Sulle tracce della verità

A Contemporanea torna Agrupación Señor Serrano con la nuova performance multimediale, The Mountain.

Vero o falso. In questo periodo, complici anche le vicende legate al Covid-19, quello delle cosiddette fake news è un argomento spesso usato per censurare, denigrare e contrastare l’informazione indipendente, che indaga fatti o punti di vista in contrasto o semplicemente divergenti rispetto alle informazioni date dai mass-media ufficiali.

Un universo, quello delle informazioni e delle tecnologie per la trasmissione delle stesse, che negli ultimi anni ha subito un’accelerazione e che Agrupación Señor Serrano ha posto al centro dello spettacolo The Mountain – in scena al Teatro Metastasio di Prato.

L’uso delle attrezzature per le riprese dal vivo – anche se il risultato rimane un po’ frammentato a causa dei tre schermi adibiti alle proiezioni – restituisce, innanzi tutto, l’immagine di un corpo – sepolto per 75 anni tra le nevi perenni dell’Everest. Chi è? Pian piano, dalle etichette sugli abiti e dalla posizione, si ipotizza che potrebbero essere le spoglie dell’alpinista George Mallory, scomparso nel 1924. Per rivelare chi era quell’uomo, quali i suoi sogni e le sue ambizioni, i suoi affetti ma anche il vuoto che avrebbe lasciato, ci si affida alle lettere di Ruth, la moglie, che da lontano segue gli eventi della pionieristica spedizione sull’Everest del marito.

Il secondo filone indagato nello spettacolo parte da una domanda: “possono due differenti affermazioni, espresse dalla medesima persona sullo stesso fatto, essere entrambe vere?”. Le dichiarazioni di Orson Welles rese in epoche diverse, sulla celebre trasmissione radiofonica degli anni 30, La Guerra dei Mondi, che provocò il panico tra i radioascoltatori statunitensi che credettero si stesse verificando davvero un’invasione marziana, suonano entrambe vere – in quanto figlie di periodi storici differenti, del diverso approccio e della minore o maggiore importanza che il mezzo mediatico aveva in quel preciso momento, e del peso artistico del loro latore. Welles era inconsapevole di quanto sarebbe accaduto e spiacente per il panico causato, o sperava che ciò accadesse per denunciare la credulità sciocca delle persone a tutto ciò che viene riferito dai media – depositari della verità?

Dello spettacolo nel suo complesso la parte che meno convince è quella didascalica, quasi da lezione pedagogica, di fronte a una tematica così vasta – innestata da una profusione di apparecchiature multimediali che risultano eccessive e, a tratti, perfino un po’ fini a se stesse. E questa sovrabbondanza tecnologica si sente soprattutto quando si affronta il terzo filone, quello politico, attraverso una visione un po’ monocorde e tutta occidentale che vede i mezzi di comunicazione di altri Paesi – quali la Cina o, in questo caso, la Russia di Putin – come latori di notizie giudicate aprioristicamente false (la canzoncina è particolarmente urticante) e derivandone di conseguenza, avendo scarsa fiducia nella capacità di giudizio dei cittadini dei succitati Paesi (quasi che i nostri fossero, al contrario, sempre ben informati e consapevoli), un condizionamento riprovevole e ineluttabile.

Eppure la verità non è univoca (e qui lo spettacolo un po’ s’ingarbuglia perché a rivelarlo al pubblico è proprio Putin, ovvero il live face mapping del Premier russo). Del resto, come giudica, per esempio, il pubblico italiano le dichiarazioni di Pompeo, Segretario di Stato Usa, quando afferma che l’accordo con l’Iran sul nucleare non funziona, oppure che gli accordi tra lo Stato del Vaticano e la Cina in merito alla nomina dei prelati cattolici non va rinnovato perché sbagliato? A parte che sarebbe interessante sapere quanti italiani, o europei, ben informati, ne sono a conoscenza. Ma ci troviamo di fronte a giudizi personali? Oppure a giudizi politici basati sui fatti? O ancora, a giudizi politici basati su scelte di comodo a livello economico o strategico?

Forse la verità è solo un’illusione che ha bisogno di fatti o manufatti per essere creduta: una foto, la macchina fotografica di Mallory, una registrazione. In sostanza, la traccia di un percorso che però, come tutte le tracce, può essere cancellata.

Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di Contemporanea:
Teatro Metastasio
via Benedetto Cairoli, 59 – Prato
domenica 20 settembre 2020, ore 18.00

Agrupación Señor Serrano presenta:
The Mountain
creazione Àlex Serrano, Pau Palacios e Ferran Dordal
performance Anna Pérez Moya, Àlex Serrano, Pau Palacios e David Muñiz
video-programmazione David Muñiz
video creazione Jordi Soler Quintana
musica Nico Roig
spazio scenico e modellini in scala Àlex Serrano e Lola Belles
assistente scenografia Mariona Signes
costumi Lola Belles
design luci Cube.bz
maschera digitale Román Torre
produzione Barbara Bloin
produzione esecutiva Paula Sáenz de Viteri
diffusione in Italia Ilaria Mancia
management Art Republic