Il bianco è da psicopatici

Ultima tappa italiana per Katherine Elizabeth King, chitarrista di Atlanta (USA) giunta al Quirinetta di Roma.

Kaki King saluta i suoi fan con un’ora di concerto serratissimo, presentando il suo ultimo lavoro: The Neck is a Bridge to the Body.

Se non avete mai assistito a un concerto della virtuosissima KK, forse vi sembrerà strano sentire parole come plastica, iperspazio mentale, visual new age e mani con venti dita. Eppure non è possibile parlare delle performance live di questa artista senza usare proprio queste parole. Vediamole nel dettaglio.

Plastica, ovviamente, perché di tal materiale è composta la candida e personalizzata Ovation Adamas 1581-KK, strumento che permette alla chitarrista di dare libero sfogo a quella infantile passione (nel senso stretto del termine) per le percussioni, che accompagnano immancabilmente ogni suo pezzo, che ci portano dritti dritti al secondo termine: l’iperspazio mentale. Non c’è altro modo, infatti, di definire l’ambiente che viene a crearsi non appena Kaki comincia a toccare la chitarra. Toccare, perché con lei ogni singolo contatto tra strumento e corpo umano è ascrivibile al più sublime predicato di suonare, fare arte. Un dito sul Mi cantino, un tapping imperterrito, l’anello sfiora il ponte e poi colpisce il bordo della cassa di risonanza, il pollice si perde nello slapping, le unghie accompagnano la mente, le vibrazioni la fanno librare in aria.

Una performance musicale moderna, però, non sarebbe tale senza delle belle immagini di accompagnamento. Ed è qui che entra in gioco la Glowing Pictures, società specializzata in visual all’ultimo grido. Con due proiettori, uno alle spalle e l’altro puntato direttamente sull’immacolata tela sonora che è la sua chitarra, lo spettacolo riesce ad abbattere qualsiasi ritrosia del pubblico, che si ritrova inesorabilmente avviluppato dalla storia raccontata con naturalezza e semplicità dalla musica e dal mapping. Secondo alcuni, l’arte è far sembrare naturale qualcosa che non lo è. Dopo 30 lunghi anni di indefessa convivenza con lo strumento, possiamo dire che Kaki King è riuscita a far sembrare naturale la sua incredibile capacità di raddoppiare il numero delle proprie dita al momento di suonare. Pare infatti di assistere a un flamenco vecchio stile, se non fosse che manca la danzatrice e tutti i chitarristi sono racchiusi in due sole mani. Non a caso è la prima artista femminile ad essere entrata nell’elenco dei guitar gods della rivista Rolling Stones.

Con dieci album all’attivo, non possiamo che attendere con impazienza la sua prossima creazione, mai sazi di un suono capace di ribaltare tutte le certezze che decenni di musica pop ci hanno dato circa la voce della chitarra. Una voce che, con Kaki, diventa un coro. Katherine Elizabeth King, classe 1979, è un artista da non sottovalutare.

Il concerto ha avuto luogo presso:
Quirinetta Caffè Concerto
via Marco Minghetti 5 – Roma
mercoledì 2 dicembre, ore 22.00

The Neck Is A Bridge To The Body
chitarra Katherine Elizabeth King