Try, spettacolo della compagnia Abbondanza-Bertoni in scena al Pim Off, è un grido di speranza che svela come – attraverso gli sbagli – si trovi la verità.

È un corpo magro, nervoso, muscoloso quello che si muove sulla scena. È il corpo di Antonella Bertoni, danzatrice e coreografa italiana con un passato da ginnasta. Lo spettacolo si rivela fin da subito una finestra aperta sulle nuove frontiere del movimento e svela il parallelismo uomo-danza indagando sia sulla condizione umana che sulle sorti della disciplina. Non c’è più solo un insieme di passi e di movenze, ma una totalità di elementi che riconducono al “teatrodanza”, concetto che – da quando venne coniato alla fine degli anni 70 – sta sostituendo sempre più spesso quello di “danza” in senso stretto.

Il teatrodanza, con tutti i connotati tipici del significato che racchiude, si svela sul palco per quello che è: una danza consapevole, che non solo incontra, ma conosce perfettamente il corpo del performer – che unisce al movimento il potere della gestualità.

Non c’è musica – mentre si balla – solo il rumore dei piedi sul pavimento e il respiro sempre più affannato della ballerina. Trasmette fatica ed inquietudine quel corpo, teso alla continua ricerca di qualcosa: l’uomo che cerca una sua dimensione si specchia nella danza che cerca la propria. E mentre l’uomo insegue se stesso e il suo spazio nel mondo, la danza prova a staccarsi da quel passato inamidato, fatto di tutù e scarpette strette. Il corpo è libero – persino dagli indumenti – libero di cercare, di sperimentare e anche di sbagliare. Elementi di biomeccanica sono ormai presenti in ogni spettacolo che abbia a che fare con il movimento e anche in Try si rivelano in maniera molto forte attraverso la rottura dei legami, la scomposizione dei gesti
e la riscoperta di ogni singola parte di cui è composto il corpo.
Per fare questo, serve un fisico allenato e quello della Bertoni lo è. Un’esplosione di forza e di controllo. Ciò che richiede maggiore sforzo è l’immobilità più che il movimento. La capacità di trattenere e incanalare la propria energia e la capacità di sapersi fermare e restare. Emblema dei giorni d’oggi dove il movimento è un palliativo all’incapacità di trovare un punto fermo.

Due assoli, muti e sofferti, a spezzare il logocentrismo che vuole la parola come mezzo preminente della comunicazione. Qui parlano i silenzi e i gesti, più di quanto qualsiasi parola avrebbe potuto fare. Ritroviamo la parola solo negli intervalli, dove due cartelli decisamente Brechtiani mostrano la “Ballerina prima dello spettacolo” e la “Ballerina dopo il primo assolo”. Ed è necessario questo straniamento perché le sensazioni che i due pezzi danzati trasmettono sono davvero forti: ne percepiamo la fatica, ci sembra di essere su quel palco a patire.
Poi il finale: esplosione di musica e di movimento. Sulle note di Try, il terzo assolo è accompagnato dal testo che scorre sulla scena. “Continua a guardare, continua a cercare, continua a muoverti, continua a stare, continua ad affrontare, semplicemente prova”, è su queste parole che termina lo spettacolo, parole che ne rivelano l’essenza. Essenza che è anche quella della danza, disciplina in continua lotta con se stessa, in continua autoanalisi, alla ricerca di una nuova dimensione che metta l’uomo al centro del palco, al centro del mondo. Perché la danza per essere rapporto con gli altri deve, prima di tutto, essere rapporto con se stessi.

Come studente di danza da anni e ballerina, mi concedo una personale deviazione facendo i ringraziamenti ad alcuni teatri e spazi come il Pim Off, per rendere omaggio alla bravura e alla meritocrazia di personaggi come la Bertoni, in un mondo che etichetta sempre più spesso come “ballerini” solo chi è capace di fare “le giravolte”! Bertoni ha dato a mio avviso un grande insegnamento a chiunque voglia intraprendere la professione: per muoversi bisogna prima imparare a stare.

Pim Off
Via Selvanesco, 75 – Milano

Try
di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
con Antonella Bertoni
luci Lucio Diana
direzione tecnica Andrea Gentili/Alberta Finocchiaro
organizzazione Dalia Macii
ufficio stampa Francesca Leonelli
con il sostegno di Ministero per i beni e le attività culturali – Dip. Spettacolo, Provincia Autonoma di Trento – Assessorato alla cultura, Comune di Rovereto – Assessorato alla Cultura, Cassa Rurale di Folgaria – Filiale di Rovereto si ringrazia Danio Manfredini/CID Centro Internazionale della Danza/CRT Centro di Ricerca per il Teatro