Attore, dove sei?

Continuano gli spettacoli della rassegna Linee d’orizzonte. Mercoledì 29 giugno, riflettori accesi sul one-man show di Francesco Leineri.

Le strade del teatro sperimentale sono spesso lastricate di buone intenzioni e, di tanto in tanto, portano al raggiungimento di risultati stupefacenti e inaspettati. Anche la contaminazione di stili, generi e linguaggi, se sostenuta da un messaggio capace di colpire davvero il pubblico e coinvolgerlo, può produrre gli stessi frutti, a patto che non si rischi di far ‘pesare’ una forma d’arte sulle altre e che si giunga non all’uniformità ma di certo all’armonia fra le parti che compongono lo spettacolo – che, infatti, è un organismo simile al corpo umano e, per funzionare correttamente, ha bisogno che tutte le proprie unità agiscano in sintonia fra loro, che si compenetrino, che collaborino.

Queste le premesse, e adesso veniamo allo spettacolo.

Risultato di un’idea originale del giovanissimo Francesco Leineri – unico interprete – la pièce Tirez sur le pianiste, andata in scena allo storico Teatro Studio Uno di Roma il 29 giugno scorso, è stata il quinto appuntamento della rassegna Linee d’orizzonte – giunta alla sua terza edizione e organizzata dai giovani membri dell’associazione La Cattiva Strada.

“Suonapiano-suonaforte-suonatutto!”, è il leitmotiv che contraddistingue la presentazione dello spettacolo. “Suona… troppo”, aggiungeremmo noi, visto che se l’intuizione del giovane musicista e attore palermitano potrebbe essere un buon punto di partenza per sviluppare una messa in scena interessante, la predominanza della musica schiaccia, stritola e poi dissolve la presenza dell’attore, nonché l’attenzione e l’entusiasmo del pubblico.

Sicuramente grigi, nostalgici ma troppo poco ingenui per pretendere il ritorno a un teatro di parola – tanto amato da noi spettatori e, come nella migliore delle tradizioni, disprezzato da un’élite teatrale che sempre più frequentemente maschera con lo snobismo la carenza di idee – siamo tuttavia consapevoli che la presenza e la preponderanza del corpo, del volto, dell’espressività dell’interprete in scena costituiscono fulcro e fondamento sia della performance teatrale, sia di quella musicale. Questa presenza, nello spettacolo di Leineri, è completamente assoggettata alla musica: una splendida musica certo, suonata egregiamente, ma pur sempre una miscellanea di generi eseguiti da un attore che dà le spalle al pubblico – come impone il titolo che ricalca il celebre film di Truffaut – e non, come insegna Adriano Celentano, per la durata di una canzone, bensì per quasi l’intera performance – nascondendo emozioni, mimica, espressività di un volto che avrebbe molto da “dire”.

Tirez sur le pianiste riassume un po’ la parabola dell’artista consumato dalle logiche asfittiche e limitanti del conservatorio, mentre a margine si accenna a una storia d’amore, racchiusa nella frase ossessivamente ripetuta: “Perché condividere? Finiremmo comunque per odiarci”.

A tratti, infine, il protagonista pronuncia impercettibilmente la frase: “Ti prego fammi voltare” (citiamo a memoria) proprio per evidenziare la mania che tormenta l’artista nell’atto della creazione. E forse anche il pubblico vorrebbe che si voltasse per poter seguire meglio le strade che, dalla disperazione, conducono alla rinascita finale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Studio Uno

via Carlo della Rocca, 6 – Roma
mercoledì 29 giugno

Tirez sur le Pianiste
di e con Francesco Leineri
oggetti di scena e scenografia Mari Lisa

Lo spettacolo continua:
Mary Rock, Scaur
i (Latina)
domenica 3 luglio