Spoiler di un amore

Tutte le storie hanno un inizio e una fine. Con il suo Tradimenti – dal palco dello Spazio Tertulliano – Harold Pinter capovolge la logica dei racconti.

Di storie di tradimenti il mondo è pieno. Le incontriamo nella vita quotidiana, tra le pagine di un libro, sul grande schermo di un cinema. Più o meno si assomigliano tutte. Non fa differenza quella raccontata da Harold Pinter.

Jerry ed Emma, ex amanti per sette lunghi anni, s’incontrano su volere di lei in un bar. La loro relazione è finita ormai da due stagioni, ma Emma vuole rivedere a tutti i costi Jerry. Il suo matrimonio con Robert è finito e Jerry lo deve sapere. Non perché ci sia qualche speranza che la loro storia ricominci. Anche Jerry è sposato e poi ci sono di mezzo dei bambini. No, Emma vuole semplicemente dire a Jerry che suo marito sa della loro relazione. È vero, sono passati due anni, ma Robert e Jerry continuano a essere i migliori amici.

Una semplice storia di tradimenti (al plurale perché a ingannare Robert sono sia la moglie sia l’amico fraterno). Quello che la rende unica è la scelta di raccontarla, e quindi di farla vivere agli spettatori, al contrario. La fine diventa l’inizio e viceversa, come in Memento. Si parte da un colloquio tra due ex amanti fatto di imbarazzo, di silenzi, di luoghi comuni e si finisce con il bacio da cui tutto ha avuto inizio. Il fatto di ricevere informazioni alla rovescia, di far prendere vita a una storia partendo dai ricordi, lascia addosso allo spettatore una sensazione ben precisa: quella della prima volta. È come non avere mai visto, sentito o vissuto un tradimento. O forse, come afferma Pinter: “È solo il trucco della memoria. La memoria è così. Comincia tutto dall’ultimo istante, si riavvolge all’indietro. Solo che sopra c’è la testa o il cervello o la logica o l’abitudine a pensare. Mettendo tutto alla rovescia, ho preso la memoria alla lettera, la memoria senza logica, che è una macchina stupida, come tutte le macchine”.

Nove scene sono forse un po’ troppe, anche se i cambi di scenografia (sempre molto essenziale), che avvengono per mano degli stessi attori, suggeriscono un’idea del teatro molto intima, quasi familiare; mentre le luci non risultano ben disposte. Buona l’interpretazione della protagonista femminile, Cinzia Spanò (Emma), e del marito di lei (Robert), interpretato da Alberto Onofrietti. Troppo piatta e senza cambi di intenzione netti quella del protagonista maschile, Fabrizio Martorelli (Jerry). Nella relazione tra i tre s’inserisce la figura di un cameriere, Walter Cerrotta: completamente estraneo alla vicenda la sua presenza regala sorrisi e dà delle piccole scosse a un racconto a volte troppo lento.

Lo spettacolo è andato in scena:
Spazio Tertulliano
via Tertulliano, 68 – Milano

Tradimenti
di Harold Pinter
regia Antonio Mingarelli
con Cinzia Spanò, Fabrizio Martorelli, Alberto Onofrietti e Walter Cerrotta