The Kids Are Alright

Il mondo è finito e una piccola enclave di giovani artisti circensi cerca di ricreare un «Eden terrestre: un luogo in cui formare una comunità all’interno della quale cullare progetti futuri e piccole gioie quotidiane». Traces dei Les 7 doigts de la main tenta di umanizzare il cosiddetto “nuovo circo”, mostrando la paura e il dolore che si nascondono dietro ogni evoluzione e ogni salto nel vuoto.

Volendo dare l’idea di un mondo post-apocalittico, Shana Carroll e Gypsy Snider, registi e coreografi, scivolano già dal primo passo nel cliché più totale: stracci, pezzi di legno scheggiati e scenografie steam-punk fanno da tempio per i sei sopravvissuti i quali, oltre a qualche disegnino sulla lavagna luminosa e tante «uscite d’emergenza», non accennano quasi mai a cosa sia effettivamente accaduto, dando al tutto un tocco più estetico che funzionale. La fine della società, infatti, pare solamente un pretesto per dare uno spazio di sfogo a questi neo-funamboli che ce la mettono tutta per cercare di tenere alto il nome della compagnia canadese, nonostante una totale mancanza di articolazione coreografica (quasi stessimo assistendo a un perenne esercizio di “equilibrare la zattera”).

La narrazione, questa grande sconosciuta della nuova produzione firmata 7 doigts, non può quindi supplire alla buona volontà di questi giovani talenti. Facendo un semplice paragone con l’opera precedente (Cuisine & Confessions), Traces sfigura sotto ogni punto di vista. L’intimità che si vorrebbe creare presentando «uomini con un nome e un cognome, un particolare timbro della voce, delle particolari forze e altrettante debolezze» sparisce, se mai sorta, in un turbinio di azioni totalmente slegate l’una dall’altra, più da “show-off” che corali e, spesso e volentieri, identiche alle acrobazie ella già citata performance invero fenomenale. I personaggi rappresentati sulla scena, poi, non presentano alcun cambiamento sostanziale, sbiadendo a poco a poco in scenette certamente ironiche e impeccabili a livello tecnico, nonostante le piccole cadute.

Quello che sorprende, e soprattutto amareggia, è un generale senso di sciatteria e svogliatezza da correlarsi principalmente, se non tout court, ai due coreografi-registi. Sì, perché tra stacchetti anni’60, finti funambolismi su skateboard per dare quel pizzico di “urban” stucchevole che guasta sempre e momenti di totale stasi, Traces non rende giustizia né agli artisti in scena né alle produzioni passate, restituendo una performance piatta, scontata e sottotono (nonostante le musiche).

La disciplina spettacolare insegnataci dai Les 7 doigts de la main lascia qui il posto a un circo che non offre proprio nulla di più rispetto alle acrobazie da tendone d’antan e non tiene nessuno sul bordo della sedia. Si ritorna quindi ai soliti vecchi volteggi, rischiosi, certo, ma pur sempre volteggi, privi di qualsivoglia poesia. Se manca il contenuto, purtroppo, la forma non serve a niente.
7 doigts, what happened?

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del Romaeuropa Festival
Auditorium Conciliazione

via della Conciliazione, 4 – Roma
dal 27 al 30 ottobre 2016
da giovedì a sabato ore 21.00
domenica ore 17.00

Les 7 doigts de la main presenta
Traces
regia, coreografia Shana Carroll, Gypsy Snider
sul palco Lucas Boutin, Mikaël Bruyère-L’abbé, Isis Clegg, Nathan Price, Enmeng Song, Chris Thomas
allenatore Francisco Cruz
design originale set e props Flavia Hevia
adattamento set e props, musica, tappeto sonoro Les 7 doigts
luci Nol van Genuchten
costumi Manon Desmarais
video Paul Ahad (MEDIA FX), André Biron (NEO6), Les 7 doigts
adattamento props Bruno Tassé
C.E.O. Nassib El-Husseini
direttore touring, sviluppo, eventi speciali Tina Diab
touring team Marceline Goldstein (Tour manager), François Olivier (Direttore tecnico, Suono), Claude Houle (Luci), Stéphane Beauchet (Allestimento)
produzione Les 7 doigts
supporto SODEC
Les 7 doigts riceve il sostegno di Conseil des arts du Canada, Conseil des arts de Montréal; Conseil des arts et des lettres du Québec