Il fantastico sogno di Calaf

Al Teatro alla Scala Turandot fa sognare il pubblico. Si assiste a una favola meravigliosa che Valery Gergiev e Giorgio Barberio Corsetti raccontano con delicatezza, e i toni quasi notturni.

L’ultima opera di Giacomo Puccini – l’incompiuta Turandot – torna in cartellone alla Scala dopo sette anni di assenza, sotto la direzione di Valery Gergiev e la regia di Giorgio Barberio Corsetti.
È un’edizione in cui viene valorizzata la componente fantastica – la fonte del libretto scritto da Giuseppe Adami e Renato Simoni è infatti l’omonima fiaba teatrale di Gozzi – come risulta chiaramente fin dall’apertura di sipario: Calaf è steso per terra e dorme. D’un tratto e si alza e dà il via a una vicenda che, alla fine, risulterà essere un magnifico sogno.

La musica di Puccini – intessuta di sapienti dissonanze e di motivi derivanti dalla tradizione popolare orientale – accompagna lo spettatore nella “Pechino al tempo delle favole”: i costumi hanno la giusta connotazione atemporale e variano in tutte le sfumature possibili di azzurro e blu. La complicatissima scenografia – composta di praticabili che si alzano e abbassano ridisegnando lo spazio circostante quasi con una logica ritmica che si adatta a tutte le esigenze sceniche – cattura l’attenzione per tutta la durata dello spettacolo: una vera meraviglia – che si valuta, prosaicamente, sarà costata non poca fatica a operai e macchinisti. Fatica ben spesa se si considera il pubblico ammirato di fronte a ogni cambio di scena.

Nella complessità di questo apparato, le numerose scene di massa sono state organizzate con sapienza ed equilibrio – e i cantanti sono sembrati a loro agio fin dall’inizio, nello spazio in continuo divenire.

Le grandi idee di Corsetti, però, non finiscono qui: infatti, nel secondo atto, si utilizzata una lanterna magica che proietta immagini sul fondale, supportando lo scorrere del racconto e accrescendo l’alone fantastico. Ma la soluzione più innovativa è presente nel terzo atto, subito dopo il corteo funebre della schiava Liù, suicida per amore: terminata la processione, si innalza un muro di legno che lascia in ribalta solo Calaf e Turandot per il loro duetto d’amore. Un muro con valenza chiaramente simbolica, che divide fisicamente i due protagonisti da tutto il resto, e segna idealmente il confine tra la musica di Puccini – che, come si ricordava all’inizio ha lasciato l’opera incompiuta, morendo nel 1924 – e quella composta da Alfano, che ha tentato di terminare il lavoro del maestro.

La direzione di Gergiev è in simbiosi con quest’illuminante regia fondendosi con le scelte sceniche e fornendo, al contempo, un valido supporto ai cantanti che – nel complesso – hanno sostenuto una buona prova.
Applauditissimo Marco Spotti nel ruolo di Timur che, oltre a ottime doti canore, ha dimostrato di essere anche un eccellente attore, così come Maija Kovalevska, impeccabile, meravigliosa nella sua Liù: bella vocalità, espressiva e agile, precisa nell’intonazione ed emozionante. Bene anche Stuart Neill-Calaf: voce potente e pulita che, a tratti, avrebbe potuto essere più curata nelle dinamiche, come nella celeberrima Nessun dorma. Probabilmente una recitazione più naturale e meno convenzionale lo avrebbe aiutato. Bel timbro infine quello della Turandot di Lise Lindstrom, potente negli acuti, meno udibile e godibile nelle note più gravi, che ha comunque offerto un’interpretazione in linea con l’immaginario popolare della principessa altera, superba e scintillante – soprattutto nei meravigliosi costumi del terzo atto. Unico neo, le parole poco scandite che raramente arrivano all’orecchio con la chiarezza immediata che ha contraddistinto tante altre interpreti.
Senz’altro un plauso speciale all’orchestra che ha dimostrato, ancora una volta, di essere all’altezza del nome che porta e che ha contribuito in modo fondamentale alla realizzazione di uno spettacolo assolutamente riuscito, dove la regia è la punta di diamante.

Lo spettacolo continua:
Teatro alla Scala
via Filodrammatici, 2 – Milano
19, 20, 22 aprile – 6, 8, 11, 13 maggio
orari: ore 20.00 – domenica ore 15.00

Turandot
libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
musica di Giacomo Puccini
con Maria Guleghina (10, 13, 15, 19, 22 aprile), Lise Lindstrom (12, 16, 20 aprile; 6, 8, 11, 13 maggio), Marco Spotti, Marco Berti (10, 13, 15, 19 aprile), Stuart Neill (12, 16, 20, 22 aprile; 6, 8, 11, 13 maggio), Ekaterina Scherbachenko (10, 13, 16, 20 aprile; 6, 11 maggio), Maija Kovalevska (12, 15, 19, 22 aprile; 8, 13 maggio), Angelo Veccia, Luca Casalin, Carlo Bosi, Ernesto Panariello, Jaeheui Kwon
direttore Valery Gergiev (10, 12, 13, 15, 16, 19, 20, 22 aprile), Daniele Callegari (6, 8, 11, 13 maggio)
regia Giorgio Barberio Corsetti
scene e costumi Giorgio Barberio Corsetti e Cristian Taraborrelli
coreografia Ricky Sim
luci Fabrice Kebour
collaborazione video Pierrick Sorin