De rerum natura

La scelta da parte degli organizzatori della terza edizione di festAmbiente Monte Barro di puntare sul teatro di qualità si rivela vincente, portando davanti a un pubblico estremamente variegato e soddisfatto l’opera dissacrante e spietata di Roberto Castello e Andrea Cosentino.

Solitamente, ci si inerpica su un eremo incastonato tra i monti perché si ama la natura. A Monte Barro, però, il passo ascensionale viene mosso perché si fa parte di un «ceto medio colto e responsabile» che vuole assistere a uno spettacolo teatrale dai temi scottanti. Nonostante le buone intenzioni di un’organizzazione giovane e di bellissime speranze, il meteo detta legge e il Trattato di economia, già in versione unplugged, si restringe ancora di più, raggrumandosi sul piccolo palco dell’Auditorium e deflagrando in modo piuttosto contenuto.

In Morimondo (ed. Feltrinelli), Paolo Rumiz narra delle sue avventure lungo i grandi serpenti fluviali italiani. Sedendosi su una canoa nel grembo materno del Po, lo scrittore percepisce subito un cambio di prospettiva totale e si ritrova a «godersi dall’acqua l’inaudito naufragio della terraferma». In un certo senso, il Trattato di economia di Castello-Cosentino ha molte cose in comune con questo viaggio dal distacco epicureo rovesciato. Immergendosi nell’inafferrabile liquido della scienza che vuole «liberare l’umanità dalla schiavitù del bisogno», infatti, il duo si vede costretto a muoversi in orizzonti nuovi, più ampi e quanto mai centrifughi.

Come in un mulinello d’acqua dolce, l’attore e il danzatore nuotano a tutta forza per divincolarsi nel marasma di concetti astratti di difficile declinazione artistica e, sebbene mostrino entrambi una padronanza invidiabile del proprio mezzo (dolce favellare, fluido danzare ed esilarante duettare), alla fine della lotta sembrano costretti ad alzare bandiera bianca davanti a una fiera tentacolare fin troppo ostica e riottosa. La questione, quindi, va presa da un altro punto di vista, quello dialettico. Inscenando un canto sillabico mirato a decostruire la parola fino ai suoi componenti più elementari, l’asse Torino-Chieti rivela quell’arbitrarietà linguistica che sottostà anche al mondo economico e fornisce una serie di possibili approcci dialogici al tema, giocando proprio sul mezzo stesso.

Tra fegati di balena fabriani, piogge metalliche à la Pina e sassi «ideali per identità sbarazzine e proteiformi», allora, l’economia diventa un pretesto per una critica tout court alla produzione (nell’accezione marxiana del termine) come processo di reiterazione di vuoti da riempire a fronte di un horror vacui esistenziale. Consapevoli, però, di essere parte dello stesso, scellerato meccanismo produttivo, Cosentino-Castello fanno il passo successivo e tagliano le gambe – come già prima di loro fece Wilde con la sua famosa prefazione all’unico romanzo che pubblicò – a tutti i potenziali “ma”, “però”, “a dirla tutta”. L’incursione virtuale ed «encomiastica» di un Attilio Scarpellini assoldato per l’occasione, infatti, è la riprova dell’impossibilità di criticare un sistema dall’interno, riportando di fatto gli artisti a naufragare in balia di quelle forze ondivaghe e fino a prova contraria invincibili che, forse, non riusciremo mai a domare, ma di cui sicuramente possiamo ridere e, così dicono, «riprenderne possesso».

Lo spettacolo è andato in scena all’interno del festival festAmbiente Monte Barro 2016-07-17
Eremo di Monte Barro

località Eremo di Monte Barro – Galbiate (LC)
sabato 23 luglio
ore 21.00

Trattato di economia
Corecabaret confusionale sulla dimensione economica dell’esistenza
progetto, drammaturgia, regia e intepretazione Roberto Castello e Andrea Cosentino
assistente Alessandra Moretti
direzione tecnica Luca Telleschi
realizzazione oggetti di scena Paolo Morelli
videopartecipazione straordinaria Attilio Scarpellini
produzione ALDES
in collaborazione con Sardegna Teatro
con il sostegno di MIBACT, Direzione Generale Spettacolo dal vivo/Regione Toscana, Sistema Regionale dello Spettacolo
un ringraziamento a Giorgio Lazzarini