I Monti Analoghi

Dopo aver chiuso il mese di ottobre con l’ultima creazione di Agrupación Señor Serrano, The Mountain, il Festival delle Colline Torinesi 26 si addentra nel mese novembrino con proposte sempre più interessanti, a partire dal Rompere il ghiaccio dell’OHT | Office for a Human Theatre, una performance che finisce per musealizzare il non rappresentabile, lasciando un retrogusto di incompletezza in bocca.

«The Mountain mette insieme la prima spedizione sul monte Everest; il programma radiofonico di Orson Welles, La guerra dei mondi; giocatori di badminton che giocano a baseball; un sito web di fake news; un drone che scruta il pubblico; moltissima neve; schermi mobili; immagini frammentate; e Vladimir Putin impegnato a discorrere gioiosamente di verità e fiducia». Partendo da questo pot-pourri semantico, la compagnia catalana cuce con relativa maestria uno spettacolo sulla questione della verità «nell’epoca della sua riproducibilità tecnica» la quale –come ha già fatto notare Daniele Rizzo, che ha assistito alla messa in scena dello spettacolo presso il Teatre Lliure de Gràcia di Barcellona– al giorno d’oggi «ha assunto connotati di un radicalismo estremo e a essere problematizzata fino a essere messa in discussione è la centralità stessa della “visione” quale “strumento” capace di restituire immediatamente l’oggettività della realtà verso la quale si sta volgendo il proprio sguardo». Come si interroga il nostro Luciano Ugge, che ha visto lo spettacolo al Contemporanea Festival di Prato dell’anno scorso, «forse la verità è solo un’illusione che ha bisogno di fatti o manufatti per essere creduta: una foto, la macchina fotografica dell’alpinista Mallory, una registrazione. In sostanza, la traccia di un percorso che però, come tutte le tracce, può essere cancellata».

Quale che sia la “vera” verità, rimane certo che The Mountain, visto ancora una volta presso il Festival delle Colline Torinesi 26, «sposa il proprio contesto storico e l’idea adorniana secondo la quale “analizzare le opere d’arte significa prender coscienza della storia immanente in esse immagazzinata”, ma sembra essere celata e non scoperchiata da una sovrabbondanza tecnologica di “accenni” l’intenzione di agitare gli spettri delle fake news e di un immaginario sempre più sclerotizzato su concezioni stereotipate e sempre meno capace di confrontarsi e di strutturare convinzioni basate sulla validazione della realtà e sulla ricerca di verità più complesse». La montagna virtuale agita da Agrupación Señor Serrano continua dunque a peccare di didascaliche velleità pedagogiche che flirtano pericolosamente con un eurocentrismo di corte vedute, lasciandosi dietro uno spettacolo potenzialmente visionario, ma praticamente innocuo.

E di montagne parla anche la prima performance novembrina del Festival, viste qui non più come una vetta da scalare, ma come una muraglia dietro la quale definire l’una o l’altra nazione. In Rompere il ghiaccio, il regista teatrale e curatore Filippo Andreatta prosegue la sua ricerca espressiva secondo la quale «non solo le persone ma anche elementi molto diversi fra loro possono essere detonatori di emozioni, ad esempio un campanile, o un albero, o un ghiacciaio», portando all’interno della Fondazione Merz una performance «nata a partire dal carteggio dei nonni del regista – Elsa ed Enrico – separati dal confino fascista, come separate da un ghiacciaio erano Italia e Austria: un confine naturale in pieno scioglimento».

Sulla scena, la giovane e diafana Magdalena Mitterhofer –figlia storica e linguistica del mutevole e arbitrario confine austro-italiano imposto nel 1919– assume le sembianze di quella esecrabile linea che vuole imporre le differenze umane sulle indifferenze naturali, facendosi portatrice del fardello filosofico della relazione tra mappa e territorio, tra oggetto e rappresentazione dell’oggetto, postulata nel 1931 dal polacco-americano Alfred Korzybski e intrinsecamente alla base di qualsiasi atto creativo e performativo. Piegando dunque la realtà alla sua personale rappresentazione, Andreatta ricrea una sorta di museo della cartografia in cui, seguendo le linee astratte di diverse mappe terrestri e astrali, viene a prendere forma una «conversione ecologica», una «narrazione rallentata che esplora i confini politici, geografici e romantici di un’area transfrontaliera come il Trentino-Alto Adige/Südtirol».

Mescolando storia familiare a Storia mondiale, canto jodel e astrologia, Rompere il ghiaccio tenta di «ripensare l’idea di cartografia», restituendo però solo 50 minuti di accenni (molti dei quali interessanti, seppur non elaborati) che non trovano maturità nella radura di senso creata da Andreatta. La scelta, poi, di forzare il parallelismo tra il carteggio dei nonni e lo scambio di mail con l’interprete in scena, se non pensata come un’arzigogolatissima riflessione sull’irrappresentabilità del rappresentabile all’interno di una rappresentazione teatrale, sembra essere spia di una carenza drammaturgica che, non trovando una narrazione effettiva su cui lavorare, decide di rifugiarsi nel porto sicuro dell’accademicamente poetico scambio virtuale tra Andreatta e Mitterhofer. Accademicamente poetico perché tra cartografie politiche, j’accuse post-colonialisti e mappature dei sentimenti, la performance parla una lingua anestetizzata, così come è anestetizzata la rappresentazione della realtà all’interno del museo/scenografia visitabile al termine dell’interpretazione.

Seppur mirando a «provocare l’eco delle montagne», infatti, il curatore e regista teatrale dell’Office for a Human Theatre sembra perdersi negli stessi giochi di potere dei confini umani, piegando –e non spezzando– l’egemonia della mappa sul territorio, forse perché dimentico del fatto che la poesia altro non è che un esercizio di anarchia. E che l’anarchia non traccia linee, ma le cancella.

Ph. Claudia Pajewski (Courtesy of MAXXI 2020)

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno del Festival delle Colline Torinesi 26
Teatro Astra
via Rosolino Pilo 6 – Torino
martedì 26 e mercoledì 27 ottobre 2021
ore 21:00

il Festival delle Colline Torinesi 26 presenta
The Mountain
di Agrupación Señor Serrano

drammaturgia e regia Àlex Serrano, Pau Palacios, Ferran Dordal
con Anna Pérez Moya, Àlex Serrano, Pau Palacios, David Muñiz
voce Amelia Larkins
musiche Nico Roig
programmazione video David Muñiz
creazione video Jordi Soler Quintana
scene e modellini in scala Lola Belles, Àlex Serrano
assistente alle scene Mariona Signes
costumi Lola Belles
disegno luci Cube.bz
maschera digitale Román Torre
direttrice di produzione Barbara Bloin
produzione Paula Sáenz de Viteri
direttore tecnico David Muñiz
organizzazione Art Republic

Fondazione Merz
via Limone 24 – Torino
mercoledì 3 novembre 2021
ore 19:00 e ore 21:00
giovedì 4 novembre
ore 19:00

Fondazione Merz presenta
Rompere il ghiaccio
di OHT | Office for a Human Theatre

regia, testo e scena Filippo Andreatta
con Magdalena Mitterhofer
suono e musica Davide Tomat
assistente regia Veronica Franchi
scenografo associato Alberto Favretto
costume Ettore Lombardi
video Armin Ferrari
responsabile allestimento Letizia Paternieri / Orlando Cainelli
suggerimenti astrologici Mona Riegger e Astro*Intelligence
amministrazione e produzione Laura Marinelli
promozione e cura Laura Artoni
fotografie Claudia Pajewski
produzione OHT
co-produzione MAXXI museo nazionale delle arti del XXI secolo
co-realizzazione Romaeuropa festival
residenza artistica Centrale Fies art work space
con il contributo di Fondazione Caritro, Provincia Autonoma di Trento