L’altra faccia del teatro contemporaneo

Tuccio Guicciardini. Regista, uomo di cultura, ideatore e organizzatore del Festival Orizzonti Verticali, e da pochi mesi Presidente di Fondazione Fabbrica Europa. Una molteplicità di attività che porta avanti con intelligenza e un tocco di autoironia.

1) Quali sono le problematiche che deve affrontare chi produce teatro contemporaneo fuori dagli ex Stabili?

2) Quali dovrebbero essere i parametri e i principi di una Legge quadro sul finanziamento della produzione teatrale dal vivo che risponda alle esigenze delle Compagnie off?

T.G.: «Con l’uscita dell’ultimo decreto ministeriale del FUS stiamo assistendo a un tentativo di riassetto, se non radicale, molto significativo del mondo dello spettacolo dal vivo. Tra i molteplici obiettivi del MiBACT vi è quello di stimolare le aggregazioni aziendali e progettuali per consentire un riequilibrio dei contributi, a parità di risorse del passato, cercando di contenerne la dispersione. In sostanza, alzando i requisiti per le assegnazioni dei contributi del FUS, si doveva assistere a una selezione delle varie categorie dello spettacolo dal vivo. In parte tutto questo è avvenuto, a volte con delle forzature, altre con dei matrimoni ben riusciti. Naturalmente dovremo aspettare qualche anno per assistere ai risultati del decreto Franceschini, e poterne valutare il vero impatto sul nostro mondo. È certo che il decreto ha prodotto un vero subbuglio in tutto il mondo del teatro che, associato alla continua depauperizzazione dei contributi da parte degli Enti locali, ha di fatto messo in difficoltà le piccole realtà produttive e luoghi cosiddetti di “provincia” o della “periferia urbana”. Conseguentemente, ne risente quella produzione e quella sperimentazione che si appoggiavano a queste realtà, dove esisteva la possibilità di essere rappresentati, condizione imprescindibile per questo mestiere. Produzioni con piccoli costi, sostenute quasi esclusivamente con l’apporto d’idee e passione, ma di un’enorme importanza per la crescita e il ricambio generazionale. Molte di queste produzioni, meritevoli di un’attenzione particolare, sono poi state abbandonate, lasciate al loro destino per mancanza di un circuito e di un sostentamento economico adeguato. Il rovescio della medaglia consisteva in un’approssimativa formazione professionale, dove i giovani artisti non avevano un vero e proprio confronto con realtà e figure professionali di spicco. Una delle soluzioni per favorire le produzioni e gli appuntamenti di un “vero” teatro di ricerca, soluzione innescata anche dal decreto ministeriale, è quella di potenziare l’attenzione alla produzione del teatro contemporaneo da parte dei centri produttivi, dalle Residenze Artistiche, alle Rassegne e ai Festival. Soprattutto, vanno tutelate quelle realtà più sperimentali – quelle che creano e ospitano gli spettacoli più innovativi e che testano nuovi linguaggi. Dove i giovani artisti e le Compagnie possano crescere e sperimentare il loro percorso artistico con luoghi e mezzi tecnici adeguati, nonché un riconoscimento finanziario che permetta una tranquillità creativa. Il tutto per preservare il futuro del nostro teatro. La strada è percorribile anche senza prevedere nuove normative in materia, purché si riesca a far funzionare gli strumenti che già oggi abbiamo, svincolati da algoritmi che mal si adattano al mondo del teatro».