Crudeli visioni in candida sospensione


In uno spazio indistinto di suoni e rumori Roberto Latini costruisce un’architettura di personaggi che travolge, coinvolge e spiazza lo spettatore: al Teatro India di Roma l’opera di Alfred Jarry lascia senza fiato

Si parte dal silenzio, dalla lentezza, dal segreto di una congiura per poi veder esplodere lo spettacolo in tutto il suo tripudio di suoni, costumi, rumori e movimenti. L’ascesa al potere di Padre Ubu è un cammino nel grottesco e nel paradossale; lo stesso Re al cui trono Ubu ambisce è una sorta di buffone in grado solo di scherzare e ridere, accompagnato da un figlio inadatto alla lotta e da una moglie nostalgicamente concentrata solo sulle felicità passate. Nella lettura di Roberto Latini ogni personaggio si fa caricatura di se stesso, eccessiva ed estrema, sfiorando le corde della comicità e mettendo a nudo tutta la miseria di figure mosse solo dalla sete di potere. Padre e Madre Ubu, triviali e ferini, sono i principali protagonisti di questa privazione di senso messa in atto dal regista, attore in scena nelle vesti di un ingombrante Pinocchio; impossibile non far andare più volte il pensiero a Carmelo Bene, già impegnato nel 1963 in una rivisitazione dell’Ubu Roi intitolata I Polacchi. Roberto Latini gioca con la sua voce, la amplifica e la distorce attraverso l’uso di microfoni, mentre con il suo corpo fa da contrappunto tragico alla scena, costantemente alleggerita nella visione d’insieme dai costumi e dalle luci, a contrasto con gli accadimenti e con il susseguirsi della storia. È una sorta di bolla a-temporale quella in cui i personaggi si muovono, uno spazio vivo che respira ed esiste, asettico e luminosissimo, foglio bianco su cui incidere graffi di linee colorate; costumi estremi e paradossali, macchine sceniche, teli, cornici, materassi e scope volanti, ma anche abiti talari bianchissimi e lineari, maschere inespressive e biciclette in miniatura. L’Ubu Roi di Roberto Latini si contraddistingue per il suo coraggio: il coraggio di osare, costruendo su un testo mirabolante e contorto una partitura scenica, fisica e vocale, ancora più complessa, ottenendo lo splendido risultato di elevare a potenza la forza di una delle opere maggiori della storia del teatro. Da vedere.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro India
lungotevere Vittorio Gassman, 1 – Roma
fino a domenica 25 marzo
orari: da mercoledì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Teatro Metastasio Stabile della Toscana / Fortebraccio Teatro presentano
Ubu Roi
di Alfred Jarry
regia Roberto Latini
con Roberto Latini, Sebastian Barbalan, Lorenzo Berti, Fabiana Gabanini, Ciro Masella, Savino Paparella, Simone Perinelli, Marco Jackson Vergani
musiche e suoni Gianluca Misiti
scena Luca Baldini
costumi Marion D’Amburgo
luci Max Mugnai