controverso e cruciale. Lo è per vari motivi, ma soprattutto per come (as)salta al cuore dell’impalcatura ideologica su cui l’occidente si è edificato e ha costruito tutto il proprio funzionamento, ormai volto nei termini di una interna dialettica – tra sistemi economici e culturali – sempre meno serrata, visto il trionfante imporsi di un onnipervasivo consumismo e un’omologante normatività.

Una situazione di adattamento coatto che, per un’imperante ricerca di stabilità e moderazione, ha determinato la conseguente e palese marginalizzazione di ogni concreta manifestazione di alterità. Rivoluzionaria per il sistema e debilitante per le posizioni dominanti, alla follia è stata dunque opposta l’esistenza di un metro rispetto al quale valutare la naturalità e l’opportunità di ogni gesto fisico e spirituale (la normalità).

In corrispondenza dell’indiscutibile ovvietà di quella assunzione, oggi, ai rassicuranti concetti di salute e malattia mentale si contrappone la concezione secondo la quale in ognuna di esse si configura una personalissima esperienza vitale, dunque dotata di senso e valore, pur funzionale o meno allo scopo e ai canoni culturali e linguistici storicamente in essere.

A questa posizione di chiaro stampo antipsichiatrico (di cui, non senza ambiguità, Laing fu maestro e che risulta, ancora oggi, difficile per il senso comune e per gli specialisti più tradizionali), Sinisi accosta i Pensieri di Giacomo Leopardi, rinforzando con il pessimismo di quella raccolta l’idea di un valore positivo della morte e negativo della vita («la morte non è male poiché libera l’uomo da tutti i mali e, insieme coi beni, gli toglie i desideri»).

A sussumere questo affascinante intreccio, è l’esemplare citazione di apertura dello spettacolo, direttamente tratta da Nodi di Ronald Laing: «Stanno giocando a un gioco. Stanno giocando a non giocare a un un gioco. Se mostro loro che li vedo giocare, infrangerò le regole e mi puniranno. Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il gioco».

Tetro di Antonio Sinisi, utilizzando questa poderosa impalcatura concettuale e in virtù di una mostruosa prova attorale, restituisce al pubblico tutta la complessità della «linea sottile tra il buono e il cattivo, tra oscura umanità e ridente follia omicida» e della fondamentale domanda se «esistono buoni e cattivi».

Ma più che l’interpretazione a più voci di Gabriele Linari, schizofrenico e trasfigurante nel cambiare scene e atmosfere con la sola modulazione della voce e una prossemica geometrica e mai casuale, quello che sconcerta, leggendo lo spettacolo in termini di originalità drammaturgica e potenza scenica, è lo straordinario utilizzo del graphic novel The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bollan. Una scelta autenticamente pop per immaginario, riferimenti e codici culturali, in grado di potenziare enormemente il valore della messa in scena (un diffuso e intimo senso di disagio esistenziale) e di riuscire a farlo con grande originalità di linguaggio, destrutturando fondamentali e complessi dispositivi di micropotere della società contemporanea (la violenza coercitiva della razionalità, la caotica relazione tra Eros e Thanatos nella natura umana, l’eteronomia disciplinante della morale).

Un impressionante risultato raggiunto senza avere a disposizione potenti mezzi, se non quelli della caverna sotterranea dello Studio Uno: un palco allestito con esaustiva semplicità, cadenzato da un disegno luci dal grande impatto ritmico-simbolico, da musiche e registrazioni di assoluto protagonismo ambientale, infine dominato – con poliedrico dinamismo – da personaggi dal precario equilibrio psichico, ma dal totale controllo fisico della scena.

E mentre la critica continua a confrontarsi con se stessa, cercando di indirizzare e dare senso al teatro italiano contemporaneo attraverso un giudizio definitivo (il proprio) sul che cos’è, è lontano dal centro che si scopre la novità. Alternativo e audace, di compiuto rigore formale e stravolgente negli esiti, Tetro è un esempio di come la drammaturgia italiana sia in pieno atto creativo, ben oltre le semplici speranze.

Confermando, così, una percezione di certo non nuova: che è dalle pieghe e dai margini dell’istituzione (Stabile, nelle sue varie declinazioni) – come la banlieue romana di Torpignattara quel laboratoro di innovazione socioculturale che è il Teatro Studio Uno – che vengono confortanti e inequivocabili segni di inesauribile vitalità artistica.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Studio Uno

via Carlo della Rocca 6, Roma

TETRO
#batman #leopardi #joker #laing
messa in scena Antonio Sinisi
con Gabriele Linari
musiche originali Cristiano Urbani
disegni e vignette Alessandro Martoz Martorelli