La coppia in crisi genera cattivi odori

Il teatro di Rémi De Vos va in scena al Rifredi di Firenze.

«Studiavo da attore e in accademia – poi venni scartato – provavo a buttare giù dei dialoghi per un mio compagno di corso. Funzionavano. Scrivo ogni volta con lo stesso spirito. Scrivo cosa vedo». Così spiega Rémi De Vos rispondendo alla domanda di qualcuno che gli chiede della sua drammaturgia. O probabilmente no, nessuno gli ha chiesto niente – vinti dalla deferenza di queste occasioni, in assemblea di presentazione del volume sul suo teatro edito da Cue Press – e l’autore francese, di Dunkerque, si è raccontato spontaneamente. Parlando con quell’entusiasmo fanciullesco (e refrattario anche) consueto quando si dice della propria creatività. Questione di ispirazioni. Gli ispirati comprenderanno. Gli altri, gli affezionati, si commuovono.

Teatro – i testi, di Rémi De Vos, nel foyer del Teatro di Rifredi, a Firenze. Nell’omonimo quartiere, a fianco la Casa del popolo, un luogo nutriente, da frequentare. Luoghi liberati dall’angustia del cucirsi addosso il costume di scena… la parte… la divisa. Un luogo in cui gli spettatori (soprattutto le donne di una certa età dismesse dalle consuetudini di mamma e moglie) fanno a gara a chi prepara il dessert migliore, per il dopo spettacolo. Freschi di Ubu ma non ci si fa caso. L’incontro, conta. Il fare insieme. Il fare comunità.
E di teatro si è parlato, presentando Rémi De Vos e le sue parole, in presenza dell’editore, Mattia Visani, il padrone di casa e traduttore dei testi Angelo Savelli (Pupi e Fresedde), Siro Ferrone curatore dell’introduzione e fine intellettuale, e Antonella Questa nota attrice e traduttrice. Se ne è parlato in modo forbito e prosaico. Disattendendo copioni.

Ne parla sciolto, Rémi De Vos, senza pose o formalismi. Chissà se la frase d’esordio a chi chiedeva (o no) della sua drammaturgia è stata pensata per persuadere… come un colpo di teatro. Sa, però, che le sue parole dicono in scena, esplodono, significano (ammesso che un significato lo portino) dal palco, in bocca agli attori. Ed è il caso di parlare di questo.
Tre rotture, lo spettacolo dalla drammaturgia omonima di De Vos, prodotto dal Teatro di Rifredi, messo in scena da Monica Bauco e Riccardo Naldini, diretto da Savelli.
La scena ricorda l’esistenzialismo teatrale europeo, quando gli allestimenti al fiorire del secolo scorso cominciarono a definirsi borghesi per sollazzare questa classe auto ritenuta artefice del destino dei molti. E sul palco la vita così com’era, senza artifici, già artificiosa di sé. Uno specchio per chi, piccoli e medio borghesi, aveva bisogno di sentirsi raccontare da qualcun altro. Rimanendo terzi. Se ne fece beffa Genet, e Pinter, senza però non trarne profitto. La scena perimetrata da un fondale/quinte di veneziane. Le tende, sì. A frangere lo sguardo, lo sguardo spiato, su coppie in crisi “che generano cattivi odori”. Tre quadri, didascalicamente introdotti da avamposti grafici (tre costruzioni visive dietro il fondale/quinte a segnalare visivamente il dramma in prossimità di esecuzione) e tre battaille serrate di parole e senso, di situazioni.

La coppia e il tradimento, la coppia e l’omosessualità, la coppia e il figlio. Tre situazioni comuni ma di cui non se ne dice abbastanza, nascondendosi dietro il senso di pudore di cosa si può dire. Ma a teatro si sa, nulla si tiene segreto, amplificato da maschere e trucchi di scena.

Si scruta senza puntare il dito, senza fare morale o sindacare, slabbrando piuttosto trovate e sentire, intenzioni e toni. Calcando il tono, in linea con il necessario rendere fittizio in scena, il marcare quel non si fa per davvero (o sì?…).

Uno spettacolo brillante, per lo smalto attoriale orchestrato in crescendo, rodato in presa diretta al susseguirsi dei quadri, e dosando la percezione di climax per un fruire articolato ma netto, pulito, non da crittografare né da deconcentrarsi. Uno spettacolo di parola, per la parola, evitando autoreferenzialità di regia e di prova. Ma nemmeno un servizio. Piuttosto un ricreare per processo scavando e esacerbando la drammaturgia, per renderla plastica, iconica, fonica. Per verticalizzare tutta la potenza, tutta la fisionomia espressiva. Senza indirizzare. Dandone vita. La meravigliosa ed effimera vita del palco. D’un attimo d’eterno. Ottimi la Bauco e Naldini.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
martedì 11 febbraio 2020, ore 21.00

Tre rotture
di Rémi De Vos
traduzione e regia Angelo Savelli
con Monica Bauco e Riccardo Naldini
produzione Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi